Nell’ambito
delle iniziative coordinate dall’Osservatorio sulla Rigenerazione
Urbana, che si riunisce ogni martedì in Città Vecchia nei locali
del Comitato di Quartiere e che, con il contributo di tecnici,
abitanti dell’isola e semplici cittadini, si propone di monitorare
le politiche urbanistiche e sociali del Comune di Taranto, la scorsa
settimana si è svolto un presidio informativo nelle zone di Via Cava
e di Largo San Martino. L’iniziativa, alla quale ha partecipato un
cospicuo numero di abitanti delle vie limitrofe, soprattutto donne,
ha dovuto registrare il loro vivo disappunto per non essere stati
coinvolti nelle imminenti decisioni sul quartiere, che non è dato
sapere se avranno l'intento di migliorare le condizioni
socio-abitative di chi vi abita. Oltre alla totale assenza di
informazione e di partecipazione alle scelte preoccupa in particolar
modo la paventata intenzione di affidare agli appetiti dei privati
interi lotti di edilizia residenziale pubblica della città vecchia
(lo strumento dell’"hausing sociale"), mentre per le
perduranti condizioni di degrado ambientale, di abbandono e di
carenza di servizi essenziali che ancora attanagliano interi comparti
dell’isola non sembra prevista dal Piano alcuna misura. Gli stessi
cittadini hanno inoltre evidenziato forti perplessità
sull’opportunità di portare a compimento la cosiddetta “variante
Salinella”, ed avanzato il dubbio che dietro questa operazione
edilizia possa celarsi un nuovo trasferimento degli abitanti della
Città Vecchia, con la conseguente, definitiva disgregazione del suo
tessuto sociale e culturale, vero e autentico patrimonio, non di una
piccola comunità ma dell’intera città.
La
questione del centro storico tarantino non è infatti solo un
problema di chi vi abita. Come sottolineò Giulio Carlo Argan durante
la tavola rotonda del 1969, organizzata in risposta alla sistematica
politica di demolizioni portata avanti in quegli anni, “ricorrere a
soluzioni di tipo speculativo invece che di tipo funzionale nella
città antica, sarebbe compromettere in modo definitivo la
possibilità che Taranto può ancora avere di riscattare gli errori
urbanistici del passato e di diventare una città moderna”.
E’
piuttosto ora di raccogliere la previsione e l’appello lanciato, in
quegli stessi giorni, da Giorgio Bassani: “... ci sarà senza
dubbio chi, pur di avere il permesso di abbattere la cosiddetta
edilizia minore dell’unico quartiere antico rimasto a Taranto, si
offrirà di censire uno per uno palazzi e chiese di qualche pregio, e
perfino di restaurarli di tasca sua. Ma occorrerà essere fermi. Non
farsi ricattare. Dirgli di no. Perché la poesia non è il fiore sul
vulcano. Brama il contesto, esige le strutture”.
Pertanto
l’Osservatorio sulla Rigenerazione Urbana continuerà a svolgere la
propria opera di inchiesta e informazione tra i cittadini dei vicoli,
e rivolge sin d’ora un appello al Comune di Taranto affinché si
pronunci chiaramente e in maniera pubblica sui progetti e gli
obiettivi che investiranno la Città Vecchia (insieme all’intera
città) nel futuro prossimo, prima che sia, come al solito, troppo
tardi. Perché se si vuole “rigenerare l’isola” attraverso la
frammentazione del suo tessuto umano allora per i tarantini Taranto
Vecchia è perduta, perché essa diventerà una falsa città museo, o
una specie di falso villaggio folclorico, come è successo sulla
Costa Azzurra. Ed i segnali, in questo senso, purtroppo ci sono già.
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