CHI VIVE NELLA LOTTA MUORE LIBERO
con tutto il fervore rivoluzionario
le compagne ed i compagni
hasta siempre Salvatore, Zio Antonio e Claudio

SENZA RAPPRESENTANZA NÉ ISTITUZIONE
NEL TUO RICORDO PER LA RIVOLUZIONE

lunedì 27 dicembre 2010

Comunicato Stampa : Nella notte a Chiaiano bloccati i conferimenti e sanzionati gli auto compattatori

La scorsa notte i cittadini di Chiaiano, Mugnano e Marano sono scesi in strada esasperati da tre giorni di conferimenti straordinari che hanno reso l’aria intorno alla zona della discarica di Cava del Poligono assolutamente irrespirabile. Dalle notte del 24 dicembre infatti i conferimenti sono andati avanti fino alle ore 15:30 del giorno di Natale ininterrottamente ! In pratica i cittadini di Chiaiano, Marano e Mugnano hanno trascorso il Natale tra il fetore della discarica che rendeva impossibile anche affacciarsi ad i balconi e gli auto compattatori che facevano da carosello tra Via Santa Maria a Cubito e Via cupa dei cani. Una situazione esasperante che ha portato migliaia di tonnellate di rifiuti in discarica e praticamente nessun camion di terreno a ricoprire i rifiuti. Non coprendo i rifiuti sversati con il terreno l’aria è diventata densa di miasmi risultando quindi irrespirabile.

L’esasperazione dei cittadini ha portato alla protesta spontanea nella notte tra il 26 ed il 27 dicembre. Intorno alle ore 22:30 i cittadini hanno cominciato a bloccare i camion in Via Cupa dei cani ed in Via Santa Maria a Cubito. Oltre 150 persone si sono riversate in strada per reclamare l’immediato ripristino delle condizioni di vivibilità del territorio. Mentre il Comune di Napoli ha a cuore solo la pulizia della città e non certo la salute dei cittadini, Provincia e Regione continuano nel loro perenne silenzio delle ultime settimane non indicando in che modo vogliono smaltire i rifiuti di Napoli e provincia. In questo modo a Chiaiano tornano i veleni e una condizione di invivibilita’ inaccettabile.
Alcuni cittadini hanno sanzionato gli autocompattori dell’Asia e della Docks Lanterna sgonfiando le ruote degli auto compattatori e danneggiando i vetri dei mezzi. Un gesto che a differenza di quanto riportano alcuni mezzi di informazione noi non condanniamo assolutamente. Pensiamo che la rabbia e la disperazione dei cittadini si possa esprimere oggi solo in questo modo davanti ad un silenzio assordante di Provincia e Regione sul piano rifiuti e davanti ad un peggioramento precipitoso delle condizioni di vita sul territorio di Chiaiano, Marano e Mugnano.

Siamo certi che da stanotte saremo costretti a rivedere la pantomima degli auto compattatori scortati dalla polizia a testimonianza di come per le istituzioni l’unica priorita’ è quella di scaricare rifiuti incuranti della salute dei cittadini e delle condizioni di vita del territorio. Intanto nulla si sa della nuova ditta che prenderà il posto della Ibi che gestiva la discarica di Chiaiano e sulla quale e’ arrivata una interdittiva antimafia. La nuova ditta sarà scelta dalla Provincia di Napoli senza gara d’appalto ed a chiamata diretta. Viste le frequentazioni del Presidente della Provincia Luigi Cesaro ci chiediamo quale garanzia di trasparenza e legalità si possano dare ai cittadini. Quale sarà la ditta ? Magari la ECO 4 ? Quella degli scandali che hanno coinvolto Nicola Cosentino ?

Ci avviciniamo alla fine dell’anno, e come tradizione molte cose vecchie vanno via. Purtroppo per la nostra città discariche e monnezza in strada resteranno nonostante il premier Berlusconi appena 15 giorni fa ci diceva che avrebbe ripulito Napoli senza colpo ferire. L’ennesima ed insopportabile messa in scena di un governo che ha messo in ginocchio questa città. Per questo a cavallo del nuovo anno, un po’ di cose vecchie come discariche e sacchetti dei rifiuti li andremo a cacciare via noi, rispedendoli al mittente principale, ovvero il governo attraverso delle installazioni creative al centro della città.



Presidio permanente contro la discarica di Chiaiano e Marano
Comitato civico Cambiamo Mugnano

mercoledì 22 dicembre 2010

X-MAS MINIMAL PARTY

Serata di musica elettronica

martedì 21 dicembre 2010

DIGESTIVO ANTAGONISTA

DOPO LE ABBUFFATE NATALIZIE



lunedì 20 dicembre 2010

Per la chiarezza sull'operazione "Rifiuti in Puglia"

Quarantacinquemila tonnellate di rifiuti in un territorio già martoriato da una quantità di inquinamento equivalente, per Tossicità, a quello di intere nazioni viene accettato senza problemi dai parlamentari pugliesi. Chiamando questo via libera "atto di solidarietà", la responsabilità viene implicitamente addossata alle popolazioni campane. Ma quei cittadini esasperati, in lotta per tentare di proteggere la propria salute, nulla ci hanno chiesto; e non è possibile far credere che si tratti di una misura speciale per un'emergenza transitoria quando né il governo centrale né quello regionale hanno posto le condizioni per un superamento del problema. Si tratta invece dell'arrogante imposizione militare di una politica di affarismo sull'immonizia, finanziata coi soldi dei cittadini (CIP 6 ed equivalenti), fatta di discariche e di "termovalorizzatori" (inceneritori), che ignora volutamente le politiche più sensate di gestione dei rifiuti, basate sulla raccolta differenziata e sul riciclo finalizzato al riutilizzo e chieste dai comitati cittadini perché, in luogo di profitti e inquinamento, creerebbero risparmio ed anche occupazione. Questa alternativa viene continuamente schiacciata dalla produzione di un'emergenza che, come rilevato dagli organismi dell'Unione Europea, nulla si fa per scongiurare. "E' sorprendente notare come nelle stesse ore che si sono lanciati proclami di solidarietà per i rifiuti Campani, contemporaneamente viene firmato il piano di rientro sanitario regionale pugliese". In questo quadro si inserisce l'accordo dei due figli di Puglia, Vendola e Fitto: accettazione dei rifiuti in cambio del piano di rientro sanitario.
Una dimensione, quella sanitaria, in cui salute e inquinamento continuano a intrecciarsi a discapito della prima, visto che il San Raffaele, a favore del quale Vendola chiuderà diversi ospedali pubblici, già manda in Puglia dal nord i propri rifiuti tossici (Proprio in questo periodo il giornalista Lannes ha chiesto a

Solo una seria raccolta differenziata, finalizzata al riutilizzo, porta alla strada per la risoluzione dell'emergenza rifiuti, non solo in Campania, ma in ogni dove. Molti i politici ottusi che non voglio ne sentire, ne vedere avanti ad una collaborazione fattiva e di volontà popolare di fronte alla realtà dei fatti dimostrati in tante realtà italiane.In tanti ci hanno provato.
Lannes, Conte, gli stessi sindaci della provincia tarantina.
Lannes aspetta ancora una risposta, Conte addirittura è stato cacciato e poi interdetto dal
manifestare un sit-in. I sindaci semplicemente ignorati.

Questa è democrazia da una persona che chiede solidarità?

A riprova dell'estrema consapevolezza dei cittadini in questi giorni circa 3000 persone sono scese nelle strade di Lizzano per ribadire che la 'solidarietà' è solo IPOCRISIA quando non porta soluzioni, è ipocrisia quando si finge che appalti stabiliti ad Agosto possano riferirsi ad emergenze scoppiate in Ottobre, è ipocrisia quando difronte ad un emergenza prodotta da 1000 tonnellate ( e circa 20000 nella provincia)di rifiuti ce ne mandano 45.000!
quella stessa consapevolezza ha spinto le persone difronte alla discarica di Italcave per vedere di persona questi sicurissimi camion arrivare... e come da copione li ha trovati INQUIETANTI e maleodoranti visto che continuavano a perdere percolato!
è proprio per quest'ipocrisia che non ci fidiamo della tanto repentina ripartenza dei camion, non crederete davvero che questo teatrino possa tranquillizzarci?
Lo abbiamo già ribadito e continueremo a farlo l'unico vero atto di solidarietà verso la nazione itera è l'adozione reale di una politica che porti a rifiuti zero, e non ci fermeremo finchè non riusciremo ad attivarla, finchè tutte le discariche e gli inceneritori inutili che devastano questo territorio non verranno chiusi per sempre in ragione di un crescente indotto legato alla differenziata vera quella finalizzata al riutilizzo.


Comitato per Taranto, AttivaLizzano, Taranto libera, Malati Infiammatori Cronici,carosiNOdiscariche, Comitati di Quartiere, Taranto Ciclabile, Meetup 100 Masserie Taranto,Meetup Amici di Beppe Grillo, CORITA e WWF TRANTO

martedì 14 dicembre 2010

GIOVEDÌ 16 DICEMBRE-HUNGER-



giovedì 16 Dicembre il comitato di quartiere e Hacc presentano una serata dedicata alla questione irlandese.

Dalle ore 20 è prevista una presentazione a cura di Hacc, dalle 20,30 la proiezione del film Hunger e dalle 22,30 un'oretta di  
dj-set con HACC in console.

sabato 11 dicembre 2010

due giorni di controinformazione sul popolo Basco





Due giorni di controinformazione, dibattito, musica e videoproiezioni sulla situazione attuale nei PAESI BASCHI.


L'organizzazione di queste due giornate nasce dall'esigenza di riportare nuovamente all'attenzione di tutti/e la situazione che in questo periodo la popolazione basca sta affrontando.
Nell'ultimo periodo lo Stato Spagnolo  si è accomodato in una situazione di guerra permanente che annulla completamente la possibilità di un confronto politico. Giorno dopo giorno la sinistra indipendentista e il popolo basco nel suo complesso, vivono  livelli insopportabili di repressione che hanno portato negli ultimi 50 anni più di 30.000 persone nelle carceri spagnole e francesi con una presenza attuale di più di 750 prigionieri politici. In questo quadro il lavoro della sinistra Abertzale (la sinistra indipendentista basca) è la costruzione di una struttura legale che possa partecipare alle prossime elezioni previste per maggio 2011. L’obiettivo è anche quello di costruire una sempre maggiore unità in Euskal Herria che serva a costringere lo Stato Spagnolo a scendere in un confronto politico lasciando da parte l’uso della violenza contro la sinistra Abertzale e la popolazione basca.
L’idea è quella di unire diverse realtà indipendentiste per dare più forza alla  costruzione di un processo di pace e dialogo che veda garantiti i diritti civili e politici; di tutta risposta lo Stato Spagnolo invece di aprire un tavolo di trattative con la sinistra Abertzale dispone l'arresto di 7 militanti di Askapena (commissione internazionalista della sinistra indipendentista basca).
In Euskal Herria e negli Stati occupanti regna il silenzio stampa da parte dei media ufficiali sulle politiche repressive attuate quotidianamente, il lavoro sviluppato da Askapena e dagli EHL (comitati amici e amiche di Euskal Herria) diventa un tassello utile a rompere il black-out mediatico e a far scricchiolare il consenso di cui godono Spagna e Francia e rompere gli equilibri che determinano lo stato di guerra permanente nel Paese Basco.
La solidarietà concreta nei confronti della lotta per l'autodeterminazione del popolo basco crediamo consista nell'informare e superare il suddetto black-out mediatico indispensabile per gli Stati occupanti.
È per tutto questo che facciamo una chiamata all’insieme degli amici e delle amiche del popolo basco di tutto il mondo, perché realizzino atti di solidarietà e specialmente difendino  il diritto di autodeterminazione,con la Settimana Internazionale di Solidarietà con il Popolo basco – con corteo nazionale a Milano il 26 febbraio 2011.
Questa iniziativa prevede un dibattito e l'approfondimento storico e politico della realtà basca che, come diversi altri popoli, da più di un secolo e mezzo chiede il riconoscimento della propria identità storica, geografica, culturale e politica e la propria indipendenza dal dominio degli stati confinanti.
La due giorni prevede
VENERDÌ 17 DICEMBRE ore 19 PROIEZIONI 
VIDEO (di Arnaldo Otegi portavoce della sinistra Abertzale)
PRESENTE E FUTURO DELLA SINISTRA BASCA

VIDEO DI CONTROINFORMAZIONE SULLA
REPRESSIONE NEI PAESI BASCHI

ore 20,00
DIBATTITO CON LA PARTECIPAZIONE DI DUE ESPONENTI DELLA RETE AMICHE E AMICI DI EUSKAL HERRIA MILANO

a seguire
CENA POPOLARE

SABATO 18 DICEMBRE ore 19,30
PROIEZIONE DEL MEDIOMETRAGGIO ITSASOAREN ALABA -LA FIGLIA DEL MARE DI JOSU MARTINEZ
a seguire
CENA POPOLARE E MUSICA DAL VIVO CON 
NICO DIFFERENT MUDÙ


Comitati di Quartiere Taranto- Confederazione cobas
Per info: comitatodiquartiere.blogspot.com

sabato 4 dicembre 2010

NO AI RIFIUTI DI STATO


In relazione all'offerta fatta - dal Presidente della Regione Puglia, Nicola Vendola (senza il parere del Consiglio Regionale) - di accogliere i rifiuti provenienti dall'ennesima 'crisi' campana, come comitati e associazioni di Taranto e provincia sentiamo forte l'esigenza di dichiarare che non è più accettabile il tentativo di monetizzare salute e democrazia. Perchè continua imperterrito lo sfruttamento di un territorio già martoriato da un inquinamento eccezionale, che già vanta tristi primati in fatto di impianti a rischio e non si fa mancare nulla in fatto di inceneritori e discariche di rifiuti di ogni tipo, con la possibilità di notevole incremento di malattie e la contaminazione della catena alimentare. E' anche una questione di democrazia, perchè Vendola non può assolutamente pensare di partorire una tale decisione senza consultare la popolazione. Ci pare inoltre oltremodo fuorviante porre l'accoglimento dei rifiuti come una questione di solidarietà. Da anni ormai i comitati cittadini, i medici, gli scienziati addirittura gli economisti propongono una soluzione ecocompatibile e vantaggiosa in termini di risparmio collettivo economico ed energetico, a favore dell'incremento dell'occupazione e della tutela dell'ambiente, fatta di riduzione della produzione di rifiuti, raccolta differenziata porta a porta, riciclo, riutilizzo, con l'obbiettivo di raggiungere "Rifiuti Zero", mentre i vari governi di turno si intestardiscono nella politica dell'incenerimento e dello smaltimento in discarica, che favorisce grandi industriali - come la Marcegaglia - e clientele di dubbia legalità. La solidarietà ai cittadini campani, e come loro a tutti gli altri cittadini impegnati nella tutela del proprio territorio in questo Paese contro questa gestione anacronistica e basata sul continuo consumo senza fine dei beni comuni e notevole spesa economica per i contribuenti, consiste nell'opporsi a tutte le 'soluzioni' che le perpetuino. Riteniamo per questo indispensabile aderire alla giornata europea contro le opere inutili prevista l'11 dicembre per ribadire che gli impianti di incenerimento dei rifiuti non sono una soluzione ma una perpetuazione del problema (dato che un terzo del conferito finisce in discarica sotto forma di ceneri altamente tossiche) ed invitiamo tutta la provincia a sostenere la manifestazione che il 12 Dicembre si terrà a Lizzano promossa per sensibilizzare le popolazioni della provincia contro lo scempio che da anni la politica di gestione dei rifiuti sta perpetrando nelle zone limitrofe alle discariche (come la Vergine che tra l'altro presenta una non conformità della barriera di confinamento alle disposizioni del lgs. 36/2003, ed Ecolevante). Pretendiamo inoltre che i sindaci teoricamente chiamati a rappresentare i cittadini prendano le dovute tutele e non si limitino a esporre a parole il loro parere negativo verso i rifiuti campani, ma che realizzino atti istituzionali concreti. Sono attese dalla Campania 50.000 tonnellate destinate ai siti di Italcave a Statte, Ecolevante a Grottaglie e Vergine ai confini tra Lizzano, Fragagnano e Faggiano. Dopo la conferenza stampa del 29 ottobre, molti rappresentanti politici provinciali e regionali ignorarono completamente l'allarme 'rifiuti campani' mentre alcuni (assessore regionale Nicastro, sindaci di Lizzano, Faggiano e Monteparano) si affannarono per sminuire il timore e l'agitazione dei 14 comitati commentando la preoccupazione come infondata. I cittadini chiedono spiegazioni sulla evidente noncuranza di molti e incoerenza degli altri, domandandosi che fine abbiano fatto questi politici oggi, quando l'arrivo di circa 200 camion è quasi imminente. Visto che i sindaci hanno rotto il silenzio siamo tutti curiosi di vedere chi veramente farà seguire alle parole atti concreti. Quanti di questi sindaci non si limiteranno ad atti formali ma assumeranno posizioni intransigenti difronte ai rischi per la salute? Sottoscrivono: Attiva Lizzano, Comitato Taranto Libera, Associazione Malati Cronici, Comitati di Quartiere Taranto, I Grilli di Taranto in Movimento, Meet Up I Grilli delle 100 Masserie, Amici di Beppe Grillo Taranto, Taranto Ciclabile, Corita Taranto, CarosiNOdiscariche.

venerdì 3 dicembre 2010

COMUNICATO STAMPA


4 DICEMBRE 2010 GIORNATA CONTRO LA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA
TARANTO
ore 17.00 - PIAZZA MARIA IMMACOLATA – banchtti informativi
ore 21.00 – COMITATO DI QUARTIERE “CITTA’ VECCHIA” – Festa dell’Acqua
La campagna referendaria della scorsa estate ha visto un milione e quattrocentomila donne e uomini italiani protagonisti della battaglia per la difesa dell'acqua come Bene Comune e Diritto Universale. Una battaglia di civiltà per dire NO AI PROFITTI sull'ACQUA dal grandissimo valore politico dato che è il popolo (sovrano) a chiedere di decidere senza intermediari sulla gestione dei Servizi idrici. Per questo chiediamo la MORATORIA: uno STOP alle PRIVATIZZAZIONI (previste dalla Legge Ronchi) FINO AL REFERENDUM.
IN PUGLIA
Le firme raccolte in puglia sono oltre 105.000 e sono un segnale chiaro: I PUGLIESI VOGLIONO L'ACQUEDOTTO PUBBLICO E PARTECIPATO! La legge regionale Pugliese per la RIPUBBLICIZZAZIONE dell'Acquedotto Pugliese è pronta dal dicembre 2009. La scorsa Giunta Regionale votò all’unanimità in favore del disegno di legge, facendo una precisa scelta politica.
PRIMA fu promesso che il disegno di legge sarebbe stato approvato in Consiglio regionale entro la fine della passata legislatura, ma così non è stato.
DOPO fu promesso, che il disegno di legge sarebbe stato approvato in Consiglio regionale entro i primi cento giorni dell’attuale legislatura, ma così non è stato.
OGGI il disegno di legge pugliese non è stato ancora approvato. E' stato proposto di “congelare” gli effetti della Legge Regionale di trasformazione in Ente di Diritto Pubblico dell’Acquedotto Pugliese. Una Legge che se approvata non verrà applicata! Eppure tutti (regione e movimenti) sapevano fin dall'inizio che si andava in direzione opposta rispetto all'impianto “privatizzatorio” della legislazione nazionale. Impianto confermato dalla sentenza della Consulta che ha bocciato il ricorso di alcune regioni contro la legge Ronchi.
Queste scelte mortificano le aspettative dei 105.000 pugliesi che hanno posto la firma nella campagna referendaria e chiedono un'acquedotto pubblico e partecipato.
Perchè si scrive acqua ma si legge democrazia.

03.12.2010 Comitato Acqua Bene Comune Taranto

mercoledì 1 dicembre 2010

4 Dicembre Giornata Nazionale per l'Acqua Pubblica. Moratoria subito, diritto al voto nel 2011





Oltre un milione e quattrocentomila donne e uomini di questo Paese hanno firmato i tre quesiti referendari promossi dal Forum italiano dei Movimenti per l’acqua e da una grandissima coalizione sociale raccolta nel Comitato Promotore.Hanno posto la loro firma perché hanno capito che la battaglia per l’acqua pubblica è una battaglia di civiltà, per la tutela e l’accesso universale ad un bene comune. Concetti incompatibili con ogni forma di privatizzazione e di consegna al mercato di un bene essenziale alla vita.Con la loro firma, quelle donne e quegli uomini hanno posto in discussione tutta la normativa attualmente vigente in tema di gestione del servizio idrico, a partire dal “decreto Ronchi” che ne vuole rendere definitiva la privatizzazione.Con la loro firma, quelle donne e quegli uomini hanno posto un’imprescindibile questione di democrazia: sulla gestione di un bene essenziale alla vita la decisione non può essere delegata ad alcuno ma deve appartenere a tutti attraverso il referendum.Per questo chiediamo alle forze politiche e istituzionali l’immediata approvazione, comunque entro il 31.12.2010, di un provvedimento di MORATORIA sulle scadenze previste dal “decreto Ronchi” e sulla normativa di soppressione delle Autorità d’Ambito territoriale.

Per firmare e finire di leggere l'appello(continua)


In Puglia si è deciso di utilizzare la giornata:
- sia a sostegno della richiesta di moratoria al Decreto Ronchi e ai processi di privatizzazione (in attesa che si svolga il referendum);
- sia per informare la cittadinanza sul DDL sulla ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese e chiedere di riprendere l’iter di approvazione.

A Taranto l'incontro è alle 17:00 in Piazza Maria Immacolata con banchetti informativi

Alle 21:00 al Comitato di quartiere di "Città Vecchia" (arco Paisiello) si festeggierà con musica dal vivo con i "PUEBLO BORRACHO BLUES BAND" e proiezioni per l'Acqua Pubblica.

Perchè si scrive Acqua, ma si legge Democrazia!!!

martedì 30 novembre 2010

giornata nazionale acqua pubblica

manifestazione NO OPERE INUTILI!

11 Dicembre 2010: una giornata di lotta per difendere il nostro futuro
All’inizio di Ottobre 2010 si erano svolte nel nostro paese significative iniziative di lotta contro le grandi opere: Messina, Firenze e la Val di Susa avevano lanciato un appello per una settimana di mobilitazione “per riunire, dall'estremo Nord al profondo Sud una Italia impoverita dalla speculazione, rassegnata al degrado, narcotizzata da una informazione distorta, devastata da una enorme colata di cemento”. All’appello avevano risposto in decine di migliaia, per dire NO al Ponte sullo stretto, NO al sottoattraversamento AV di Firenze, NO al TAV Torino-Lione. In quegli stessi giorni anche i cittadini di Stoccarda scendevano in piazza per respingere il progetto di una megastazione riprendendo le nostre stesse ragioni: un ponte di solidarietà aveva unito le loro e le nostre lotte.
 La risposta di Messina, di Firenze e della Valsusa è stata anche un segnale di ripresa di un paese che resiste: di un paese che combatte l’intreccio politica/affari/mafia, che si oppone alla distruzione dell’ambiente e difende i beni comuni, che non accetta la logica dell’emergenza e pretende una politica capace di guardare al domani, che si oppone alla militarizzazione dei territori, al ritorno al nucleare, che rifiuta la cancellazione dei diritti e difende gli spazi di partecipazione democratica. E’ un paese che vuole essere protagonista del proprio futuro e non intende consegnarlo alle lobby che governano la politica, un paese che pratica l’altra politica, quella capace di rispondere ai bisogni e non ai ricatti delle segreterie dei partiti, dando voce a chi si organizza dal basso.
 Oggi lanciamo un nuovo appello: una giornata di lotta che veda mobilitazioni diffuse a livello locale unirsi con la forza della ragione contro la violenza di un potere politico/mafioso che attacca le condizioni di vita in nome del profitto. Da Vicenza sommersa non solo dall’acqua dell’alluvione in una regione consumata dalla cementificazione ma soprattutto dal fango di una base militare che rappresenta uno strumento per la politica di aggressione verso altre popolazioni e di militarizzazione del territorio, a Messina che non si rassegna a dover subire il ponte dei desideri e degli affari; dalla Val di Susa che con la sua determinazione conduce da vent’anni una resistenza popolare mai vinta, a Napoli e tutta la Campania sommersa dai rifiuti e dalle menzogne di chi scarica sui cittadini colpe e responsabilità che sono di politici e camorristi con nomi e cognomi; da L’Aquila che ha saputo alzare la voce e da sotto le macerie di un terremoto che ha rappresentato un tragedia per molti e una nuova opportunità di business per pochi  ha levato la sua voce per denunciare una militarizzazione camuffata da ricostruzione, alle tante realtà sparse per il paese che resistono a grandi opere che di grande hanno solo la distruzione e le dimensioni del business.
 Due appuntamenti su tutti: in Val di Susa e a Napoli (o Terzigno). L’appuntamento del Sud tenterà di riunire, in un unico corteo interregionale, tutte le esperienze che da tempo rivolgono la loro critica ad una aggressione ai territori e all’ambiente che determina solamente inquinamento generalizzato. L’elevato livello di conflittualità espresso dalle resistenze di Terzigno e Giugliano ha mostrato come sia possibile non cedere di fronte all’arroganza di un potere politico corrotto. Dopo anni di uso strumentale dell’emergenza, caratterizzata dalla sospensione dello stato di diritto (commissariati straordinari, produzione di leggi speciali e militarizzazione del territorio), è il momento di ribadire, facendo corpo unico, che non saremo più disponibili ad accettare la degradazione imposta dal profitto. L’esigenza è quella di ritrovarsi in una giornata unitaria, provenienti da territori diversi ma allo stesso modo contaminati, per dare un orizzonte condiviso di concretezza ai contenuti delle vertenze che in questa fase la lotta pone: respingere le conseguenze delle attuali politiche ambientali, mettere al primo posto i bisogni/desideri della popolazione, la difesa dei beni pubblici dall’aggressione privatizzatrice, produzione della politica come autodeterminazione del sociale nella diretta ed autonoma organizzazione della sua vita.
 Il prossimo 11 Dicembre diventi una giornata di lotta per dire NO alla devastazione dell’ambiente e alla militarizzazione dei territori, NO alle grandi opere inutili, devastanti e dai costi insostenibili, No alla logica dell’emergenza sul tema dei rifiuti, NO alla cancellazione dei diritti. Una giornata di lotta per la difesa dei territori  e per far valere gli interessi delle popolazioni, e un segnale ai migranti costretti a salire sulle gru per essere visibili per dire loro che il paese che scende in piazza è al loro fianco.
Nella stessa data si terranno anche manifestazioni in altre città dell’Europa, promosse da un coordinamento di comitati che vede riuniti spagnoli, francesi, italiani, tedeschi e sloveni che si oppongono al TAV; anche in questa occasione possiamo costruire un ponte tra le diverse lotte: più lungo di quel ponte sullo stretto che non vogliamo si faccia mai.
Movimento No Tav Valle di Susa, Movimento Difesa del Territorio Area Vesuviana, Movimento disoccupati organizzati Banchi Nuovi, Rete campana salute e ambiente, Rete anticapitalista campana.
 Per adesioni: retecampanasaluteambiente@gmail.com 
vesuvioinlotta@gmail.com

sabato 27 novembre 2010

venerdì 3 dicembre PERIFERIE IN AZIONE




I Comitati di Quartiere di Taranto
Venerdì 3 Dicembre
organizzano :

ore 16. Mostra fotografica a cura della Scuola Popolare Città vecchia
           Esposizione oggetti prodotti da plastica riutilizzata



ore 19. Presentazione del libro Cultura, natura morta


a seguire dj-set
ZUINGO YOUTH FEAT BIM BOOM BAM

mercoledì 10 novembre 2010

COMUNICATO STAMPA SAHARAWI


In questi gironi di in cui la repressione marocchina nei confronti del SAHARA OCCIDENTALE è comparsa nella cronaca internazionale, Taranto si trova ad ospitare il gruppo musicale Saharawi: “Estrellas Seguia El Hamra”. Il nome del gruppo già racchiude le rivendicazioni che i ragazzi fanno per il loro popolo, infatti “Seguia el Hambra” è la zona desertica denominata “Fiume Rosso” che da sempre deve essere inserita nei confini del futuro stato Saharawi. Tale progetto è inserito nelle attività dell’Associazione Salam, che nasce dalla volontà di giovani operanti nel campo della cooperazione internazionale di creare un mezzo con il quale lavorare direttamente con i popoli del Mediterraneo e con particolare attenzione al popolo Saharawi. L’Associazione segue in modo preferenziale progetti avviati presso i campi profughi Saharawi e le nostre attività si basano sull’idea che, nonostante i quasi 40 anni di esilio del popolo Saharawi nel deserto, si debbano continuare le tradizioni e le attività che un tempo venivano svolte in quello che oggi è il Sahara occupato dal Marocco. Dopo numerosi viaggi intrapresi dai soggetti parte dell’associazione e da colleghi connessi con altri progetti umanitari, si è sentita forte l’esigenza di creare progetti non assistenzialisti, ma che creino lavoro e possibilità di crescita sociale e il laboratorio musicale è uno di questi. Per Taranto è un’occasione speciale, in quanto potremmo sentire direttamente da persone Saharawi qual è la situazione che si vive oggi ai campi e come questi trent’anni di esilio abbiamo creato una divisione netta tra ciò che accade del Sahara Occupato e ciò che avviene nei campi profughi in Algeria. Il gruppo sarà ospitato dal Comitato di Quartiere città vecchia (Via Arco Paisiello G18) nelle giornate di Venerdì 12 Novembre e Sabato 13. Nella prima giornata ci sarà un dibattito aperto sulla tematica: “Saharawi: trent’anni di lotta e d’esilio” che inizierà a partire dalle 20:30 con, a seguire cena Saharawi. Sabato ci sarà invece lo spettacolo musicale dalle 21:00 in poi. Le musiche che andremo ad ascoltare fanno parte di un repertorio che ha come finalità quella di recuperare la musica tradizionale e le litanie Saharawi, ed è inserito in un progetto di cooperazione tra ragazzi italiani dell’Associazione Salam e ragazzi del campo del “27 de Febrero”. L’idea centrale del progetto è quella di creare un centro culturale, autogestito e autofinanziato dai ragazzi di ambo i sessi e con particolare attenzione alle persone con disabilità, in cui si possa condividere non solo il tempo (in un campo profughi vuol dire quasi l’intera giornata) ma costruire dei percorsi di autodeterminazione che mirino a portare il loro messaggio identitario fuori dai campi. Questo laboratorio mira a diventare un luogo in cui fare musica vuol dire recuperare l’identità Saharawi e allontanarsi dal contesto della globalizzazione e uniformità al modello europeo, che tanto dilaga presso i campi. Nel tour italiano si sta’ incidendo anche un disco che avrà la funzione di finanziare il laboratorio. Questa attività di raccolta fondi viene fatta nelle serate, in quanto i ragazzi sono voluti essere loro stessi protagonisti diretti della campagna di donazioni, convinti che non l’assistenzialismo sia il loro futuro, ma un percorso che li veda protagonisti in prima persona del cambiamento del loro popolo

martedì 2 novembre 2010

cineforum popolare

Continuano i giovedì di cinema popolare...Start ore 21.

GIOVEDÌ 4 NOVEMBRE MUNICH  

GIOVEDÌ 11 NOVEMBRE HOTEL RWANDA

GIOVEDÌ 18 NOVEMBRE BLOOD DIAMOND

GIOVEDÌ 25 NOVEMBRE SYRIANA

Venerdì 5 Novembre serata contro la Repressione





Nel silenzio quasi totale che caratterizza l'attuale fase di "movimento", si avvia a conclusione la vicenda che vede 13 militanti condannati per i fatti del 13 maggio 1999 -la resistenza alle cariche selvagge della polizia davanti al consolato americano di Firenze.
Il prossimo 5 novembre infatti si svolgerà l'udienza in corte d'appello, nella quale si dovrà confermare o meno l'allucinante sentenza di condanna in primo grado a ben 7 ANNI per le accuse di resistenza pluriaggravata.

Venerd' 5 Novembre serata di musica e controinformazione al comitato di quartiere Città Vecchia.

giovedì 28 ottobre 2010

SAHARAWI PIÙ DI TRENT'ANNI DI LOTTA





VENERDÌ 12 NOVEMBRE E SABATO 13 NOVEMBRE IL COMITATO DI QUARTIERE CITTÀ VECCHIA ORGANIZZA DUE GIORNI DI CONTROINFORMAZIONE SULLA LOTTA DEL POPOLO SAHARAWI:

VENERDÌ 12: DIBATTITO SUL POPOLO SAHARAWI
E CENA POPOLARE SAHARAWI
START ORE 20:30

SABATO 13: MUSICA SAHARAWI CON IL GRUPPO SEGUIA EL-HAMBRA
START ORE 21:30

lunedì 11 ottobre 2010

SERATE CATALANE-APPROFONDIMENTO-


 STORIA DEI PAESI CATALANI
La storia dei paesi catalani è la storia della lingua e della coscienza di essere un popolo. Prima di tutto questo: il territorio catalano fu abitato dagli Iberi, tribù originarie della penisola iberica nel tratto di terra che andava da Andalucia fino al fiume Roine. Verso l'anno 200 A.C. e durante i 7 secoli successivi, il territorio catalano si trovò dentro le frontiere dell'impero romano, fatto che ne marcò la storia in due modi significativi. Il primo in relazione alla latifondizzazione delle terre, e l'altro con la latinizzazione degli abitanti del territorio. Il latino che si parlava in Catalunya fu l'elemento derivante della lingua catalana attuale. Vennero in seguito i Visigoti, antiche tribù barbare e l' invasione araba che influi' in buona parte del paese.
Durante il secolo VIII, dopo la creazione della Marca Hispanica, da parte del re Carlomagno, che comprendeva la parte nord e sud dei Pirenei, si cominciò a combattere la presenza mussulmana. Dentro questa Marca nascono, con la tutela del conte di Barcellona Guifre el Pilós, le contee catalane che alla fine del secolo X si rendono indipendenti dal regno francese dando luogo alla nascita della nazione catalana costituita dalla Catalunya vecchia che era la parte del principato al nord del fiume Llobregat.
Il titolo di conte di Barcellona si può tradurre come il capo dello stato o un re nell'epoca medievale. Il simbolo dinastico fu rappresentato dalle 4 barre rosse sopra fondo giallo oro dando origine al simbolo catalano per eccellenza. Durante questa epoca , gli abitanti di questo territorio parlavano catalano come evoluzione dell'antico latino. Questi due fenomeni segnano l'inizio dell'esistenza come popolo, la coscienza di avere lingua, cultura e strutture politiche proprie. Les homilies d'Organyà sono il documento letterario più antico scritto in catalano( sec. XII).
Nell'anno 1137, in seguito alle nozze tra Ramon Berenguer IV conte di Barcellona e la regina Peronella d'Aragona si crea la corona Aragonese, uno stato confederale formato dal Regno d' Aragona ed il Principato di Catalunya. Durante questi anni, Catalunya guadagno' terreno verso gli arabi arrivando fino al fiume Ebro.
Durante il regno di Jaume I (1213/1276) nascono i Paesi Catalani, dopo le conquiste delle isole e dell'antico Regno di Valenzia. In questo momento, dentro la corona d'Aragona ed il Regno d'Aragona, i tre territori catalani godono di un certo potere fiscale, con leggi e corti proprie, dando una forte caratterizzazione ad ogni territorio. La lingua catalana si trova a vivere il suo secolo d'oro(secolo XV). Internazionalmente gli abitanti della Corona Aragonese erano conosciuti come catalani, grazie anche alla politica commerciale e sopratutto alla città di Barcellona.
Con l'unione della corona Aragonese ed il Regno di Castiglia, inizia un periodo difficile e buio per la nazione catalana che porto' alla perdita nel 1659 delle comarche del nord di Catalunya integrate con la forza alla Francia. L'accordo fu firmato tra le monarchie spagnole e francesi( Trattato dei Pirenei) creando una dinamica che ancora oggi perdura .
Durante gli anni 1705/1714 in seguito alle guerre di successione per il trono della monarchia Hispanica e quindi l'arrivo al potere dei Borboni, si segna la sorte del popolo catalano. I Borboni, costituenti delle leggi e dei privilegi castigliani, per cui chiarissimi nemici dei Paesi Catalani, occupano militarmente e politicamente il Regno di Valenzia dopo la battaglia d'Almansa il 25 aprile del 1707. Ultima città a cadere, Barcellona l'11 settembre 1714, marca definitivamente la perdita della vigenza delle leggi catalane e l'imposizione della legalità spagnola, sradicando qualsiasi simbolo di catalanità e proibendo e perseguendo la lingua catalana. Questa sconfitta segna l'inizio della resistenza catalana contro l'occupazione spagnola al sud dei Pirenei e francese al nord degli stessi.

I PAESI CATALANI.
Che sono i paesi catalani?

I paesi catalani sono una nazione mediterranea situata nella parte orientale della penisola iberica, tra i Pirenei al nord e il fiume Segura al sud.
Comprendono anche le Isole Baleari situate tra la penisola iberica e le isole di Corsica e Sardegna. Hanno una superficie complessiva di 70.250 chilometri quadrati ed una popolazione di 13 milioni d' abitanti.
Si considerano Paesi Catalani tutti quei territori nei quali la lingua catalana ne e' l'autoctona o anche quei territori che formano parte dell'unita' geo-storica dove il catalano e' la lingua ufficiale. Attualmente si trovano politicamente divisi in tre stati, due dei quali formano parte della Unione Europea (stato spagnolo e francese) e una è l' Andorra.
Nello stato spagnolo troviamo il Paese Valenziano, situato al sud, con Valenzia capitale. Altre città importanti sono Alicante, Elx, Castello' de la plana, Alcoi. Nei due terzi del Paese Valenziano si parla catalano, nominato popolarmente come valenziano.
Le isole Baleari si trovano anche sotto il dominio spagnolo. Mallorca e' l'isola più grande dell'arcipelago con capitale la città di Palma. A est di Maiorca si stabilisce l'isola di Minorca con Mao' e Ciutadella come città di riferimento. Questa isola fu dichiarata riserva della biosfera. Nella parte meridionale troviamo le isole di Pitiüses, Ibiza e Formentera. Nell'arcipelago si parla in catalano adottando ognuna idiomi diversi.
La maggior parte del Principato di Catalunya è situato dentro le attuali frontiere dello stato spagnolo. Barcellona e' la capitale, altre città importanti sono Girona, Tarragona, Tortosa, Manresa, Lleida e Vic. Il catalano è la lingua ufficiale nella stessa forma che nel Paese Valenziano o nelle isole Baleari. La parte più settentrionale del principato e' la Catalunya Nord, dipartimento dello stato francese, con Perpignan come città più importante. Andorra, da molti secoli stato indipendente, ha come lingua ufficiale il catalano, mentre nella città d'Alghero in Sardegna, un 30 % usa il catalano come lingua propria.
Il termine Paesi Catalani è il più moderno per definire la collettività culturale catalana. Non dispone di nessun riconoscimento politico dato che gli si nega il diritto a essere considerato soggetto politico indipendente nella decisione di organizzare il proprio futuro. Ne lo stato spagnolo, ne lo stato francese e neanche l'Unione Europea gli riconoscono questo diritto. Nello stato spagnolo, i tre territori godono cadauno di un regime d'autonomia soggetto alla costituzione spagnola, fatto che ne limita il suo sviluppo provocando frizioni politiche. La lingua catalana e' idioma ufficiale in questi territori, dividendo questo onore con la lingua castigliana, malgrado la giustizia spagnola dia preferenza alla lingua castigliana. Nello stato francese non si gode di nessun riconoscimento culturale e politico, mentre l'Unione Europea non ne riconosce l'ufficialità nonostante ci siano più di 7 milioni di persone a parlarlo, a differenza dell'olandese, il danese o il lituano.
La lotta per il riconoscimento dei Paesi Catalani, tanto a livello politico quanto a livello sociale e culturale, non e' una pura lotta nazionalista, ma e' una lotta con radici antimperialiste, per i diritti umani e dei lavoratori, contro il patriarcato, contro la globalizzazione neoliberale, per la libertà delle persone e dei popoli. Ciò che interessa, non è la creazione di un nuovo stato europeo, ma superare questo modello di controllo rappresentato dagli stati attuali, lavorando per trasformare socialmente l'organizzazione dell'amministrazione del territorio.

EPOCA MODERNA DEI PAESI CATALANI
Dopo le sconfitte militari del 1077 e 1714 e la conseguente perdita delle libertà politiche, i Paesi Catalani vivono un'epoca buia. Solo alla meta' del secolo XIX il paese torna a ricoprire la coscienza nazionale in un periodo della storia in cui il nazionalismo catalano si modernizza ed esprime i suoi ideali. Il processo e' vissuto con forza sopratutto a livello politico, architettonico e culturale grazie anche alle nuove figure politiche che attraverso i loro "postulati" difesero la nazione. Valentí Almirsll e Enric Prat de la Riba furono alcune di queste figure. Questi anni sono marcati sopratutto per la repressione dello stato spagnolo contro qualsiasi pronunciazione catalanista.
Sono tempi intensi anche per la presa di coscienza di classe da parte degli operai, la conflittualità' sociale si manifesta sopratutto nelle città di Barcellona e Valenzia.
La settimana tragica ne rappresento' il punto massimo, dal 25 luglio al 2 agosto del 1909, a Barcellona ed in altre città nascono rivolte popolari e scioperi generali per protestare alla obbligatorietà d'arruolamento nell'esercito spagnolo di molti operai. I fatti finiscono con una forte repressione contro il movimento operaio catalano e con la fucilazione del "libero pensatore" Francesc Ferrer i Guardia. Un personaggio chiave della lotta operaia fu Salvador Seguí, sindacalista libertario e uno dei primi a credere che le lotte per i diritti dei lavoratori ed i diritti nazionali erano lotte inalienabili.
A livello culturale, nascono poeti e scrittori con la volontà di far rinascere il catalano come lingua letteraria. Importanti sono Àngel Guimerà e Jacint Verdaguer, mentre in chiave architettonica e con riconoscimento internazionale Antoni Gaudi.
Al principio della decade degli anni 30, lo stato spagnolo si converte in repubblica aprendo una tappa di libertà e speranza per gli operai catalani. Francesc Macià, politico catalano, che anni addietro promosse la redazione di una costituzione dello stato catalano, organizzando una fallita insurrezione militare durante la decade degli anni 20 e, proclamato presidente della Generalitat di Catalunya governo autonomo del Principato. Dopo la sua morte, Lluís Companys fu il nuovo presidente. La precaria situazione nello stato spagnolo provoco' la guerra civile dal 1936 al 1939, l'alzamento del generale fascista spagnolo Franco si salda con successo convertendolo in capo dello stato fino al 1975, instaurando una dittatura fascista che persegui' tutta la resistenza sociale e nazionale. Luís Companys fu fucilato il 15 ottobre 1940, esecuzione che il potere spagnolo sfruttò per simboleggiare la morte del sentimento catalano..La giustizia ha sempre negato di rivisitare questo caso senza mai chiedere di conseguenza perdono al popolo catalano.
L'anno 1975 con la morte di Franco, nello stato spagnolo inizia un periodo denominato Transizione, un inganno orchestrato dai poteri di sempre per truccare la realtà politica dello stato. Alla fine degli anni 70 e al principio degli anni 80, si approvano gli statuti d' autonomia, limitati e super dettati dalle leggi spagnole per i 3 territori dei Paesi Catalani. A partire dell'anno 2005 iniziano i processi di riforma di questi statuti..Buona parte della società civile catalana si organizza in entità,culturali,sportive e politiche per far avanzare il processo di costruzione nazionale. Uno dei fenomeni più evidenti e' l'organizzazione di consulte popolari in molti paesi del Principato, dove si domanda agli abitanti se vogliano l'indipendenza o no. In tutte queste consulte fino adesso organizzate, il si riceve un supporto assoluto.
La sinistra indipendentista dei Paesi Catalani
E' il nome che riceve alla fine degli anni 60 il movimento politico che rivendica l'indipendenza, una società senza classi sociali e la liberazione dell'identità dei Paesi Catalani, rifiutandone l'ordinamento giuridico e politico dello stato spagnolo e francese.
La strategia della EI si e' evoluta durante gli ultimi 30 anni. Gli anni 70,80 e l'inizio degli anni 90 furono marcati dall'attività dell'organizzazione armata Terra Lliure e dal movimento politico nel suo intorno, una parte del quale iniziò la strategia dell'Unita' Popolare. Con la fine di questa organizzazione, indipendentisti di diverse generazioni confluirono in questa strategia dandole una progressiva e consistente accumulazione di forze tra i settori popolari più combattente per l'articolazione di un movimento di masse,con campagne di lotta per la costruzione nazionale come per esempio "300 anys d'ocupació 300 anys de resistència"(300 anni d'occupazione 300 anni di resistenza).
Le lotte in difesa del territorio sono state prioritarie negli ultimi mesi. La pratica della disobbedienza (attraverso campagne di distruzione dei simboli spagnoli, come le foto del re) portarono moltissimi militanti indipendentisti a essere perseguiti dalla "Audienza Nazionale" spagnola. Con l'esplosione della crisi capitalista, in più, le lotte trovano partecipazione attiva in tutto il paese nelle battaglie anticapitaliste.
La sinistra indipendentista rivendica la giornata nazionale del 9 ottobre come Giornata del Paese Valenziano, l' 11 settembre come giornata del Principato di Catalunya, il 7 novembre Giornata della Catalunya Nord e il 31 dicembre come Giornata di Maiorca. Sono anche giornate rivendicative l'8 marzo giorno della Donna lavoratrice, il 25 aprile in commemorazione della sconfitta d'Almansa, l'1 maggio come festa dei lavoratori, il 28 giugno come giorno della Liberazione Affettivo-sessuale ed il 25 di novembre come Giornata contro la Violenza di Genere.










martedì 5 ottobre 2010

GIOVEDÌ 7 proiezione di COMPLICI DEL SILENZIO




Giovedì 7 Ottobre il Comitato di Quartiere Città Vecchia presenta "Complici del Silenzio"

Maurizio Gallo, un giornalista sportivo italiano e Ugo, il suo fotoreporter sbarcano a Buenos Aires come inviati al Mundial di Calcio del 1978. L'evento sportivo, su cui si stanno accendendo i riflettori di tutto il mondo, è l'occasione per la Giunta militare di Videla per far cadere nell'ombra le gravissime violazioni dei diritti umani che va perpetrando: abrogazione dei diritti costituzionali, sospensione delle attività politiche e di associazione, proibizione dei sindacati, dei giornali, sequestro di attivisti politici sociali e sindacalisti oltre che di alcuni guerriglieri, utilizzo della tortura come forma sistematica per estorcere informazioni e l'avvio dell'applicazione del metodo della sparizione di massa.

INIZIO PROIEZIONE ORE 21.00

sabato 25 settembre 2010

Intervista a a Ramòn Llanquileo, prigioniero político mapuche in sciopero della fame


L’intervistato è un giovane che non mangia da più di un mese e che si trova da più di un anno nel carcere El Manzano, senza prove a suo carico. E’ stato messo sotto processo con una legge, la Legge Antiterrorista, creata durante la dittatura per combattere le lotte sociali, che non dà alcuna garanzia di un giudizio equo e molto usata dai governi “democratici”.
PressenzaSantiago, 8/25/10Intervista a Ramòn Llanquileo, giovane agricoltore della Puerto Choque, imprigionato da aprile 2009.
Mentre scriviamo quest’intervista, sono passati più di trenta giorni di sciopero della fame, dieci kili persi e nemmeno una risposta dal governo. Ci sono state manifestazioni in tutto il Cile e all’estero, e sono annunciate ulteriori mobilitazioni. Ramòn risponde con precisione, non una parola di più ne’ una di meno, come se stesse dettando un memoriale. Non parla solo per sé, nelle sue risposte cerca di esprimere il sentimento dei suoi compagni in sciopero, molti di loro appartenenti alla Coordinadora Arauco Malleco (CAM).
-Perché lo sciopero della fame?
“In primo luogo, per esigere che non si applichi la Legge Antiterrorista alla causa mapuche. In secondo luogo, che non venga applicato il processo tramite Giustizia Militare. Come mapuche e come civili non abbiamo la garanzia di una difesa giusta, dal momento che il Pubblico Ministero agisce come accusa e giudice. Inoltre, ci stanno processando attraverso due giustizie, militare e civile. In definitiva, quello che vogliamo è la garanzia di un processo giusto. Per finire, chiediamo la libertà per i prigionieri politici mapuche e la smilitarizzazione del territorio mapuche”.
- Quali sono le ragioni della sua incarcerazione?
“ E’ dovuta a pressioni dell’imprenditoria. Lo Stato Cileno ha solo garantito gli investimenti degli imprenditori senza rispettare i diritti del popolo mapuche”.
-Ma, di cosa vi accusano?
“Dell’attacco al Pubblico Ministero Elgueta”.
- E voi cosa dite a riguardo?
“ E’ stato lo scontro condotto da una comunità in conflitto, si è trattato di autodifesa”.
-Perché non dovete essere giudicati con la Legge Antiterrorista?
“ Perché la Legge è opera di Pinochet, è stata fatta durante la dittatura per reprimere i movimenti e le organizzazioni sociali, questo è il suo senso, e per lo stesso motivo, a questo punto con la “democrazia” e tutte queste parafernalia, non si dovrebbe applicare, specialmente considerando i reclami sociali della gente. Inoltre, perché il fatto che il governo abbia continuato ad applicare questa legge è chiaramente una difesa degli interessi dell’imprenditoria internazionale e del libero mercato che vige nel paese. Per questo ricorrono a queste leggi. Questa è la vera ragione della nostra incarcerazione”.
-Cosa pensate della stampa e di come si è occupata del tema?
“La stampa di Destra non ha detto niente, come c’era da aspettarsi. A livello internazionale è stata dato spazio al tema, ma solo a titolo informativo”.
-Qual’è la sua relazione con la terra?
“ Siamo uno (essere, ndt) fra tanti sulla terra e nel mondo. Essa è nostra madre e non possiamo disporre di lei e sfruttarla più del dovuto. Dobbiamo cercare di recuperarla e fare così un uso razionale della terra. Se non facciamo così, ci convertiamo in un huinca(1) dei tanti”.
-Cosa sta succedendo con la gente che ha comprato terre in zone mapuche, possiede dei fondi, ecc, e sono mostrati dalla stampa come vittime di sequestro da parte dei mapuche?
“ Il mondo mapuche è ampio, grande, c’è gente che ha preferito entrare in un processo di recupero, nel quale si scontrano con questa gente. Però noi (CAM) non lo condividiamo. Crediamo che non valga la pena di litigare con loro.
La nostra lotta è contro le industrie forestali e minerarie che si installano in quelle zone. Nella zona di Lleu Lleu per lo meno, ci troviamo di fronte a problemi relativi alla proprietà dell’acqua e alle politiche di sviluppo che lo Stato intende avviare nel Wall Mapu”.
- Avete ricevuto appoggio?
“Sì, dalla famiglia e da organizzazioni sociali, ma si può fare una critica ai settori popolari di sinistra: loro si sono mantenuti al margine, in silenzio; e chi guarda in silenzio è complice. Si sono coinvolti solo quelli che cercano di trarne qualche profitto politico”.
- Quali sono in generale le richieste del popolo mapuche?
“Recuperare i territori usurpati e con questo anelare ad un processo di ricostruzione nazionale. Per noi è semplice, noi recuperiamo un territorio e su di esso ricostruiamo la nostra cultura e religiosità”.
-Com’è la realtà delle comunità mapuche?
“Difficile e differenziata. In molti casi prospettare la ricostruzione del nostro popolo genera delle reazioni, molti si sentono cileni. Vogliamo e dobbiamo fare in modo che risorga il popolo mapuche, con identità, unità e religione. Alla fine è una sfida tra imprenditoria, Stato e popolo mapuche”.
- Riguardo al processo, cos’è successo?
“ Dura da un anno e tre mesi. Il processo è viziato, giacché secondo la Legge Antiterrorista si possono usare testimoni a volto coperto, che noi non conosciamo e che inoltre possono usare versioni di terzi. Quando si sono sgretolate le accuse, ci hanno di nuovo mandato l’avviso di garanzia(2). Ma è stato invalidato anche quello, perché alcune delle persone sotto indagine sono riuscite a dimostrare che non erano sul posto, uscendo con misure cautelative, e sono ancora in attesa del processo”.
-E voi cosa vi aspettate dal processo? "In relazione a come è stato gestito il processo speriamo di dimostrare tecnicamente la nostra innocenza. Politicamente però sappiamo che la ragione della nostra incarcerazione è l'aver portato avanti un confronto con gli interessi economici della zona”.
(1) Huinca: termine di derivazione mapuche per indicare in generale gli stranieri come non appartenenti al popolo mapuche e con connotazione di invasori e ostili.
(2) Procedimento che nel sistema giuridico cileno si definisce “formalizaciòn”, comparabile con l' avviso di garanzia.
Traduzione dallo spagnolo di Giada Gentile

giovedì 23 settembre 2010

GIOVEDÌ 30 SETTEMBRE-VIVA ZAPATA!-


Giovedì 30 settembre il Comitato di Quartiere Città Vecchia presenta la proiezione del film  
VIVA ZAPATA
un'ottima occasione per ricordare la rivoluzione messicana e l'incredibile storia del Morelos, il paese del sud del Messico che ha visto crescere gli Zapatisti dalla rivoluzione di Madero alla contro rivoluzione di Carranza...

La storia di Zapata e degli Zapatisti dal piano di Ayala alle riforme agrarie nel Morelos.
La storia di un uomo che mantenedo fede alle sue promesse preferisce morire per gli Indios piuttosto che svendere la sua terra e le sua dignità al miglior offerente.

Il film permetterà anche di parlare del popolo Mapuche che abita nelle zone geografiche della Patagonia argentina e dell’Araucania cilena e rivendica il diritto a vivere e lavorare le terre che da sempre appartengono a loro e che sono state completamente trafugate dalle multinazionali grazie all'appoggio del governo 'pseudo-democratico' cileno..
Il governo cileno sta incarcerando i mapuche senza accuse formali applicando un legge anti-terrorismo di Pinochet che non è mai stata abbrogata.
In questi ultimi mesi il prigionieri politici di origine Mapuche hanno proclamato la sciopero della fame clikka il link per leggere l'intervista a Ramòn Llanquileo fatta a Santiago il 25 agosto 2010, giovane agricoltore della Puerto Choque, imprigionato da aprile 2009 nel carcere El Manzano.

Prima, dopo e durante...
GASTRONOMIA POPOLARE

lunedì 20 settembre 2010

GIORNATE CATALANE A TARANTO






Serate di controinformazione sulla realtà dei paesi CATALANI

VENERDÌ 15 Ottobre ore 20,00: DIBATTITO E VIDEOPROIEZIONE sulla realtà dei paesi CATALANI

SABATO 16 Ottobre ore 20,00: CENA POPOLARE con piatti tradizionali catalani
a seguire DJ SET con PD FOTLIFOC
(dj catalano SKA, FOLK, RUMBA, PATXANGA)

venerdì 17 settembre 2010

DALLA VAL SUSA

Ieri intorno alle 19.00 è nato il presidio no tav di Vaie. Una roulotte è
stata posizionata alla Pradera, ai piedi della zona archeologica, sotto il
famoso “Riparo Rumiano”. Per chi non conoscesse il posto bisogna raggiungere
Vaie da una delle tante entrate della statale 25, una volta arrivati in
fondo al paese si incrocia Via Roma, girare a sinistra in direzione Chiusa
S.Michele, Via Roma diventa poi l’antica strada di Francia (la ciclabile).
Il presidio sorge poco fuori dall’abitato in una zona attrezzata da pic-nic
con tavoli e panchine in legno. Esattamente dove è stata posizionata la
roulotte vorrebbero fare il sondaggio S85. Inoltre in quello stesso luogo è
prevista l’uscita del tunnel dell’Orsiera con le sue due canne.
Nella prossima settimana prevediamo di aver anche una struttura in legno
accogliente, con cucina e posti letto, intanto già da adesso chi vuole
passare a trovarci è il benvenuto, il posto è bello con i prati della piana
delle Chiusa sul davanti e il selvaggio bosco di castagni che sale verso il
Folatone, alle spalle. Poco distanti partono il sentiero archeologico e il
sentiero delle macine. Un posto magnifico che non possiamo permetterci di
lasciar devastare. Che lorsignori si rassegnino, a Vaie come altrove non si
passa…a sarà dura…per loro!

Sabato si inizia il trasloco dal presidio di S.antonino.
Lunedì alle 21.00 prima riunione di gestione al presidio di Vaie.
In allegato foto.
Comitato no tav Spinta dal bass – spazio sociale libertario Takuma

martedì 14 settembre 2010

domenica 12 settembre 2010

GIOVEDÌ 16 PA-RA-DA


GIOVEDÌ 16 SETTEMBRE alle ore 21 il Comitato di Qartiere Città Vecchia presenta PA-RA-DA, a seguire CENA POPOLARE

PA-RA-DA (Marco Pontecorvo)
La storia di Miloud Oukili, il clown di strada franco-algerino, diventato famoso per aver scoperto i bambini – randagi di Bucarest e aver creato con loro una compagnia circense itinerante, prende oggi vita grazie al bellissimo lungometraggio d’esordio di Marco Pontecorvo, PA-RA-DA.
La pellicola, che prende il nome proprio dall’affermato gruppo creato da Oukili, rivisita in maniera minuziosa tutta la storia dell’angelo dal naso rosso: dal suo arrivo in Romania nel 1992 con Handicap International, tre anni dopo la fine della dittatura Ceausescu, all’incontro, avvenuto quasi per caso, con i bambini dei tombini, i cosiddetti “boskettari”, fino al progetto (poi realizzato) di creare “qualcosa di unico”, che potesse ridare speranza e dignità. Un paese allo sbando quello rappresentato, una Romania ai margini, fatta di povertà, malavita, indifferenza, dove i bambini, quelli fuggiti dagli orfanotrofi o dalla miseria di famiglie disperate, si ritrovano a vivere, ammassati come creature reiette, nei sottosuoli, nella rete dei canali, in prigioni sporche e soffocanti. Il regista, che di questa storia si è subito innamorato, riesce a costruire una sorta di viaggio documentaristico, prezioso e fortemente emotivo.
Ed ecco che il folle sogno di Miloud di entrare in contatto con quei ragazzi, diffidenti e impauriti prima, riconoscenti dopo, prende forma, senza banalità o virtuosismi registici. Un lavoro che, senza metafore ingombranti, parla della drammaticità di quei giorni, le violenze, la corruzione della polizia, la pedofilia, la droga, la prostituzione, ma anche di amicizia e fratellanza.

venerdì 10 settembre 2010

questa sera!!!!

presidio sotto il carcere di Benevento

Sabato 4 Settembre il Comitato di Solidarietà ad Alì Orgen ha organizzato sotto il carcere di Benevento un presidio contro l'estradizione di Alì.

Il pullman è partito da Taranto verso le 13 portando con se una folta delegazione proveniente un pò da tutta la Puglia.
Verso le 17 siamo arrivati a Benevento, appena scesi dal pullman abbiamo cominciato ad allestire il piazzale davanti all'ingresso del carcere con striscioni foto e materiale informativo vario, dopo poco sono arrivate le delegazioni napoletane e beneventane.

La prima ora di presidio è stata dedicata ad una fondamentale parte informativa svolta per la strada, molte macchine si sono avvicinate agli striscioni incuriosite.

Finita la parte informativa tutto il presidio si è mosso in corteo spontaneo ed è arrivato dietro al carcere là dove sono le celle dei detenuti.

In quel luogo la parte informativa non serviva, servivano solo le voci, voci che dovevano arrivare nelle celle.

Tuttavia il presidio non si è concentrato esclusivamente sulla questione umana, ma soprattutto sulla questione politica.

Alì è in carcere in quanto Kurdo, perchè il popolo Kurdo rivendica il dirittoall'autodeterminazione a parlare la propria lingua a salvaguardare le proprie radici e la propria cultura.

Chiedere la liberazione di Alì significa inevitabilmente chiedere la liberazione del popolo Kurdo perchè sono oltre 10000 i Kurdi sottoposti a torture quotidiane nelle carceri turche anche solo per aver parlato in kurdo.

I militanti del PKK hanno più volte dimostrato di essere partigiani per il Kurdistan e il governo turco altrettante volte ha dimostrato la sua ferocia e il suo tentativo di genocidio del popolo Kurdo, mentre la comunità internazionale finge di non vedere.

L'infamia delle richieste di estradizioni dei kurdi deve finire, lo Stato italiano non può permettere di consegnare nelle mani di questi macellai i nostri fratelli kurdi. Ricordiamo soltanto che quando l'allora governo D'Alema temporeggiava sull'estradizione di Ocalan la Turchia bloccò immediatamente tutti i traffici commerciali in uscita verso l'Italia, non possiamo permettere che questo accada ancora.

Non possiamo permettere che squallidi interessi di mercato abbiano la precedenza sulla vita delle persone e sul diritto di ogni popolo all'autodeterminazione.

Oggi come ieri siamo contro l'estradizione di Alì siamo con i Kurdi e con i PARTIGIANI del Partito dei Lavoratori Kurdo.


articoli di Ocalan usciti sul manifesto tra gennaio e febbraio 2010



DAL MANIFESTO del 09 gennaio 2010


Una pace giusta per noi kurdi



di Abdullah Ocalan


Saluto con grande rispetto tutti i lettori de il manifesto e le amiche e gli amici in Italia.


Un mio ringraziamento particolare va al vostro giornale che mi consente in questo modo la possibilità di esprimere le mie opinioni.


L'Italia è un paese che per me ha un significato tutto particolare.


Non solo perché nel novembre del 1998 la ricerca di una soluzione democratica della questione kurda mi ha condotto a Roma, ma anche per la grande considerazione che nutro nei confronti della storia italiana e delle lotte di liberazione che vi si sono svolte.


Nel mio libro più recente dal titolo La democratizzazione della cultura mediorientale ho dedicato alcune pagine all'Italia e al suo ruolo. Spero che avrò presto l'opportunità di condividerlo coi lettori. Di persona forse una comunicazione diretta non sarà mai possibile a causa del mio isolamento.


Della congiura internazionale che da Roma mi ha portato sull'isola di Imrali vorrei parlare in un altro momento. Non solo per discutere del significato storico di questo evento per i kurdi, ma anche delle strutture di potere del sistema globale e del carattere delle relazioni internazionali. Penso che questo potrebbe interessare anche alla parte progressista dell'opinione pubblica europea.


Io stesso ho tratto degli insegnamenti storici dalla mia odissea durata tre mesi che mi ha condotto a Atene, Mosca e Roma.


Il concetto centrale che si trova nei miei libri più recenti è il concetto di «spirito moderno capitalista», che in questa mia avventura ho conosciuto da vicino, insieme alle sue mille maschere ed armature. Se non fosse stato così, non sarei mai giunto alle conclusioni alle quali sono arrivato. Sarei forse rimasto attaccato ad un semplice nazionalismo di tipo statalista, oppure alla fine sarei diventato parte di un movimento classico di sinistra, come molti prima di me. Come persona pensante orientata verso le scienze sociali, non voglio trarre alcuna conclusione definitiva, tuttavia parto dal presupposto che non sarei mai potuto giungere alle mie analisi odierne.


Insieme al popolo kurdo, combatto non solo per la nostra identità e la nostra esistenza. La nostra battaglia è rivolta anche contro l'ideologia dominante dello spirito moderno capitalista e cerca di portare dalla Mesopotamia, la culla dell'umanità, un contributo per la creazione di un'alternativa, che noi chiamiamo «spirito moderno democratico».


In un contesto di paranoia globale del terrorismo, i tentativi dello stato turco di etichettare la nostra lotta democratica come «terrorista», per noi non sono altro che il gioco della propaganda di vecchia conoscenza. La mentalità dello stato turco di negare fino ad oggi al popolo kurdo i diritti umani fondamentali, non si discosta molto dalla mentalità autoritaria, altrettanto fascista, che nel ventesimo secolo aveva messo piede in Germania ed in Italia.


Ancora oggi la stato turco perpetra un genocidio politico, economico e culturale nei confronti dei kurdi. Al quale il popolo kurdo oppone una resistenza dura ed organizzata. Contro il nazionalismo sciovinista e fascistoide che nel frattempo porta avanti una cultura del linciaggio ovunque vivano i kurdi, continuo la mia ricerca di una soluzione pacifica e democratica. A partire dal 1993 ad oggi ho fatto numerose proposte e passi concreti. Il cessate il fuoco unilaterale del 1999, l'anno della crisi, mantenuto nonostante i vari attacchi, il ritiro della guerriglia dal territorio della Turchia e le delegazioni di pace simboliche dall'Europa e dai monti Kandil, sono solo una piccola parte dei tentativi di pace. Il fatto che anche nel 2009 le armi abbiano taciuto unilateralmente ed una delegazione di guerriglieri sia giunta in Turchia dai monti Kandil, deve servire come prova della continuità e della perseveranza dei miei tentativi di pace.


Nonostante tutto l'atteggiamento dello stato turco non è cambiato. I nostri sforzi in direzione della pace continuano ad essere sottovalutati e vegono indicati come segno di debolezza. Continuano le operazioni militari e gli attacchi contro la popolazione. Tutte le istituzioni statali continuano a gridare ad una sola voce: «Liquidateli!». La manovra diversiva più subdola la sta facendo l'attuale governo dell' AKP, che vuole far credere agli stati europei di operare per la democratizzazione e la soluzione della questione kurda.


E' lo stesso governo che ha fatto leggi grazie alle quali le prigioni turche sono piene di bambini kurdi, e grazie alle quali recentemente a Sirnak cinque bambini sono stati condannati a 305 anni di prigione. Grazie a questo governo è stato possibile vietare il Partito per una Società Democratica (DTP). Ed è sempre questo governo che umilia i kurdi, portando via in manette i sindaci kurdi da loro eletti, rievocando immagini di deportazioni in campi di concentramento.


Il popolo kurdo non smetterà mai di lottare per i propri diritti fondamentali. Continuerà ad organizzarsi per il raggiungimento della dignità e di una vita libera. Otterrà la libertà lottando con mezzi democratici, ma anche rivendicando il diritto all'autodifesa. Non ho il minimo dubbio.


A conclusione di quest'articolo scritto all'inizio di un nuovo anno, auguro al popolo italiano un felice 2010. Possa quest'anno portare alla liberazione dei popoli, delle classi e dei generi oppressi.


Traduzione di Simona Lavo






DAL MANIFESTO del 13 febbraio 2010



Contro di me scelte di guerra



Abdullah Ocalan


Nella sua storia l'umanità è stata spesso testimone di intrighi usati dalle potenze dominanti come strumento per la conservazione del potere. Si potrebbero citare numerosi esempi, dai Sumeri all'impero romano. Sono premesse storiche lontane, ma spiegano bene le congiure delle quali il popolo kurdo spesso è stato vittima. Credo che la congiura internazionale che il 15 febbraio 1999 terminò col mio rapimento e deportazione in Turchia, sia uno degli eventi più importanti nella tradizione di intrighi delle potenze dominanti. La mia odissea attraverso l'Europa iniziò il 9 ottobre 1998 con la partenza dalla Siria. Mi condusse ad Atene, in Russia ed in Italia. Da lì fui costretto a tornare in Russia e poi nuovamente in Grecia. Il tutto terminò col mio rapimento dal Kenya. Parlo di una congiura internazionale, poiché l'intero processo al quale prese parte una coalizione di potenze di quattro continenti, oltre ad intrighi politici ed interessi economici, conteneva anche un complesso mix di tradimento, violenza e inganno. Nonostante siano passati 11 anni, credo che questa congiura internazionale rivolta, attraverso la mia persona, contro il popolo kurdo possa suscitare interesse ancora oggi. Comprenderne le cause e le conseguenze può contribuire a far luce sulla situazione politica attuale. Non ci sono dubbi sull'obiettivo primario degli attori principali, gli Usa, vale a dire l'eliminazione del nostro movimento di liberazione. Gli Stati Uniti, con il loro progetto di Grande Medio Oriente, volevano accendere la fiamma del nazionalismo e creare nuovi piccoli stati nazionali per mantenere il controllo del Medio Oriente nei decenni a venire. Un tale progetto non lascia naturalmente alcuno spazio ai movimenti di liberazione. Esiste quindi un collegamento diretto tra il loro progetto di un Grande Medio Oriente e la mia estradizione in Turchia. Gli avvenimenti che si sono succeduti dal 2003 confermano la mia affermazione. Il fatto che noi rappresentiamo una terza, vera alternativa, rispetto ad un equilibrio fondato esclusivamente sulla scelta tra potenze dominanti internazionali e forze reazionarie regionali, ci ha resi bersaglio di attacchi ideologici e politici.


Oltre a questo fine principale, la congiura internazionale perseguiva altri due obiettivi. Da un lato, con la mia morte o la mia reazione all'estradizione, ci si aspettava un'etnicizzazione del conflitto, vale a dire una guerra tra turchi e kurdi. Quello a cui oggi assistiamo in Iraq era stato allora pianificato per la Turchia. L'indebolimento della Turchia a tutti i livelli - sia politico che economico - l'avrebbe completamente legata agli Usa. Il mio comportamento accorto ed il mio intervento per una soluzione pacifica sventarono invece questo piano. Si evitò «l'irachizzazione» della Turchia. Ho lottato con tutte le mie forze per una soluzione pacifica. L'ho fatto di mia spontanea volontà e nella convinzione che fosse nell'interesse dei popoli. Ho inoltre sempre mantenuto un comportamento indipendente e pacifico. È proprio per questo motivo che siamo stati la loro spina nel fianco. Il movimento di liberazione kurdo aveva sempre inteso la propria battaglia, in corso ormai da vent'anni, come difesa del sentimento di fratellanza tra Turchi, Kurdi e tutti i popoli del Medio Oriente. Ha sempre avuto come fine un'unione democratica. Abbiamo sempre fatto affidamento sulle nostre forze e sulla nostra libera volontà. Abbiamo sempre fatto tutto il possibile per preservare la nostra sovranità. Per questo motivo, nonostante la situazione estremamente critica, continuai con la nostra politica perseguita a partire dal 1993 e volta ad una soluzione democratica e pacifica. Ciò in accordo con la nostra linea e come risposta alla congiura. Se la congiura quindi non ha conseguito a pieno il suo scopo, lo si deve in buona parte alla nostra strategia per la pace e per una soluzione democratica.


Dall'altro lato questa congiura politica ebbe anche una dimensione economica. Fin dall'inizio ho sempre sottolineato l'importanza del progetto del gasdotto chiamato Blue Stream, sul quale bisognerebbe fare chiarezza e che fa parte di questa rete di intrecci economici. Blue Stream è un grande gasdotto che trasporta il gas russo in Turchia passando sotto il Mar Nero. Di recente attraverso i miei avvocati sono venuto a conoscenza di un articolo apparso su un giornale turco, nel quale uno dei funzionari allora in servizio afferma che questo progetto, inizialmente bloccato a causa delle condizioni svantaggiose per la Turchia, dopo la mia espulsione dalla Russia il 12 novembre 1998 venne improvvisamente ripristinato su richiesta del governo turco. Ciò avrebbe cambiato il destino del progetto. Il funzionario continua dicendo che dopo la mia partenza dall'Italia il gruppo italiano Eni entrò a far parte del progetto. Questo esempio da solo basta a mostrare come, in collegamento con la mia persona, si stringono accordi economici alle spalle del popolo kurdo. Queste losche relazioni vanno ben più in profondità di quanto ad oggi non si sia potuto scoprire. Gli stati europei affermano ripetutamente di rappresentare la democrazia ed i diritti umani. Tuttavia mi chiusero tutte le porte e non fecero alcun vero tentativo di giocare un ruolo costruttivo nella soluzione della questione kurda. Al contrario si inchinarono ancor di più al volere degli USA e della Nato e, accettando di divenire il palcoscenico della congiura, si assunsero una parte infelice e drammatica. Ecco il vero volto del sistema europeo.


In questo contesto il governo greco giocò un ruolo particolare. Il fatto che andai in Grecia a seguito di un invito da parte di alcuni amici e che fui rapito e portato in Kenya, in violazione del diritto nazionale ed internazionale, mostra come a questo paese venne affidato il ruolo più sporco. Qui si rivelarono nel modo più palese le menzogne, il tradimento e l'ipocrisia che sono alla base del concetto di congiura. L'Italia invece, se paragonata agli altri paesi, si comportò in maniera leggermente migliore. Tuttavia anche lì venni isolato e fecero di tutto per liberarsi di me. Credo che durante il mio soggiorno a Roma abbia avuto un ruolo decisivo un'unità della Gladio, contro la quale il governo italiano era impotente. Il governo italiano non ebbe la fiducia in se stesso e le forze necessarie per prendere una decisione autonoma. Devo comunque ricordare che, a differenza del governo greco, tutto ciò che accadde dopo il mio arrivo fu trattato nell'ambito del diritto.


Ancora una volta vorrei ribadire che farò di tutto per opporre a questi intrighi la pace ed una soluzione democratica. Il fatto che la Turchia come in passato non abbia alcuna reazione ai nostri tentativi di pace, ma persegua una strategia volta all'eliminazione del movimento di liberazione, può essere interpretato come la continuazione della congiura internazionale. A tale riguardo la strategia della pace e della democrazia rappresenta un'opzione importante non solo per i kurdi, ma per tutti i popoli del Medio Oriente.


I cospiratori di allora, le forze reazionarie nazionali ed internazionali, reggono ancora le fila come in passato. Tuttavia anche le forze che combattono per la democrazia e la libertà continueranno la loro lotta, al pari del popolo kurdo e avanzeranno sulla loro strada decise e risolute. Le dimensioni di questa congiura hanno mostrato quanto sia importante che gli oppressi ed i popoli del mondo contrappongano all' «offensiva globale» del capitalismo una loro «democrazia globale», e rafforzino ulteriormente questa posizione. Io la penso così, oggi come allora.


Traduzione: Simona Lavo