CHI VIVE NELLA LOTTA MUORE LIBERO
con tutto il fervore rivoluzionario
le compagne ed i compagni
hasta siempre Salvatore, Zio Antonio e Claudio

SENZA RAPPRESENTANZA NÉ ISTITUZIONE
NEL TUO RICORDO PER LA RIVOLUZIONE

lunedì 19 dicembre 2011

sabato 10 dicembre 2011

lunedì 5 dicembre 2011

VENERDÌ 9 DICEMBRE









Il Comitato di Quartiere Città Vecchia di Taranto ha organizzato per il 09 Dicembre ore… una serata informativa sul Popolo Saharawi. Nella sede di via Paisiello G18, il Comitato di Quartiere presenterà il reportage “Resistenza Saharawi” che descrive la realtà geopolitica dei Sahara Occidentale, occupato da 40 anni dal Marocco. Alla presentazione saranno presenti anche le colleghe dei ragazzi rapiti, le quali racconteranno la loro esperienza presso i campi profughi saharawi e le ipotesi fino ad oggi valiate. Sono infatti passati cinquanta giorni da quando i tre cooperanti internazionali sono nelle mani di un gruppo, non meglio identificato, ma ascrivibile ad Al-qaeda del Maghreb.
L’italiana Rossella Urru e i due colleghi spagnoli Enric e Ainhona Fernandez si trovavano presso i campi profughi Saharawi in pieno deserto algerino quando, nella notte tra il 22 e il 23 ottobre, un gruppo armato ha fatto irruzione presso il protocollo di Rabouni dove si trovano gli internazionali che lavorano per le ONG di mezza Europa. Da quel momento poche e frammentate notizie sono giunte fino a noi. Nonostante le interrogazioni parlamentari inviate dall’Associazione Nazionale di Solidarietà con il Popolo Saharawi (ANSPS) al Ministero degli Esteri Italiano, nulla si è riusciti a sapere in più di quanto era apparso in prima, ed ultima!, battuta nei tg del 23 ottobre.
Un silenzio che dura ormai da troppi gironi e che lascia tutti incerti sull’imminenza della fine del sequestro. A Taranto e in altri Comuni sono apparse delle gigantografie della cooperante italiana, Rossella Urru affinché quel “silenzio” diplomatico non cancelli definitivamente l’attenzione verso un caso internazionale avvenuto in un contesto “d’emergenza umanitaria” che dura da quasi 40 a causa dell’immobilismo mondiale.

mercoledì 30 novembre 2011

Venerdì 2 Presntazione del libro





Bastardi senza storia di Valerio Gentili si apre ponendo all’attenzione dei lettori un importante problema storiografico: è proprio vero – si domanda l’autore – che l’affermazione dei fascismi europei poté verificarsi semplicemente a causa della mancanza di avversari in grado di opporsi militarmente alla trionfale avanzata degli uomini di un Hitler o di un Mussolini?
Una consolidata vulgata storica non avrebbe esitazioni e risponderebbe al quesito in modo positivo. Valerio Gentili, al contrario, dimostra che non fu il monopolio della violenza a spianare la strada del potere alle camicie nere e alla croce uncinata. Al contrario, mentre innumerevoli movimenti di matrice socialcomunista ricorsero alle armi per rispondere colpo su colpo alle aggressioni nazifasciste, l’azione di questi gruppi venne depotenzia o vanificata dall’eccessiva fiducia che le forze riformiste riposero nella tenuta delle istituzioni democratiche e/o dal timore, covato dagli esponenti dei partiti rivoluzionari, di vedersi scavalcare a sinistra da uomini in grado di imprimere una svolta non soltanto all’autodifesa del movimento operaio ma allo stesso fenomeno della lotta di classe. Sono esattamente questi uomini i «bastardi senza storia» a cui il lavoro di Valerio Gentili è dedicato: non burocrati né funzionari di partito, ma semplici militanti di base, giovani ribelli e, soprattutto, reduci della prima guerra mondiale: soldati che dopo aver difeso la Patria mordendo il fango delle trincee di tutta Europa si ritrovarono gettati in una «pace» fatta soltanto di ingiustizia sociale e miseria. Bastardi senza storia si nutre di questo humus per restituire ai suoi lettori le gesta di organizzazioni dai nomi inequivocabili, dalla tedesca Lega dei combattenti rossi di prima linea agli italiani Arditi del popolo (solo per fare alcuni nomi), e per spiegare in quali circostanze nacquero simboli come le bandiere rosso-nere o gesti come quello del saluto a pugno chiuso. Si tratta di una storia che ha il sapore di una vera e propria scoperta, non soltanto perché consente di recuperare le radici che legano il fenomeno del combattentismo progressista alle sottoculture politicizzate del sottoproletariato giovanile, ma perché, raccontando il contributo offerto dai soldati alla lotta antifascista e alla guerra partigiana, Valerio Gentili affronta un nervo scoperto degli attuali sistemi politici occidentali. Un problema che, per non perdersi in tanti giri di parole, può essere impostato in questi termini: qual è il ruolo dell’esercito in un Paese democratico? Come può essere impiegato? E soprattutto: chi deve essere chiamato a farne parte?
Per affrontare un simile problema potrà essere utile restringere il campo all’Italia e osservare la questione in prospettiva, notando come, dalla fine del secondo conflitto mondiale ai giorni nostri, si sia passati da un esercito popolare, a cui ogni cittadino italiano aveva il diritto e il dovere di appartenere, a un esercito di professionisti o, per dirlo con una parola politicamente scorretta in tempi in cui il lessico italiano si è appesantito di termini quali escort o contractor, di mercenari.
I risultati di un simile cambiamento (milioni di coscritti forse sollevati da un dovere ma senz’altro privati di un diritto) sono sotto gli occhi di tutti nel momento in cui, parlando di difesa di «obiettivi sensibili», diventa sempre più facile imbattersi in militari impiegati per strada con ambigui compiti di polizia. Si potrebbe andare oltre e sottolineare come, nel momento in cui l’esercito restringe a un nucleo di professionisti il suo reclutamento, diventi più semplice per i suoi appartenenti dimenticare di esistere per essere al servizio del popolo, riducendosi a semplice braccio armato dello Stato. Qui il celebre slogan «Arditi non gendarmi» con il quale gli Arditi del popolo si opposero strenuamente al fascismo ha il potere di saldare il passato al presente, per chiedersi se i partiti progressisti non stiano tornando a ripetere un errore che fu fatale già ai tempi degli anni orribili in cui fascisti e nazisti furono liberi di scatenarsi in un’orgia di morte e distruzione. L’errore, oggi come allora, sarebbe quello di respingere il concetto stesso di esercito in un territorio strettamente conservatore, regalando alla destra più reazionaria un sapere e un potere delicatissimo come quello militare. Contro questo rischio, Bastardi senza storia, con la sua capacità di fascinazione, può essere considerato un valido antidoto. Perché se, come ancora ci ricorda l’articolo 52 della Costituzione, la difesa della Patria è un dovere «sacro», pensare di poter dormire sonni tranquilli delegando la tutela dei propri diritti a un pugno di dipendenti statali equivale a bestemmiare.

II Torneo Antirazzista-Taranto


Un’iniziativa che si propone di superare le disuguaglianze e che secondo i suoi promotori vuole ribadire i valori della fratellanza universale. Si è scelto il calcio a 5 poiché strumento di partecipazione popolare e di emancipazione.

8 squadre si sfideranno nei giorni 13 e 14 Dicembre, in due gironi all'italiana e le prime due di ogni gruppo si affronteranno nella finalissima del 20 Dicembre.

Premiazione al Quartiere Salinella con una grande festa giorno 27.

lunedì 21 novembre 2011

mercoledì 16 novembre 2011

VIAGGIO NEI CAMPI PROFUGHI SAHARAWI



MARTEDÌ 22 OTTOBRE ore 20
VIAGGIO NEI CAMPI PROFUGHI SAHARAWI
PROIEZIONE DOCUMENTARIOPRODOTTO DA VISUAL LAB BOLOGNA
A seguire 
CENA POPOLARE E DJ SET

lunedì 14 novembre 2011

Sulla Rigenerazione..


Quartieri che rinascono. Parti di città, destinate al degrado (ambientale, ma anche sociale), che cambiano destinazione e, a volte, rifioriscono. Da Milano a Madrid, da New York a Medellin, da Copenaghen a Tripoli e Seul. Delle "città di domani”, sostenibili, intelligenti, inclusive, si dibatte da alcuni decenni in mezzo mondo, finalmente con lo sguardo rivolto agli abitanti più che agli edifici. Concetti come qualità della vita, ascolto dei cittadini, welfare urbano diventano quasi ovunque elementi portanti delle più recenti politiche di rigenerazione urbana. L'integrazione delle politiche urbanistiche, economiche e sociali e la centralità che i bisogni e i desideri dei cittadini assumono in questo ambito ne sono i temi centrali. La letteratura scientifica è ormai ricca di interventi e tesi che indagano il rapporto tra urbanistica e comunità, anche se spesso i punti di vista utilizzati per osservare le trasformazioni urbane e i relativi piani non riscuotono i consensi e l’interesse delle maggioranze. Come hanno recentemente messo in evidenza alcune delle più accorte “sperimentazioni” in campo, sembra possibile descrivere almeno due distinte modalità di approccio al rapporto tra urbanistica e comunità: l’urbanistica con le comunità, ma anche l’urbanistica per le comunità. La prima è quella dei cosiddetti poteri forti, politico, finanziario e immobiliare sopra tutti, ma anche degli enti pubblici, che pianificano in nome dell’interesse pubblico e dei cittadini ma non sempre tengono conto realmente delle loro esigenze e delle loro opinioni. La seconda, che spesso si contrappone alla prima ma che dovrebbe essere almeno complementare, è l’urbanistica che nasce nelle comunità, tra i cittadini che vogliono partecipare alle decisioni che riguardano il proprio quartiere e la propria città. Molto spesso, purtroppo, le riflessioni circa il rapporto tra pianificazione urbanistica e potere si intrecciano alle tante, possibili mistificazioni del principio della partecipazione. Non è infatti sufficiente che le istituzioni garantiscano la riproduzione della struttura sociale nei processi decisionali, poiché ciò significa soltanto riprodurre gli squilibri di potere esistenti, senza garantire una effettiva influenza dei meno rappresentati. Inoltre, i decisori pubblici hanno la possibilità di favorire o di scoraggiare la partecipazione democratica, di informare o disinformare, di essere trasparenti o di manipolare le informazioni, condizionando così l’andamento dei processi.
Nella nostra città, anch’essa interessata da un progetto di rigenerazione urbana ma piuttosto avara di meccanismi e strumenti che permettano ai cittadini di incidere nelle scelte che li riguardano da vicino, un episodio verificatosi pochi giorni fa permette mirabilmente di “fotografare” lo stato dell’arte.
Accade che nella Città Vecchia, in Piazza San Francesco, che oggi ospita la sede dell’Università degli Studi di Bari con chi ne fruisce, dei segnali provvisori indichino il divieto di sosta causa lavori urgenti di rifacimento della segnaletica stradale (inesistente). Con grande meraviglia, all’indomani, cittadini residenti e studenti si accorgono che tali lavori consistono nel posizionamento di numerosi “dissuasori fissi” in cemento armato e di un cancello in ferro, disposti nel bel mezzo della Piazza. Allo stupore dei tanti residenti accorsi a presidiare i lavori, ma anche alla legittima rabbia degli stessi per un’opera inspiegabile, commentata sia come insensato scempio urbanistico e sperpero di denaro pubblico che come vera e propria opera di “divisione” di uno spazio, soprattutto sociale, facevano da riscontro il silenzio o le “spallucce” dei pochi tra gli amministratori locali giunti a dare informazione dell’opera, il cui vero obiettivo sarebbe stato quello di “sperimentare provvisoriamente” forme di inibizione al traffico di quel breve tratto di via Duomo che dall’ingresso dell’Università conduce a Piazza Castello, perché “ci sono i progetti di Rigenerazione Urbana e l’isola deve cambiare”. Cosa che, buttata lì sul momento, ha immediatamente incontrato il favore della stragrande maggioranza dei presenti, perlopiù ignari dei “progetti”, ma più che propensi a migliorare la qualità del proprio spazio urbano, quello vissuto e abitato 365 giorni all’anno. Ma a quel punto i dubbi sono emersi in maniera più atroce di prima e nessuno tra i convenuti (abitanti, studenti, artigiani, commercianti) riusciva a spiegarsi in quale misura quei lavori sarebbero stati funzionali all’obiettivo posto dall’alto. Che senso aveva dividere la piazza in due con una struttura che non agevolava neanche il transito pedonale? Come sarebbero passati da lì i passeggini, i diversamente abili oppure le ambulanze, in caso di emergenza? Come si sarebbero svolte le normali operazioni di carico e scarico merci di quelle attività commerciali e produttive che in quel tratto, operano? In quale altro centro storico si era mai visto adoperare cancelli a dividere lo spazio pubblico urbano? E se si voleva giustamente porre un freno al pericoloso, riconosciuto fenomeno dello “sfrecciare” ad alta velocità dei motocicli in via Duomo, sarebbero stati “ingabbiati” anche vicoli e botteghe? E perché non si erano previste misure di arredo e decoro urbano, per migliorare proprio quegli spazi urbani ora vissuti in simbiosi da giovani studenti e residenti, al posto di cancelli e divisori? Ma soprattutto, perché non coinvolgere ed informare prima gli abitanti del quartiere, che sono i primi interessati da questi progetti e che possono essere magari in grado di formulare proposte e soluzioni più adeguate ai loro bisogni e più efficaci rispetto al contesto, che conoscono meglio di chiunque altro?
L’epilogo di questo episodio contiene però, molto probabilmente, le migliori risposte a tutte queste domande.
Di fronte alle sensate obiezioni dei cittadini il Comune di Taranto ha deciso di fare marcia indietro: ha fatto sì che i cancelli tornassero sullo stesso mezzo con il quale erano arrivati, e ha promesso di rivedere le modalità di attuazione del progetto, lasciando la Piazza libera di essere quello che è, uno spazio sociale aperto alla fruizione di tutti. Sono passati alcuni giorni, qualcuno tra gli amministratori è sceso dal Palazzo, distante soli pochi metri dalla Piazza, ad ascoltare gli abitanti della Città Vecchia e a confrontarsi con loro. Nel frattempo i lavori sono ancora fermi. I cittadini invece no, non hanno perso tempo. Hanno continuato a incontrarsi e a parlarsi, come qui si usa fare ogni giorno a qualsiasi ora, hanno raccolto le idee e proposto le loro soluzioni, coniugandole ai propri bisogni. Le hanno messe per iscritto, su di una petizione popolare che da qualche giorno sta raccogliendo le firme di tutti coloro che di quello spazio urbano fruiscono, comprese quelle dei cittadini residenti al borgo o in altri quartieri della città, degli studenti, dei docenti, dei professionisti, dei turisti che lo attraversano. Non chiedono solo che si attui l’isola pedonale in via Duomo ma anche che si restituisca dignità alla Piazza e ai vicoli limitrofi, installando panchine, fioriere, contenitori per la raccolta differenziata e rastrelliere per le bici, che si ripristino e si riaprano le postierle tra via Di Mezzo e via Duomo. Si Impegnano a non parcheggiare i propri mezzi sotto casa e a coinvolgere gli altri abitanti dell’isola al rispetto dei futuri divieti di transito veicolare. In altre parole ragionano da Comunità, desiderosi di scegliere, contare e partecipare.
Nella letteratura scientifica di cui sopra, questo episodio sarebbe citato come una forma corretta di pianificazione urbanistica con la cittadinanza, un processo bottom up.
Ma forse questi processi, fondamentali nei Piani di Rigenerazione Urbana, sono sconosciuti a funzionari pubblici e amministratori, che “sperimentano” dall’alto, rifuggono il confronto e progettano di rigenerare Taranto, dando un peso urbanistico centrale al Borgo e alla Città Vecchia (che intanto continuano a svuotarsi di persone e servizi ed a cadere a pezzi), costruendo 4.500 nuovi alloggi al quartiere Salinella, 650 al Paolo VI, altri 1.500 intorno all’area Cimino - Auchan. Come sottolineato dal grido d’allarme lanciato in questi giorni da Confcommercio e dalla Confesercenti, operazioni difficili da giustificare in una città che conta 12.000 abitazioni non occupate e che registra un evidente calo demografico.
La Città Vecchia e il Borgo chiamano, il confronto con la città non può più essere eluso. E’ ora che si svelino i reali contenuti attorno ai quali si muove il Piano di Rigenerazione Urbana e che chi dovere, li esponga con chiarezza.

martedì 8 novembre 2011

sabato 19 novembre


SABATO 19 NOVEMBRE

ore 20
proiezione documentario
NELLE TUE RADICI LA VERA IDENTITÀ
dalla collaborazione tra Donne per Taranto e Antonello Cafagna

ore 21 
CENA POPOLARE

ore 22
CONCERTO
CHITARRE E TAMMORRE

sabato 29 ottobre 2011

CS dall'osservatorio sulla rigenerazione urbana


Nell’ambito delle iniziative coordinate dall’Osservatorio sulla Rigenerazione Urbana, che si riunisce ogni martedì in Città Vecchia nei locali del Comitato di Quartiere e che, con il contributo di tecnici, abitanti dell’isola e semplici cittadini, si propone di monitorare le politiche urbanistiche e sociali del Comune di Taranto, la scorsa settimana si è svolto un presidio informativo nelle zone di Via Cava e di Largo San Martino. L’iniziativa, alla quale ha partecipato un cospicuo numero di abitanti delle vie limitrofe, soprattutto donne, ha dovuto registrare il loro vivo disappunto per non essere stati coinvolti nelle imminenti decisioni sul quartiere, che non è dato sapere se avranno l'intento di migliorare le condizioni socio-abitative di chi vi abita. Oltre alla totale assenza di informazione e di partecipazione alle scelte preoccupa in particolar modo la paventata intenzione di affidare agli appetiti dei privati interi lotti di edilizia residenziale pubblica della città vecchia (lo strumento dell’"hausing sociale"), mentre per le perduranti condizioni di degrado ambientale, di abbandono e di carenza di servizi essenziali che ancora attanagliano interi comparti dell’isola non sembra prevista dal Piano alcuna misura. Gli stessi cittadini hanno inoltre evidenziato forti perplessità sull’opportunità di portare a compimento la cosiddetta “variante Salinella”, ed avanzato il dubbio che dietro questa operazione edilizia possa celarsi un nuovo trasferimento degli abitanti della Città Vecchia, con la conseguente, definitiva disgregazione del suo tessuto sociale e culturale, vero e autentico patrimonio, non di una piccola comunità ma dell’intera città.
La questione del centro storico tarantino non è infatti solo un problema di chi vi abita. Come sottolineò Giulio Carlo Argan durante la tavola rotonda del 1969, organizzata in risposta alla sistematica politica di demolizioni portata avanti in quegli anni, “ricorrere a soluzioni di tipo speculativo invece che di tipo funzionale nella città antica, sarebbe compromettere in modo definitivo la possibilità che Taranto può ancora avere di riscattare gli errori urbanistici del passato e di diventare una città moderna”.
E’ piuttosto ora di raccogliere la previsione e l’appello lanciato, in quegli stessi giorni, da Giorgio Bassani: “... ci sarà senza dubbio chi, pur di avere il permesso di abbattere la cosiddetta edilizia minore dell’unico quartiere antico rimasto a Taranto, si offrirà di censire uno per uno palazzi e chiese di qualche pregio, e perfino di restaurarli di tasca sua. Ma occorrerà essere fermi. Non farsi ricattare. Dirgli di no. Perché la poesia non è il fiore sul vulcano. Brama il contesto, esige le strutture”.
Pertanto l’Osservatorio sulla Rigenerazione Urbana continuerà a svolgere la propria opera di inchiesta e informazione tra i cittadini dei vicoli, e rivolge sin d’ora un appello al Comune di Taranto affinché si pronunci chiaramente e in maniera pubblica sui progetti e gli obiettivi che investiranno la Città Vecchia (insieme all’intera città) nel futuro prossimo, prima che sia, come al solito, troppo tardi. Perché se si vuole “rigenerare l’isola” attraverso la frammentazione del suo tessuto umano allora per i tarantini Taranto Vecchia è perduta, perché essa diventerà una falsa città museo, o una specie di falso villaggio folclorico, come è successo sulla Costa Azzurra. Ed i segnali, in questo senso, purtroppo ci sono già.

giovedì 27 ottobre 2011

Un assist alla causa palestinese



LUNEDÌ 31 OTTOBRE

dalle 17  
PARTITA DI CACLIO CONTRO L'OCCUPAZIONE
(Circolo tennis)
ore 19,30  
ASSEMBLEA DIBATTITO CON ATTIVISTA PALESTINESE 
DEI CAMPI PROFUGHI DI AIDA VICINO BETHLEMME
(Comitato Città Vecchia)
ore 22  
CENA POPOLARE & RED WARRIORS SELECTA
(Comitato Città Vecchia)

venerdì 21 ottobre 2011

Con la faccia pulita

Ci sarà una “zona rossa”, delimitata da una serie di check point e di blocchi costituiti da una serie di new jersey, sistemati nei punti chiave […]
Il presidio interforze […] prevede l’impiego di oltre 1700 poliziotti, carabinieri, finanzieri e reparti della Forestale, più i vigili del fuoco […]
Gli elicotteri seguiranno dall’alto l’evolversi della situazione, attimo dopo attimo.
Gli operai […] hanno rinforzato ancora i sistemi di sicurezza con nuove recinzioni e cancelli protetti da barriere di filo spinato, modello israeliano, cioè dotato di piccole lame sottili e affilate.
Al fianco dei reparti interforze, gli alpini della Taurinense con i loro mezzi, una quindicina di Iveco Lince, considerati tra i migliori blindati del mondo, più un cingolato Bandvagn 206, costruito dalla svedese Hägglunds (trazione su quattro cingoli, può trasportare 17 uomini), complessivamente un centinaio di militari che hanno allestito la rete dei collegamenti radio e postazioni dotate anche di visori notturni. Molti dei dettagli del sistema di difesa […] sono ancora protetti dal segreto.
I manifestanti […] si ritroveranno di fronte una barriera di new jersey di cemento armato sormontati da robuste reti di acciaio. Non avranno altra scelta che rientrare al punto di partenza […]
Un ruolo importate, strategico in un contesto così complesso, è affidato ai detective della Digos…

A quale contesto si riferisce questo bollettino di guerra? Provate a indovinare.
Genova 2001?
Sbagliato, acqua, acqua.
La manifestazione della FIOM di domani?
Sbagliato, ma… fuocherello: con i tempi che corrono non ci sarebbe da meravigliarsi che Maroni e Marchionne intendano prima o poi intimidire anche con questo spiegamento di forze tutte quelle Blue Bloc (tradotto: Tute Blu) che osano sfidare i divieti di Alemanno difendendo la Costituzione in piazza del Popolo.
Allora? Non ci arrivate? Ve lo diciamo noi.
L’esercito schierato, i cingolati, il filo spinato, gli elicotteri e tutto l’ambaradan sarà lì, domenica prossima, in Val di Susa, sembra incredibile, a dimostrare che sono capaci di fare una grande opera “con il consenso della popolazione”.
La popolazione si guarda intorno incredula e si chiede: ma come, abbiamo detto che daremo un taglio, a mani nude, a volto scoperto e a testa alta e loro si preparano così? Ma sono matti? Avranno capito male? Boh… roba da non crederci. E aggiunge: ci sarebbe da incazzarsi e invece non ci pensiamo neanche. Qualcuno più smaliziato osserva che forse mettono in campo i carri armati per costringerci a tirare pietre… ma noi non siamo mica scemi, conosciamo i vecchi trucchi.
A noi interessa dimostrare che questo cantiere non s’ha da fare. Potranno forse schierare l’esercito tutti i giorni per vent’anni? Non siamo mica all’estero, non possono inviare una missione “di pace” o umanitaria che dir si voglia come in Libia, Afghanistan, ecc.ecc. Riusciranno a far fessi per tanto tempo i poveretti seduti al parlamento europeo a cui hanno dato a intendere che i sindaci e tutti quanti sono d’accordo? Mah…

Il bollettino di guerra riportato fedelmente sopra è tratto da un articolo apparso oggi su La Stampa a firma di Massimo Numa: nella rincorsa quotidiana a chi si fa interprete più fedele delle indicazioni che arrivano dall’alto è imbattibile, supera di gran lunga Paolo Griseri che l’altro ieri su Repubblica ha dato il meglio di sé, Paolo si rassegni. Numa è anche molto meglio del suo compagno di banco Zancan che l’altro ieri ha intervistato Perino, con tanto di telecamera a seguito, ha messo il video sul sito de La Stampa ma, puntando sul fatto che un video un po’ noioso stufa presto e nessuno lo guarda fino in fondo, ha messo anche nero su bianco su sito e quotidiano in edicola. Verso la fine dell'intervista Perino, rispondendo a una domanda un po’ maliziosa aveva ipotizzato che i poliziotti avrebbero tentato in ogni modo di non farci avvicinare alle reti. “E quindi?” Risposta di Perino: “E quindi le prenderemo come abbiamo sempre fatto” (andate a vedere il video, se non l’hanno ancora tolto lo trovate qui: http://multimedia.lastampa.it/multimedia/in-italia/lstp/88572/).
Voi avreste avuto dubbi sul significato della risposta? Sapete come ha trascritto la risposta lo scrivano Zancan: “Prenderemo il cantiere” (la trascrizione è stata tolta dal sito…. nel frattempo gli avvocati avevano fischiato il fallo…)

Questo è il clima di sereno confronto che si respira dalle nostre parti.
In questa armonia il PD torinese chiede che venga vietato manifestare, Maroni risponde no, così non vale, il campionato deve andare avanti, mettiamo un po' di cingolati e di filo spinato e vediamo come reagiscono. Le veline calate dall’alto che descrivono scenari di guerra, gli articoli di stampa che soffiano sul fuoco sperando nell’incendio e tutto il resto descrivono bene l’aria che tira in Valsusa.
Ma noi siamo sordi, ciechi e muti. Noi cercheremo semplicemente di dare un taglio alle reti, mica ce la prenderemo con chi le difende.
E lo faremo a mani nude, a volto scoperto e a testa alta, come abbiamo detto e scritto.
E ne usciremo con la faccia pulita.
Alla faccia loro, che il consenso se lo devono scordare.

20 Ottobre 2011

giovedì 13 ottobre 2011

Comunicato Stampa


Brindisi Bene Comune promuove per venerdì 14 ottobre a Brindisi in Piazza Vittoria  alle ore 18,00 un sit-in  per chiedere l’immediata revoca dei provvedimenti di custodia cautelare emessi nei confronti dei Bobo Aprile, sindacalista dei Cobas e dei 17 aderenti al Comitato dei Disoccupati di Brindisi.

Come movimenti ed associazioni che si battono nel territorio per il lavoro, l’ambiente e la salute non possiamo accettare che il disagio e l’ingiustizia sociale possano divenire problemi di ordine pubblico. Né tantomeno possiamo accettare che chi, come Bobo Aprile, svolge  come sindacalista un ruolo di rappresentanza dei bisogni di lavoratori e disoccupati, possa essere arrestato in definitiva per il ruolo stesso esercitato.

Questa vicenda affonda le sue radici nel profondo disagio sociale che una crisi devastante sta producendo. Un’intera generazione vede, nella spirale del debito da ripagare, bruciato ogni futuro, la precarietà è ormai il paradigma su cui si fondano i nuovi rapporti sociali, i disoccupati son buoni, per i benpensanti e moralisti da due soldi, solo se fanno zitti zitti la fila negli uffici di collocamento o presso le sedi dei partiti.

Noi a tutto ciò non ci stiamo.  Non ci stiamo ad operazioni repressive tese a far ad accettare la propria condizione di emarginazione  e precarietà ad interi settori sociali.

Venerdì continueremo a manifestare la nostra indignazione chiamando a raccolta tutte le associazioni e i movimenti pugliesi , le organizzazioni  sindacali  e i partiti per chiedere il ritiro dei provvedimenti emessi e l’avvio di un percorso inclusivo e fondato sulla giustizia sociale.










lunedì 10 ottobre 2011


DOPO LE COZZE DA MAR PICCOLO. SOTTO A CHI TOCCA.
Martedì 4 ottobre nel corso della prima uscita pubblica di informazione e partecipazione, in giro per i vicoli della Città Vecchia, davanti alle botteghe, all’uscita dell’asilo ci siamo confrontati con i residenti per conoscere le loro condizioni e per chiedere cosa ne sappiano del “Piano di Rigenerazione Urbana”.
La reazione di curiosità è venuta spontanea ed immediata. La gente del posto, non è informata su quello che sta accadendo e ciò crea disagio, ma anche e soprattutto desiderio di sapere, necessità di dire la propria opinione, di mostrare la loro situazione attraverso il racconto della loro storia di vita quotidiana. Tutti, soprattutto le mamme, hanno offerto la loro disponibilità a collaborare per farsi ascoltare.
Con loro ci siamo posti delle domande che vorremmo presto condividere con tutta la cittadinanza: Taranto vecchia agli abitanti o solo ai turisti?Il Comune ha varato il progetto di “Rigenerazione Urbana”. Ma cos’è? E a cosa serve? – Restituisce al quartiere tutti i servizi necessari? – Restituisce il pieno uso dell’acqua agli abitanti della Città Vecchia?- Salva gli stabili pericolanti? – Aiuta a ripopolare il Quartiere con chi è stato allontanato dalla paura dei crolli? – Dà la possibilità agli abitanti di creare piccole ospitalità per i turisti, come si fa in altre città? La lettura del progetto dà l’impressione che sia stato creato soprattutto per chi ha la capacità di fare grossi acquisti di immobili, con facilitazioni per soggetti capaci di gestire e di godere dei benefici di un turismo concentrato. Occorre che il Comune risponda: quali vantaggi avranno gli abitanti dell’Isola, finora soli nella lotta al degrado?
Strano destino quello di questi eterni separati in casa, il Comune di Taranto e gli abitanti della Città Vecchia, da un centinaio di anni hanno smesso di parlarsi pur condividendo la stessa isola. Nessuno sa esattamente cosa stia facendo l'altro. Ma la partecipazione della cittadinanza alla costruzione del nostro futuro non può più essere una farsa.
L'Osservatorio ha cominciato e continuerà a fare quello che il Comune fatica da sempre ad accettare: conoscere e collaborare con umiltà per rigenerare davvero la memoria viva e la cultura antica della gente di Taranto. Un valore inestimabile infinitamente più grande degli interessi di bassa speculazione edilizia.
La strada è lunga, ma ora più che mai non ci si può fermare. Martedì prossimo, dalle ore 20:00 si terrà un altro incontro pubblico aperto a tutti presso i locali del Comitato di quartiere, in via Paisiello.
Perché è ora di esserci, proporre. Agire.

Osservatorio sulla Rigenerazione Urbana.

mercoledì 21 settembre 2011

martedì 6 settembre 2011

martedì 23 agosto 2011

Bene, bravi, bis!


Mentre in questi caldi mercoledì d'agosto la città vecchia di Taranto si riempie di suoni, luci e colori, all'ombra della cosiddetta “Rigenerazione Urbana” c'è chi, con la zampino degli Industriali e dei Costruttori, lavora alla svendita del patrimonio immobiliare comunale dell'isola ai privati ed alla costruzione di una nuova, più subdola, macchina del consenso.

Questo accade in una città vittima di una strage ambientale, che ha lasciato impunemente avvelenare aria, terra e acqua fino al punto di condannare a morte certa persino le sue risorse migliori (come la mitilicoltura) e che ha cementato sui muri di un'isola volutamente lasciata in preda all'abbandono e al degrado 365 giorni l'anno le ruberie e le speculazioni di URBAN II. Dove manca persino l'acqua e servizi sociali e non si è in grado di mettere in pratica una seria gestione dei rifiuti e dei beni comuni. Accade, ad esempio, che politicanti senza scrupoli e le solite consorterie clientelari legate alla grande industria e alle lobbies militari indossano oggi la “giacca nuova” del mecenatismo e dell'ambientalismo, e si preparano ad imbandire la tavola della prossima truffa ai danni dei cittadini di Taranto e degli abitanti della città vecchia. Perchè molto probabilmente domani, spente le luci e spariti i lustrini dei “mercoledì nell'isola”, chi fa gli interessi di chi per anni ci ha colonizzato e inquinato, facendo enormi profitti e non pagando neanche un centesimo per i danni permanenti e irreversibili prodotti, continuerà indisturbato a perseguire i propri obiettivi economici, mentre ai tarantini, abbagliati, resterà l'illusione di “aver partecipato” al cambiamento.

Ma di realmente partecipato, nei nuovi progetti da 7 milioni di euro che riguardano la rigenerazione urbana della città vecchia, non si è visto proprio nulla, come nulla è dato sapere agli abitanti dell'isola, già privati di beni e servizi essenziali, sul futuro, soprattutto dal punto di vista delle politiche abitative, che li aspetta.

E se le stesse persone che oggi sponsorizzano il cambiamento e che allo stesso tempo fanno gli interessi di chi ci ha avvelenato e posto in una condizione di subalternità, domani le rivedremo anche nelle prossime campagne elettorali, avremo la certezza che niente di buono, o di nuovo, si prepara.

E invece ora di costruire realmente e dal basso il cambiamento, cominciando dal riconoscere per  tempo le “nuove” manovre dei soliti, vecchi speculatori. Mò avaste.


MERCOLEDI 24 AGOSTO c/o il COMITATO DI QUARTIERE di Via Paisiello, a partire dalle ore 20: “Da URBAN II alla RIGENERAZIONE URBANA. Storie di ordinaria speculazione”. Videoinchiesta sulle politiche di riqualificazione nella Città vecchia.

A seguire, selezioni musicali electro techno minimal live a cura dei dj Patchsy & Brusca.

sabato 6 agosto 2011

sull'isola che vogliamo

Il comitato di quartiere città vecchia sostiene tutte le associazioni e i cittadini che con onestà intellettuale si spendono sul territorio per una riqualificazione urbana-sociale e culturale del quartiere città vecchia.
L'isola che vogliamo è viva ed è espressione di creatività in tutto il suo tessuto, è un'isola che si riappropria del diritto ad esistere e ad essere parte integrante di tutta la città, è un'isola in cui i servizi diventano reali, in cui l'acqua (pubblica) non viene a mancare mai, è un'isola in cui l'illuminazione diventa costante e capillare, un'isola non lasciata all'abbandono ed al degrado, un'isola che non sia pulita solo nei luoghi di passeggio in occasioni sporadiche (San Cataldo, Settimana Santa, eventi vari), un'isola in cui le speculazioni edilizie non trovano posto, in cui la grande truffa di Urban II è stata completamente smascherata, un'isola che possa vivere la sua quotidianità e non sia costretta a sopravvivere tra degrado scempio ed abbandono, è un'isola in cui esiste una scuola popolare e dei percorsi di educazione popolare tesi alla trasformazione del contesto in cui si vive... vogliamo un'isola in cui i suoi abitanti abbiano la possibilità di vivere dignitosamente organizzandosi ed autorganizzandosi: dallo smaltimento dei rifiuti fino alla riqualificazione delle piazze e delle strade... insomma non vogliamo un'isola abbandonata alla speculazione edilizia e destinata a divenire vetrina per pochi visitatori, ma un'isola che cosciente del suo essere cuore storico e culturale della città trova il suo ruolo nei processi di trasformazione della città intera.


COMITATO DI QUARTIERE
CITTA' VECCHIA

sabato 23 luglio 2011

Comunicato stampa del 23 LUGLIO 2011:

I comitati di quartiere di Taranto, le associazioni e le realtà di base della provincia, attive sui temi dell’ambiente, organizzano:
SUBURBANA 2011, UN CAMPEGGIO POLITICO AUTORGANIZZATO PER DISCUTERE DI ACQUA, RIFIUTI, SANITA’ E BENI COMUNI IN PUGLIA. A LIZZANO, DAL 26 AL 30 LUGLIO .
Sono passati dieci anni dalle giornate del G8 di Genova del 2001, un vertice politico-economico dove pochi potenti, per scelta propria rinchiusi all’interno di un’area inviolabile, si arrogavano il diritto di continuare a garantire gli sfruttamenti, i profitti, le ricchezze e le immunità di pochi, stringendo definitivamente una vite che condannava alla povertà, alla precarietà ed alla brutale repressione i molti. Per farlo, non ebbero alcun timore di usare la forza militare, all’interno di un quadro concretamente definito come la più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale. Quello che si è manifestato in seguito, ed è sotto gli occhi di tutti, è stata la naturale conseguenza della repressione nelle strade di Genova: non c’è limite alle speculazioni economiche del neoliberismo globalizzato, e chi, in America Latina o in India, come che a Napoli o in Val di Susa, si oppone a questo progetto, non ha diritto di cittadinanza. Sono rimaste tutte lì, intatte, le ragioni di quel movimento altermondialista che ha portato, ovunque, centinaia di migliaia di manifestanti di estrazioni diverse ad unirsi e a portare in piazza non rivendicazioni locali, ma temi attorno ai quali si riconoscevano le popolazioni della Terra. La crisi economica mondiale, la distruzione dello stato sociale, la devastazione ambientale, il precariato, la privatizzazione dei beni comuni sono così diventati il necessario prezzo da pagare alle guerre ed alla crisi economica mondiale, mentre l’assenza di rappresentatività, anche nelle cosiddette democrazie occidentali, costringe a pensare a nuove forme di riappropriazione della dimensione pubblica, capaci di superare la sempre più evidente distanza tra i partiti politici e la stragrande maggioranza della popolazione.
Anche nella Puglia di Fitto eVendola le contraddizioni di questo sistema si fanno sempre più stridenti: si tenta di limitare la ripubblicizzazione dell'acqua, dopo che un referendum partecipatissimo ha chiaramente espresso una netta contrarietà a queste manovre, si chiudono ospedali pubblici mentre si favorisce la peggiore sanità privata, si incrementa il circolo vizioso dei traffici di rifiuti garantendo profitti e nuove autorizzazioni ai signori delle discariche e degli inceneritori, nel solco tracciato da quel pensiero unico dominante che considera il valore delle merci superiore a quello delle persone. Così si riaprono, invece, vergognosi centri lager che pensavamo definitivamente ripudiati dalla Storia, si militarizzano i territori, e si consolidano centri di potere che non hanno nessuna intenzione di vedere intaccati i propri benefici.
Sono queste le ragioni per le quali comitati e associazioni di base di cittadini di questo territorio si incontrano a Suburbana, per autogestire insieme un campeggio politico di cinque giorni durante i quali condividere analisi sui beni comuni e discutere di nuove strategie di lotta. L’appuntamento è a Lizzano (TA), in Contrada Porvica - raggiungibile dalla SP Pulsano Monacizzo - da martedì 26 luglio e fino al 30. I dibattiti e gli approfondimenti tematici si terranno a partire da mercoledì 27, con una discussione che vedrà coinvolti i Comitati territoriali per l’acqua pubblica e proseguiranno nei giorni 28 e 29 luglio, quando al centro dell’attenzione saranno poste la gestione dei rifiuti, e la sanità in Puglia, con “l’affare”, sempre più inquietante, del San Raffaele del Mediterraneo a Taranto. Come sempre, anche durante questa edizione di Suburbana, saranno attivi tutti i giorni il bar e la cucina popolare, le mostre e gli spazi per la controinformazione e le autoproduzioni, l’area destinata alla musica ed ai concerti.

mercoledì 20 luglio 2011

Venerdì 22 Sabato 23 ASPETTANDO SUBURBANA 011


Continuano le iniziative per cercare di fra fronte alle spese dell'organizzazione dell'eveno SUBURBANA 011...
raggiungici e fatti raggiungere al comitato di quartiere città vecchia..

dalle ore 21. cena e buona musica..

martedì 12 luglio 2011

NO TAV!!!!!!!!!!!

VENERDÌ 15 LUGLIO 2011
IL COMITATO DI QUARTIERE
Città Vecchia presenta:

serata di controinformazione sul progetto tav in val susa.
Dalle ore 20 iniziamo una discussione grazie al contributo di Maurizio Piccione esponente no tav del collettivo TAKUMA.
La democrazia non è uno yogurt, non scaderiprendiamoci la nostra terra, riprendiamoci le nostre vite, costruiamo il nostro futuro!

domenica 10 luglio 2011

SABATO 16 LUGLIO


SABATO 16 LUGLIO
AL COMITATO DI QUARTIERE CITTÀ VECCHIA
CENA POPOLARE PER SOSTENERE LE SPESE DI SUBURBANA

Come ormai tutti sanno, quest'anno il campeggio Politico di Suburbana è stato costruito interamente grazie al sostegno delle realtà territoriali presenti in tutta la provincia.. e non solo..
Le spese iniziali di Suburbana rigurdano i manifesti per la pubblicità, l'impianto idrico ed elettrico per il campeggio e le prime spese per bere e mangiare..
certi nel contributo di tutti...
a SABATO!

martedì 5 luglio 2011

La risposta NoTav: "nessun Black Bloc, resistenza popolare"

Tutti gli interventi della conferenza stampa del movimento notav tenutasi il 4 luglio a Chiomonte.
Il movimento notav non accetta semplificazioni né riduzionismi e nella sua splendida etereogeneità compatta (ci si permetta l'ossimoro) entra a gamba tesa sull'ennesima -interessata- invenzione mass-mediatica che rispolvera vecchi fantasmi: i famigerati "black bloc".
All'indomani di una giornata vissuta da tutt* come epica, la necessità di intervenire e dire fuori dai denti la propria verità contro le tante piccole menzogne che a forza di ripetersi pretendono di descrivere forme, espressioni e modi di un movimento che dura da 20 anni.
In un gazebo allestito sulle sponde della Dora, a pochi metri dall'area transennata, e che da oggi sara' il punto di riferimento del movimento, apre gli interventi Maurizio Piccione (Spinta dal Bass/Takuma): ''Non c'erano i black bloc ma solo persone in grandissima parte valsusini, che si erano equipaggiati con caschetti e maschere antigas dopo quello che era successo lunedi', ma erano tutti a mani pulite [...] dopo che le forze dell'ordine ci hanno aggredito a colpi di lacrimogeni, pietre e getti di idranti, ci siamo difesi come abbiamo potuto. Non ci e' rimasto altro da fare che continuare a difenderci". Gli fa eco, subito dopo, Lele Rizzo (comitato di lotta popolare): "Il nostro modo di agire e' quello della resistenza popolare e l'unica accusa a cui risponderemo sempre e' quella di aver fatto resistenza di fronte a una sistuazione che non ci siamo creati. Si e' inventato lo spauracchio dei black bloc perche' non ci si arrende all'idea di un'intera valle che vuole resistere. Bisogna dire grazie alla responsabilita' dei valsusini aver fatto resistenza che e' per noi un vanto".
Tutti gli altri interventi hanno insistito su questi punti, fino alla testimonianza di un viticoltore valsusino che ha descritto la sua ormai quotidiana esperienza (a noi verrebbe da dire: da check-point israeliano) per arrivare a lavorare nelle vigne dentro il territorio militarizzato. Solidarietà a tutti gli arrestati e feriti e creazione di un libro bianco sulle vuiolenze della polizia per il prosimo numero di Sarà Dura.
Prossimi appuntamenti: un campeggio di lotta a fine luglio e uno internazionale a fine agosto.
A sarà dura!!!
i video della conferenza

mercoledì 29 giugno 2011

aperitivo jazz


SABATO 2 LUGLIO
ore 21
IL COMITATO DI QUARTIERE PRESENTA:
APERITIVO JAZZ...
MUSIC BY Antonio
DJ SELECTA ZioUmberto

sabato 18 giugno 2011

comunicato stampa

I Comitati per l'Autorganizzazione Sociale di Taranto, come parte integrante dei cittadini in mobilitazione, aderiscono e promuovono la manifestazione PER LA NOSTRA TERRA, che si terrà a Lizzano il 19 Giugno in piazza IV Novembre.

La manifestazione è in perfetta sintonia con il percorso che i movimenti nella  provincia di Taranto stanno costruendo per arrivare a Suburbana nell'ultima settimana di Luglio.

Siamo fermamente convinti che i movimenti, espressione genuina della cittadinanza, debbano porsi in una dimensione progettuale capace di portare le proprie esigenze nelle 'stanze dei bottoni' e riuscire a portare avanti una politica differente, una politica che sulla sanità, sui rifiuti, sull'istruzione e sul lavoro porti vantaggi ai cittadini e non ai soliti noti.

I rifiuti sono il pezzo iniziale di un percorso di rivendicazione più profondo che, anche alla luce dei risultati referendari, si riappropria dei beni comuni e comincia a partecipare in maniera attiva alla loro gestione.

Rifiuti zero è un esempio di politica virtuosa che concilia le esigenze economiche dei cittadini e le loro esigenze sanitarie, per noi inviolabili.

Mediante la politica rifiuti zero si permette un risparmio sull'acquisto della merce in quanto un prodotto riciclato costa di meno in produzione di un prodotto nuovo e permette di eliminare dal territorio impianti come gli inceneritori e le discariche che da anni portano lo scempio e il degrado uccidendo il territorio ed inquinando l'aria e le falde acquifere.

L'iniziativa PER LA NOSTRA TERRA è un ulteriore tassello per un percorso di emancipazione culturale e territoriale che ci permetta di liberarci dalle scelte calate dall'alto che fino ad ora hanno prodotto solo percentuali abnormi di tumori, morti bianche, rischi antropogenici e non hanno mai risposto al problema della disoccupazione e del precariato giovanile, né della vivibilità delle città.

Rilanciamo quindi l'invito ad essere tutti e tutte presenti il 19 Giugno in piazza IV Novembre a Lizzano alle ore 20.

Per quanto tempo ancora accetteremo di compromettere la nostra salute mentale e fisica senza vedere un minimo miglioramento nella vivibilità dei territori, per quanto ancora accetteremo che qualcuno decida per noi, per quanto tempo ancora accetteremo che questa terra non abbia futuro?
Comitati di Quartiere Taranto

mercoledì 8 giugno 2011

LO SCEMPIO NUCLEARE

Fukushima oltre ogni previsione: radiazioni raddoppiate e fusione totale dei reattori
                      
Per mesi la Tepco e i funzionari giapponesi si sono rifiutati di ammettere che si fosse verificata una qualche fusione nei reattori di Fukushima.
Poi (il 15 maggio) hanno ammesso la fusione nel reattore n1, sostenendo però che nei reattori 2 e 3 si era trattato di fusioni solo parziali.
Infine lunedì 6 giugno hanno ammesso quel già si sapeva: ci sono state fusioni totali in tutti e tre i reattori della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. (Il meltdown è il caso più temuto, l’incidente peggiore: vuol dire che le barre di combustibile passano dallo stato solido a quello liquido, con reazioni varie, e il rischio che la micidiale miscela radioattiva crepi il vessel e penetri nel sottosuolo inquinando falde freatiche, terreni , acque circostanti…e il mare come sta accadendo.Fino – estrema possibilità – alla corteccia terrestre in quella che viene definita ”sindrome cinese” dal film omonimo).
Come ha riportato, fra gli altri, la CNN, riferendo quanto detto dalla governativa Nuclear and Industrial Safety Agency (NISA) “si tratta di una nuova valutazione che va ben oltre le precedenti dichiarazioni sull’estensione del danno provocato dal terremoti e dallo tsunami dell’11 marzo”. La Tepco fino al 24 maggio scorso aveva descritto uno scenario ben diverso, affermando che nei reattori 2 e 3 la temperatura nei due reattori si era sostanzialmente raffreddata e che non vi era stata fusione totale del nocciolo. Il termine meltdown veniva accuratamente omesso, dalla società, rileva il 6 giugno il Washington’s blog, che ha seguito passo passo le varie fasi dell’incidente e ricorda come un ingegnere dell’università del Michigan, il prof. Gary Was che,intervistato dalla CNN, dai dati riportati già temeva il peggio in tutti e tre i reattori. La fusione sarebbe avvenuta molto più rapidamente di quanto non si fosse capito. Vale a dire quasi subito. Tanto che la NISA ora stima che la quantità di radiazioni rilasciate nell’atmosfera nella prima settimana non sia stata di 370,000 ma di 770,000 terabecquerels. Sebbene l’agenzia sottolinei che comunque si tratti di un valore pari solo al 10% delle radiazioni rilasciate nel disastro di Chernobil – osserva il Mail online- la revisione dei dati mostra il fallimento nel contenere l’incidente si sia risolto in un livello di contaminazione delle zone circostanti molto più alto di quanto si sia inizialmente ritenuto.
Inoltre tracce di plutonio sono state trovate all’esterno del reattore n. 1 ed è stato confermato che provengono dalla centrale (a quanto riferisce Kyodo News)....
L’Agenzia internazionale avrebbe saputo già a fine marzo della fusione, avendo ricevuto la relazione di un supertecnico americano, Chris Allkison, basata su una accurata simulazione, ma avrebbe omesso passi successivi.
Il meltdown era avvenuto subito, 50 minuti dopo il guasto al sistema di raffreddamento del reattore n.1, sosteneva Allison.
(MGB, LaStampa)
                      
Pubblicato da "Uniti Per La Salute " Associazione ONLUS

SUBURBANA 2011

PROPOSTA DI ASSEMBLEE INTERPROVINCIALI PER LA COSTRUZIONE DEL CAMPEGGIO POLITICO DI LOTTA SUBURBANA DA TENERSI A TARANTO.

Il percorso di confronto e scambio condiviso nel corso dell’ultimo anno tra comitati auto-organizzati dei quartieri di Taranto e le associazioni territoriali volte alla difesa dei beni comuni e alla salvaguardia della salute collettiva ha fatto in noi maturare la determinazione a procedere in questa direzione: abbiamo pensato che il Festival di Suburbana di quest’anno potesse assumere un significato più ampio, ricercando prioritariamente il confronto esterno. Questo significherebbe che nel periodo in cui si svolgerà Suburba na si potrebbe ospitare un campeggio politico di approfondimento dei temi di interesse collettivo, quali ad esempio la tutela dei beni comuni, la salvaguardia della salute, il precariato intellettuale (…).
Il campeggio sarà costruito in tutte le sue fasi, politiche e tecniche, nell’assemblea che produrrà il primo gruppo di lavoro e di adesione alla proposta.

Pensiamo che siano maturi i tempi affinché le esperienze territoriali avanzino verso una ricerca di un punto di vista generale, sia in funzione della gestione della politica dal basso che della sua espansione nella società. Mentre oggi si lotta solo in risposta alle emergenze e le esperienze si sviluppano in ambiti ancora circoscritti, il nostro intento è di definire un progetto di sviluppo territoriale creando sintesi, ragionando sulle difficoltà e sui metodi che si sono rivelati di migliore impatto rispetto ad altri e mettendo a punto nuovi metodi per promuovere un cambiamento sociale e culturale.
Auspichiamo di raggiungere il superamento dei limiti attuali attraverso un percorso collettivo, prodotto dalla ricchezza delle diversità, in cui maturi l’ambizione al cambiamento del progetto di società in esperienze di gestione collettiva dei percorsi sociali.

Suburbana ha voluto in questi anni riempire le proprie giornate di contenuti derivanti dal lavoro annuale. In questo momento sentiamo il bisogno di aprirci ad una fase di osservazione e analisi dell'attuale che consenta a noi e a tutti gli elementi attivi nelle lotte per la tutela dei diritti di riposizionarci a Settembre in spazi progettualmente sempre più larghi e radicali, per promuovere lo sviluppo del nostro territorio nel rispetto dei diritti collettivi, dei beni comuni e contrastare il perseguimento dei profitti in ambito energetico, bellico, sanitario a danno della collettività. Pensiamo infine che il campeggio po ssa essere una buona esperienza di confronto per creare dei messaggi chiari ed efficaci, che ci distinguano da chi svende le lotte e i diritti, nonché da chi si valorizza tradendo la base per abbracciare massoni, speculatori, disonesti e gente come Don Verzé.

L'assemblea preparatoria e decisionale che riguarda la costruzione di un campeggio a Taranto nell’ultima settimana di Luglio si è svolta sabato 4 Giugno, presso il Comitato di Quartiere (via arco Paisiello G18) Città Vecchia di Taranto.
Durante l'assemblea tutti gli interventi puntualizzavano la necessità di realizzare un fronte unico sulla questione dei beni comuni, non semplicemente per esprimere un opinione sui diversi argomenti ma per poter far crescere e maturare un diverso modo di GESTIRE le risorse: dall'acqua all'energia alla sanità, la cittadinanza deve costruire la propria alternativa a un sistema rappresentativo che ha fallit o miseramente il suo mandato storico.
Tutta l'assise è fermamente convinta che i temi trattati sono nella quotidianità delle lotte presenti in Italia e più specificatamente nelle province pugliesi. Si è dunque deciso di organizzare assemblee itineranti nelle varie province per confrontarsi sulle prospettive da dare a quella parte di popolazione che è stanca di sentirsi ospite o addirittura cliente della società in cui vive.
La necessità di attivare percorsi di protagonismo attivo siamo convinti che è presente in tutte le lotte territoriali sviluppatesi in Puglia; si tratta di collegarle in una cornice che veda la popolazione gestire le risorse del territorio in cui vive, partendo dai piani provinciali dei rifiuti che vanno costruiti con la cittadinanza e PER la cittadinanza; che prevedano quindi la strategia rifiuti zero. Così come la questione sanità che, con l'operazione San Raffaele del Mediterraneo, si appresta a fare scuola e a portare alla privatizzazione della sanità; in tale ambito Taranto è un laboratorio per tutta la Puglia, ed è quindi con tutta la Puglia che vorremmo affrontare il problema creando e imponendo dal basso un piano sanità adeguato ai problemi della popolazione e non della speculazione.
Suburbana vuole essere un momento fondamentale per la connessione delle lotte 'dal basso' senza dichiararsi come unico luogo in cui far crescere dinamiche collaborative, ma offrendosi come prima possibilità per un percorso che dovrà poi crescere sui vari territori richiamando ad appuntamenti locali e generali .
Il periodo sarà particolarmente propizio anche per continuare a parlare di acqua, al di là dell'esito referendario: la gestione della risorsa idrica mediante organismi popolari è ciò che realmente i firmatari di quel referendum vogliono realizzare, ed è proprio di come gestire le risorse che dovremo parlare, perché senza un confronto allargato su tali problematiche non riusciremmo neanche a fornire prospettive se non limitate e/o resistenziali.

venerdì 3 giugno 2011

SABATO 4 giugno 2011

RITORNA L'APERITIVO POPOLARE AL COMITATO DI QUARTIERE CITTÀ VECCHIA..
MUSICA, PIATTI POPOLARI E SUBURBANA!!!

venerdì 27 maggio 2011

visto che i mass media FANNO FINTA DI NIENTE...


Comunicato Stampa
I DETENUTI DI REBIBBIA IN SCIOPERO DELLA FAME

Circa 1000 detenuti del Nuovo Complesso di Rebibbia hanno iniziato da lunedì 23 maggio lo sciopero della fame ( di questi 300 hanno firmato la dichiarazione di sciopero ), rimandando indietro i pasti forniti dall’amministrazione penitenziaria e non acquistando generi alimentari dalle imprese interne ( ad eccezione di the, caffè, zucchero, camomilla e tabacchi).
Si ricorda che proprio da Rebibbia, che ‘ospita’ circa 1.700 persone e dove, al momento, sono impegnate nello sciopero tre sezioni, sono state spedite da tempo lettere al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio, per esporre i gravi problemi legati al sovraffollamento (e non solo), senza che ad oggi sia stata data ancora alcuna risposta.
Tale protesta non violenta vuole sottolineare le invivibili condizioni nelle quali si trovano i detenuti di Rebibbia e della maggior parte degli istituti penitenziari italiani, soprattutto a causa del sovraffollamento e delle precarie condizioni igienico-sanitarie. Lo sciopero della fame è iniziato a Latina (dove i detenuti sono costretti a dormire con i materassi per terra per mancanza di brande e spazio dove metterle), si è diffusa ben presto in numerose carceri italiane e a Roma sta coinvolgendo anche le detenute del Femminile. Si calcola che almeno 3.000 siano i detenuti interessati alla lotta e 600 i familiari che si sono associati allo sciopero della fame; inoltre, in alcuni istituti penitenziari della Toscana e della Sardegna persino i Direttori hanno adottato proprie forme di protesta per le ormai strutturali carenze di organico sia degli agenti penitenziari che del personale dell’area educativa. Ciò sottolinea in maniera ancora più marcata il problema dell’insostenibilità delle condizioni di vita dei detenuti, che non si ha difficoltà a definire ‘ indegne’ per qualunque paese civile.
Quanto accade oggi nel sistema carcerario italiano rivela la totale la mancanza di rispetto per l’individuo ed è un vero e proprio insulto alla dignità della persona.
La forma di protesta, fanno sapere i detenuti, durerà a tempo indeterminato e si propone
  • Di ottenere migliori condizioni di vita all’interno delle strutture penitenziarie ( con l’applicazione della normativa europea che prevede 7mq a persona come spazio minimo previsto per la vivibilità interna alle celle )
  • Di diffondere la cultura del rispetto della dignità dei detenuti
  • Di raggiungere la realizzazione di politiche sociali a sostegno degli individui e delle famiglie


Alcuni Detenuti di Rebibbia
in sciopero della fame
Roma, 25 maggio 2011

venerdì 15 aprile 2011

IV GIRONI DELLA MADONNA GIORNO 1 mercoledì

Mercoledì 20 aprile, alle ore 18,30, nel comitato di quartiere "Città Vecchia", arco Paisiello,
viene presentato il libro "Spagna 36. Voci dal POUM" 
con l'autrice, Isabella Lorusso.
Nel I995 l'autrice decide di raccogliere di persona delle testimonianze dai comunisti e dalle comuniste del Partido Obrero de Unificaciòn Marxista, vittima della repressione stalinista.
trova delle persone lucide che raccontano senza esitazione i fatti vissuti in gioventù. Costoro hanno continuato l'attività politica in coerenza coi propri ideali,
alcuni chiarendo con propri scritti le vicende interne al campo repubblicano relative alla propria esperienza.
Il libro risulta un documento sobrio ma appassionante, di lettura chiara e scorrevole; utile per l'oggi, in quanto contribuisce a evidenziare quei nodi
problematici relativi al modo di organizzarsi della classe subalterna nello sforzo che ha saputo produrre per superare i rapporti sociali tutt'ora vigenti.

IV GIORNI DELLA MADONNA GIORNO 2 giovedì


Giovedì 21 aprile, alle ore 21,00 nel comitato di quartiere "Città Vecchia", arco Paisiello,
dance hall con BOB ROCK E ZIO UMBERTO 
-garange-punk-alternative-folk and more..

Pionieri musicali, fucina di idee per i giovani che si affacciano al mondo della musica:
Bob Rock e Zio Umberto provenienti dal quartiere Paolo VI e specificatamente dalle case bianche, dagli anni che vanno dal '80 ad oggi insieme con Alfi-Alfi (anche lui delle case bianche) sono sempre alla ricerca di gruppi musicali emergenti da proporre all'interno della città in cui vivono. Bob Rock 47 anni e Zio Umberto 57 anni hanno iniziato a collaborare nel 90 all'interno dello scantinato di Bob dove hanno cominciato ad aggregare giovani del quartiere portandoli fuori dall'emarginazione e dall'eroina. 
   
IV GIORNI DELLA MADONNA GIORNO 3 venerdì

"Avevo un figlio Valerio, che riempiva la nostra vita e me lo hanno ammazzato. È caduto sul divano in quell'angolo, aveva la testa dove adesso c'è quel gattino di pezza. Sono stati i fascisti, forse per vendetta perchè Valerio faceva parte di Autonomia o forse per paura. Valerio era un loro nemico giurato, stava raccogliendo un dossier sui fascisti del quartiere, chissà? Ma da quel giorno viviamo con uno scopo, scoprire la verità su nostro figlio. Dare un nome ai tre assassini che ce l'hanno ucciso davanti agli occhi. Se la sua morte rimarrà un mistero. Mio figlio sarebbe ucciso per la seconda volta." Pina Carla Verbano

Venerdì 22 aprile, alle ore 18,30, nel comitato di quartiere "Città Vecchia", arco Paisiello,
viene presentato il libro "Valerio Verbano. Ucciso da chi, come, perchè" con l'autore,
Valerio Lazzaretti.

L'uccisione di Valerio Verbano non è un mistero. E' diventata tale solo per l'assenza di indagini vere, accurate, decise. Questo libro è un “processo indiziario” che copre abbondantemente quella assenza. Attraverso l'analisi di interrogatori, verbali, sentenze, documenti e libri prodotti dai neofascisti, ricostruisce e radiografa tutto quel che si mosse a destra tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80. Connette gruppi, figure, mitologie; fa luce sul proliferare di sigle sempre nuove e rivendicazioni multiple ideate per depistare, creare confusione, mimetizzarsi e cercare di parificare destra e sinistra. Compone i pezzi di un puzzle e alla fine qualcosa si capisce: ci sono individui, armi, identikit, formule retoriche che ritornano. Un cumulo di indizi che fanno chiarezza sulla morte di Valerio, ucciso il 22 febbraio 1980 nella sua abitazione, davanti ai suoi genitori legati e imbavagliati.

per info: http://www.valerioverbano.it/dblog/


IV GIORNI DELLA MADONNA GIORNO 4 sabato
 Sabato 23 aprile, alle ore 18,30, nel comitato di quartiere "Città Vecchia", arco Paisiello, 
viene presentata la serata, intitolata ViolAzione, che vuole dare degli spunti di riflessione sulle diverse forme di violenza di genere frutto del dominio del patriarcato, dello stato e della religione, le più antiche e persistenti forme di oppressione esistenti a cui la società sembra essersi assuefatta. Predominante è in primo luogo il femminicidio, neologismo con il quale si nomina ogni forma di discriminazione e violenza rivolta contro la donna “in quanto donna” a prescindere dall'età e dall'estrazione sociale.
L'iniziativa verterà su letture recitate di alcune testimonianze reali di donne violate e calpestate, che hanno però trovato la forza di lottare, di reagire e di uscire dal silenzio.
Saranno inoltre presentati allestimenti e illustrazioni relativi alle diverse problematiche di genere.
 

VITTORIO È STATO ASSASSINATO...

fonte: forumpalestina

Vittorio è stato ucciso per dare un segnale: 'State alla larga da Gaza e dalla Palestina'
Comunicato del Forum Palestina

Le cause e la dinamica del sequestro e dell'uccisione di Vittorio Arrigoni, attivista e corrispondente del movimento internazionale di solidarietà con la Palestina da Gaza, sono in corso di ricostruzione. Alcune informazioni e alcune valutazioni possono però essere indicate sin da ora.

Vittorio era in procinto di rientrare in Italia per poter collaborare alla missione della Freedom Flotilla che a maggio intende rompere l'assedio della popolazione palestinese di Gaza, un assedio che Vittorio ha sistematicamente denunciato e documentato da anni.

Vittorio è stato trovato già morto quando la polizia palestinese, aiutata dalla popolazione, era riuscita a trovare il posto dove era tenuto sequestrato. L'ultimatum di 30 ore dunque era solo pretestuoso. I sequestratori sono giovanissimi, di cui almeno uno è cittadino giordano e non palestinese.

Il gruppo che ha sequestrato e ucciso Vittorio appartiene alla galassia dei gruppi islamici salafiti, molto diversi dalla corrente dell'islam politico a cui fa riferimento il movimento Hamas che governa la Striscia di Gaza. Questi gruppi sono molto più attivi contro le altre correnti islamiche e i regimi arabi  accusati di apostasia  che contro l'occupazione israeliana della Palestina o la presenza militare USA in Medio Oriente.

Alcuni di questi gruppi islamici appartengono al network dell'islam politico che fa riferimento, viene finanziato e armato dall'Arabia Saudita. Alcuni di questi gruppi hanno già provocato scontri e serissimi problemi nei campi profughi palestinesi in Libano.

In queste settimane in cui le alleanze in Medio Oriente vengono bruscamente rimescolate dalle rivolte popolari e dalle tensioni in tutta la regione, la monarchia saudita ha stretto una alleanza con Israele all'insegna del comune nemico rappresentato dall'Iran e dalla sua influenza nella regione del Golfo e in Medio Oriente. Questa alleanza è stata rinsaldata in un recente vertice a Mosca nel quale erano presenti sia Netanyahu che i dirigenti dei servizi di sicurezza sauditi.

In queste settimane le autorità israeliane hanno avviato una campagna di intimidazione contro gli attivisti e le campagne internazionali di solidarietà con la Palestina, in particolare contro la Freedom Flotilla che partirà a maggio diretta a Gaza e la campagna di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni verso Israele. Le autorità israeliane hanno chiesto ai governi dei paesi da cui partiranno le navi o in cui sono attive le campagne di boicottaggio di intervenire contro gli attivisti. Il premier italiano Berlusconi ha già raccolto la richiesta del governo di Israele. I servizi di sicurezza israeliani si sono attivati per utilizzare ogni mezzo necessario per tenere gli attivisti internazionali alla larga da Gaza e dalla Palestina.

Non abbiamo tutte le prove, ma riteniamo che il sequestro e l'uccisione di Vittorio possa rientrare in un "lavoro sporco" realizzato dai gruppi islamici legati all'Arabia Saudita oggi alleata di Israele. Il messaggio agli attivisti internazionali è chiaro e inquietante: 'State lontani da Gaza, state lontani dalla Palestina', 'Nessuna internazionalizzazione sulla questione palestinese verrà tollerata dal le autorità di Tel Aviv e dai suoi alleati'.

Vogliamo mandare un messaggio chiaro e forte a tutti coloro che in Israele o nel mondo arabo, in Europa o negli Stati Uniti intendono stringere il cappio dell'isolamento e della liquidazione intorno al diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese: non ci fermerete fino a quando in Palestina non ci sarà il pieno riconoscimento dei diritti dei palestinesi. Lo dobbiamo a questo popolo che lotta per la sua libertà da sessanta anni e adesso lo dobbiamo anche a Vittorio.

Per questo oggi saremo in piazza in tutte le città italiane.

15 marzo 2011


Il Forum Palestina

www.forumpalestina.org

tel.3335601759 - 3381521278

giovedì 14 aprile 2011

SEQUESTRATO VITTORIO ARRIGONI A GAZA CITY

Vittorio Arrigoni, scudo umano dell'Islam nella Striscia di Gaza, è stato rapito oggi da un gruppo armato salafita che minaccia di ucciderlo se entro 30 ore Hamas non libererà i prigionieri del gruppo detenuti nelle locali galere.
Nel video si vede chiaramente Vittorio malconcio, bendato e ammanettato mentre qualcuno gli tiene la testa per i capelli. Sul viso, tracce di sangue che partono da sotto la benda nera che gli copre gli occhi. Una musica copre il sonoro del video, mentre in sovraimpressione appare una scritta in inglese che recita: «Il popolo di Gaza si dispiace per quello che questi bigotti hanno fatto a Vittorio. Siamo sicuri che sarà presto libero e salvo».
Il video è stato postato oggi su Youtube da «This is Gaza Voice».
Una brutta notizia per il popolo palestinese e quanti da sempre sostengono la sua lotta di liberazione. Vittorio, dal suo sito guerrillaradio.iobloggo.com fornisce quotidiani aggiornamenti dalla Striscia sulle condizioni del popolo palestinese e i continui atti di guerra israeliani.
Durante il massacro dell'operazione "Piombo Fuso" dell'autunno 2009 era stato l'unico italiano a restare in loco a raccontare gli effetti dei bombardamenti israeliani mentrei giornalisti dellla Rai commentavano al sicuro negli studi di Tel Aviv.
Trai suoi ultimi post di ieri commentava le dichiarazioni di Berlusconi di voler fermare la partenza della Freedom Flottilla 2 perché "non lavora per la pace nella regione". Vedremo cosa sarà in grado di fare per permttere la liberazione di Vittorio...
Per intanto, a esprimere la vicinanza a Vittorio e pretenderlo subito libero, sono gli uomini e le donne di Palestina che scrivono migliaia di commenti sui social network condannando "l'atto vergognoso", promettendo di fare del loro meglio per liberare "quest'uomo coraggioso".

fonte: infoaut

mercoledì 9 marzo 2011

proiezione: Juarez, la città dove le donne sono usa e getta


giovedì 10 marzo le DONNE del COMITATO DI QUARTIERE proietterà il film-documentario JUAREZ, LA CITTÀ DOVE LE DONNE SONO USA E GETTA. Lungometraggio che documenta il fenomeno del femminicidio a Ciudad Juarez (Messico).

mercoledì 2 marzo 2011

lunedì 28 febbraio 2011

proiezione: COME UN UOMO SULLA TERRA




giovedì 3 marzo il COMITATO DI QUARTIERE proietterà il documentario SOLO COME UN UOMO. Il viaggio di un migrante etiope che per arrivare a Roma dovrà affrontare l'inferno libico...
Un ottimo documentario capace di far comprendere a fondo le atroci complicità degli stati europei, per primo quello italiano con Gheddafi ed il suo regime.

sabato 12 febbraio 2011

Venerdì 18 Febbraio


VENERDÌ 18 FEBBRAIO
AL COMITATO DI QUARTIERE 
SERATA INTRODUTTIVA...
MUSICA E PROIEZIONI DA EUSKAL HERRIA
selezione SKA-PUNK-ROCK-