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mercoledì 9 giugno 2010

'La verità dietro la propaganda israeliana'.

Scritto il 2010-06-09 in News

La verità dietro la propaganda israeliana.

Di Robert Fisk - The Independent -




Sono ovviamente indignato verso uomini armati che assaltano navi in acque internazionali, uccidendo i passeggeri a bordo che tentano di resistere, e che poi costringono la loro nave a dirigersi nel porto dei dirottatori. Sto, ovviamente, parlando dei pirati somali che predano sulle navi occidentali nell'Oceano Indiano. Come osano quei terroristi toccare le nostre navi inermi in alto mare? E come siamo nel giusto ad avere le nostre navi da guerra là per prevenire tali atti terroristici!

Ma ops! Almeno gli israeliani non hanno chiesto un riscatto. Vogliono solo ottenere che i giornalisti facciano propaganda di guerra per loro. La settimana era appena iniziata quando "commandos" militari israeliani hanno preso d'assalto una nave turca che portava aiuti a Gaza e hanno ucciso nove dei passeggeri. Ma per la fine della settimana, i manifestanti erano diventati "attivisti armati per la pace", viziosi antisemiti “che professano pacifismo, che ribollono di odio, che colpiscono un altro essere umano con un palo di metallo". Mi è piaciuto l'ultimo pezzo. Il fatto che la persona che viene picchiata stava evidentemente sparando ad un altro essere umano con un fucile non è proprio riuscito a passare in questa strana versione della realtà.

Le proteste della comunità turca che i loro figli volevano essere martiri - qualcosa che la maggior parte dei membri di una famiglia turca potrebbe dire se i loro parenti fossero stati uccisi dagli israeliani - sono state trasformate in conferma che essi erano stati combattenti della jihad . "Su quella nave di aiuti", mi ha detto in un messaggio un cittadino dello Sri Lanka questa settimana, “c’erano a bordo mia nipote, mio nipote e sua moglie. Purtroppo ad Ahmed (il nipote di 20 anni) hanno sparato ad una gamba e ora è curato (sic) sotto custodia militare. La terrò sempre aggiornata". L’ha fatto davvero. In poche ore, la stampa era a casa sua in Australia, chiedendogli di sapere se Ahmed era un combattente della jihad - o anche un potenziale attentatore suicida. Si vede che la propaganda funziona. Non abbiamo visto un fotogramma di pellicola dei manifestanti, perché gli israeliani hanno rubato la partita. Nessuno ci ha detto – ammesso che la nave turca davvero trasportasse simili uomini senza scrupoli – come mai i loro terribili piani per aiutare i "terroristi" di Gaza non siano stati scoperti nel lungo viaggio dalla Turchia, anche quando si sono fermati in altri porti. Ma il professor Gil Troy della McGill University di Montreal - nel rabbioso Canadian National Post, ovviamente – è stato in grado di spifferare, giovedì, tutto quel ben di dio sugli "attivisti armati per la pace".

Personalmente, non sono affatto sorpreso per le uccisioni a bordo della nave turca. In Libano, ho visto questa marmaglia indisciplinata di un esercito – "elite" quanto una plebaglia media di eserciti arabi - sparare sui civili. Li ho visti guardare il massacro di palestinesi di Sabra e Shatila, la mattina del 18 settembre (ultimo giorno del massacro) fatto dai loro viziosi alleati della milizia libanese. Ero presente alla strage di Cana fatta da artiglieri israeliani nel 1996 - "Arabushim" (l'equivalente del termine offensivo "Ayrab" in inglese), uno degli artiglieri chiamò i 106 civili morti, più della metà dei quali bambini, nella stampa israeliana. Poi il governo israeliano del premio Nobel Shimon Peres disse che c’erano terroristi tra i civili morti - totalmente falso, ma a chi importa? - E poi arrivò il secondo massacro di Cana nel 2006 e poi, nel 2008-9, la strage di Gaza di 1.300 palestinesi, la maggior parte bambini, e poi ...

Beh, poi arrivò il rapporto Goldstone, il quale scoprì che le truppe israeliane (così come Hamas) avevano commesso crimini di guerra a Gaza, ma questo fu condannato come antisemita - povero vecchio onorevole Goldstone, egli stesso un importante giurista ebreo del Sud Africa, calunniato come “un uomo malvagio" dal delirante Al Dershowitz di Harvard - e fu definito "controverso" dalla coraggiosa amministrazione Obama. "Controverso", tra l'altro, in pratica significa "vaffanculo".

Vedete, ci sono dubbi su di esso. È roba losca.

Ma torniamo alla nostra cronologia. Poi abbiamo avuto l'assassinio del Mossad di un funzionario di Hamas a Dubai, con gli israeliani che usavano almeno 19 passaporti falsificati della Gran Bretagna e altri paesi. E la patetica risposta del nostro allora ministro degli Esteri, David Miliband? Lo chiamò "un incidente" - non per l'uccisione del tizio a Dubai, attenzione, solo per la falsificazione di passaporti del Regno Unito, una grande questione “controversa” - e poi ... beh, ora abbiamo avuto l' uccisione di nove passeggeri in mare da parte di altri eroi israeliani.

La cosa sorprendente in tutto questo è che molti giornalisti occidentali - e includo la pusillanime copertura della BBC sulle navi di aiuti di Gaza - scrivono come giornalisti israeliani, mentre molti giornalisti israeliani stanno scrivendo sulle uccisioni con il coraggio che i giornalisti occidentali dovrebbero dimostrare. E sullo stesso esercito israeliano. Prendiamo il devastante rapporto di Amos Harel su Haaretz, che analizza la composizione del corpo degli ufficiali dell'esercito israeliano. In passato, molti di loro provenivano dalla tradizione kibbutziana di sinistra, dalla più grande Tel Aviv o dalla pianura costiera di Sharon. Nel 1990, solo il 2 per cento dei cadetti dell'esercito erano ebrei ortodossi. Oggi la percentuale è del 30 per cento. Sei dei sette tenenti colonnelli della Brigata Golani sono religiosi. In alcune brigate di fanteria, più del 50 per cento dei comandanti locali sono religiosi "nazionali".

Non c'è niente di male ad essere religiosi. Ma - anche se Harel non rende questo punto così fortemente - molti degli ortodossi sono sostenitori della colonizzazione della Cisgiordania, e quindi si oppongono ad uno Stato palestinese.

E i coloni ortodossi sono gli israeliani che più odiano i palestinesi, che vogliono cancellare le possibilità di uno Stato palestinese, come sicuramente alcuni funzionari di Hamas vorrebbe cancellare Israele. Ironia della sorte, furono i vecchi ufficiali del “vecchio” esercito israeliano che per primi incoraggiarono il “terrorista” Hamas a costruire moschee a Gaza – per controbilanciare il “terrorista” Yasser Arafat a Beirut - e sono stato testimone di una delle loro riunioni. Ma rimarrà la stessa vecchia storia prima che il mondo si svegli. "Non ho mai conosciuto un esercito più democratico di Israele" disse lo sventurato filosofo francese Bernard-Henri Lévy poche ore prima del massacro.

Sì, l'esercito israeliano non è secondo a nessuno, elitario, umanitario, eroico. Basta non dirlo ai pirati somali.

independent.co.uk ©
Titolo originale: "The truth behind the Israeli propaganda "
Fonte: http://www.independent.co.uk/
Articolo originale
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di Concetta Di Lorenzo
Il Cairo: il confine di Rafah aperto, ma non ancora per tutti

Scritto il 2010-06-09 in News

Imemc. L'Egitto afferma di voler mantenere indefinitamente aperta la sua frontiera con la Striscia di Gaza, a lungo chiusa, prendendo le distanze dall'assedio israeliano volto ad impoverire l'enclave.

La fascia costiera, che ospita circa 1,5 milioni di palestinesi, è rimasta sotto uno stretto blocco paralizzante dal 2007 [di fatto era già cominciato, ndr], quando Israele ha deciso di chiudere tutti i suoi terminali di frontiera.

Il valico di Rafah, nella parte meridionale del territorio - l'unico non nelle mani di Israele - era stato chiuso dalle autorità egiziane, rendendo di fatto il governo del Cairo collaboratore dell'assedio imposto da Tel Aviv.

Ma i funzionari egiziani hanno aperto il passaggio subito dopo l'attacco di Israele del 31 maggio contro il convoglio di aiuti umanitari, che ha provocato la morte molti attivisti internazionali a bordo della flotta di sei navi.

Il ministro degli Esteri egiziano ha dichiarato lunedì che il confine con la Striscia di Gaza sarebbe rimasto aperto "fino a nuovo ordine", respingendo così le accuse israeliane volte ad incolpare il Cairo di aver incoraggiato Tel Aviv a rafforzare il blocco in modo da premere sul governo di Hamas a Gaza.

"È l'Egitto ad aver rotto il blocco", ha riportato Associated Press martedì 8 giugno, citando il portavoce del ministero, Hossam Zaki. "Non abbiamo intenzione di permettere la fuga della potenza occupante dalle sue responsabilità", ha poi sottolineato.

Permettendo al momento il transito solo alle persone malate, agli studenti e a coloro che hanno ottenuto il permesso da parte dell'agenzia di sicurezza egiziana, l'Egitto non ha ancora concesso che ci sia un passaggio completamente libero da e verso il suo territorio da parte dei palestinesi.

L'Egitto, come Israele, sta ostacolando il trasporto di materiali da costruzione verso la Striscia di Gaza assediata, che si trova in una situazione di disperato bisogno di ricostruzione a seguito della devastante offensiva israeliana durata 22 giorni denominata "Piombo Fuso".
'Le maledette menzogne dei media e la propaganda israeliana'.

Scritto il 2010-06-09 in News

MEMO - Middle East Monitor.

Di Omar Radwan.

Dopo l'attacco omicida contro la Gaza Freedom Flotilla destinata ad alleviare la crisi umanitaria della Striscia di Gaza, numerose agenzie d'informazione e media britannici, come pure altri Paesi dell'Europa occidentale, hanno lavorato sodo alla ricerca della terminologia utile e funzionale alla giustificazione di quel crimine.

A diverse riprese, BBC e Sky News hanno ripetuto che Israele si sente "isolato" dalla comunità internazionale e che si trova in stato di "guerra", pertanto crede di dover prendere misure straordinarie per auto-difendersi.

Ancora una volta, questo è stato possibile grazie all'ampio ricorso a invenzioni di vecchia data: Hamas vuole la distruzione di Israele e il blocco imposto sulla Striscia di Gaza è una risposta al lancio di missili di Hamas.

Senza dubbio, la realtà è diversa, e Israele non è affatto isolato dal resto del mondo.

Al contrario, a differenza di paesi come Iran e Siria (e Iraq fino al 2003), Israele non è sottoposto ad alcuna sanzione da parte della comunità internazionale.

Lo Stato ebraico resta il beneficiario per eccellenza del sostegno finanziario, politico e militare statunitense nonostante la tanto pubblicizzata rottura tra l'amministrazione Obama ed il governo di destra di Netanyahu.

È recente la notizia dell'ingresso di Israele nell'OECD, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, con la benedizione delle nazioni europee.

Tanto meno Israele si trova in stato di guerra.

Nessuno tra i vicini Paesi arabi confinanti con Israele rappresenta una minaccia militare per lo Stato ebraico, e tra questi Egitto e Giordania hanno piene relazioni diplomatiche con esso.

L'Egitto coopera attivamente con Israele nell'assedio a Gaza.

Tutti credono che il blocco israeliano su Gaza abbia avuto inizio nel giugno 2007, quando Hamas prese il controllo del territorio.

Israele aveva già proibito l'ingresso di ogni sorta di bene a Gaza.

I missili che partono da Gaza non sono una minaccia per Israele e non sono la ragione alla base del blocco imposto.

Israele compie raid mortali contro Gaza ad un ritmo quotidiano.

I missili di cui parla sono rudimentali, non sono di una precisione tale da rappresentare un pericolo; solo di rado risultano essere letali e restano l'unica "seria" arma a disposizione di una popolazione disperata brutalizzata per decenni da Israele.

Qualora accettasse di ritirarsi dalla Cisgiordania e ponesse fine al blocco su Gaza, Hamas ha offerto più volte a Israele una tregua aperta, ma Israele si è sempre rifiutato.

La realtà è che la "hudna", la tregua offerta, rappresenta il riconoscimento di fatto dello Stato di Israele.

Ancora è presto per dare con esattezza cifre dell'attacco israeliano contro la Gaza Freedom Flotilla.

Gran parte dei commentatori riportano nove o dieci passeggeri uccisi dai commando israeliani, mentre sono ancora in molti a sostenere che le vittime siano diciannove.

Per assicurarsi l'esclusiva della sua versione, Israele intanto ha imposto il blackout mediatico.

In questa campagna rientra la diffusione dei video israeliani, in bianco e nero e sottotitolati, dove "si vedono" soldati picchiati con spranghe di ferro e sedie lanciate.

Lo stesso video è andato in onda senza commenti su Sky News, BBC e altri canali. Israele accusa gli attivisti di aver minacciato con coltelli e granate.

Insomma, Israele, e con esso i principali canali britannici e di altri Paesi, ci hanno voluto mostrare che dei commando indifesi sono stati attaccati da "terroristi" disarmati.

Così, l'assassinio di almeno nove operatori umanitari ad opera di soldati armati fino ai denti passa come naturale e giustificabile.

Il video israeliano è talmente surreale e incredibile che merita commenti.

Avendo una qualche buona volontà, esistono altre riprese di quel giorno: un'attivista suggerisce al collega di non resistere poiché contro le armi di cui dispongono gli israeliani non avrebbero potuto fare nulla.

Nella guerra contro Gaza, pur di giustificare gli attacchi contro civili, l'esercito israeliano ha mostrato video contraffatti di missili caricati e lanciati.

Quindi, secondo la versione di Israele, i suoi commando avrebbero reagito "per autodifesa"; ma si parla di autodifesa anche nei casi cui si subisce un attacco? È una contraddizione.

Delinquenti, hoolingas, terroristi: è l'immagine data degli operatori umanitari.

La propaganda israeliana parla di "armata dell'odio" per definire la Gaza Freedom Flotilla. Tutti gli attivisti a bordo avevano legami con Hamas, al-Qa'ida e con gruppi a sostegno del "Jihad globale".

I media hanno scimmiottato queste presunzioni.

Il profilo dell'organizzazione umanitaria turca IHH, che ha avuto un ruolo guida nella missione, tracciato dal "Daily Telegraph" è quello di una quinta colonna di al-Qa'ida, senza fornire alcuna prova.

Quest'ente benefico opera legalmente in tutto il mondo, tranne che in Israele, dove è vietato (non solo all'IHH) lavorare in sostegno ai palestinesi sprofondati nella catastrofe.

Ma nella versione mediatica israeliana si incontrano spesso delle contraddizioni: ancora il "DailyTelegraph" parla dell'arcivescovo Desmond Tutu e dalla parlamentare britannica Caroline Lucas nella missione umanitaria.

A bordo della Gaza Freedom Flotilla c'erano personalità di rilievo: l'autore svedese Henrig Mankell, l'ex coordinatore ONU per gli Affari Umanitari in Iraq Dennis Halliday ed il Premio Nobel irlandese, Mairead Corrigan Maguire, fondatrice di "Peace People".

Il "Daily Telegraph" non si è posto la domanda fondamentale: perché simili personalità, che godono della stima internazionale, hanno deciso di aderire alla Gaza Freedom Flotilla, organizzata proprio da un'organizzazione come IHH sulla quale la stessa fonte opera collegamenti pericolosi e denigranti con al-Qa'ida?

L'aspetto più importante invece viene relegato ai minimi termini: la terribile situazione della popolazione di Gaza che aspettava con ansia il carico umanitario.

Cemento, materiale edilizio, forniture scolastiche ed attrezzature mediche.

Sebbene l'intero carico delle sei navi attaccate da Israele il 31 maggio scorso non sarebbe bastato per una ripresa totale della Striscia di Gaza, tutto restava di vitale importante per i palestinesi.

Case ed edifici distrutti da Israele nel 2008 restano rovine e macerie per il divieto di ingresso di materiali da costruzione.

La lista dei beni proibiti è lunga: matite, computer, altro materiale per l'istruzione, e anche la frutta in scatola è vietata a Gaza.

Le categorie dei beni permessi a Gaza sono limitate. Mantenere alto il livello di povertà, di malnutrizione e di sofferenza: si può arrivare a parlare di catastrofe umanitaria. Una simile cosa porrebbe in cattiva luce Israele.

Quindi, meglio fare come il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman e rilasciare dichiarazioni pubbliche rassicuranti: "A Gaza non c'è alcuna crisi umanitaria; Israele permette l'ingresso di migliaia di tonnellate di cibo ed attrezzature".

Questi sono i contenuti mediatici, presentati al pubblico senza altri commenti.

Ricordiamo che gli organizzatori della Gaza Freedom Flotilla hanno respinto la proposta israeliana di smistare i beni caricati sulle navi ad Ashdod, da cui sarebbe scaturito il dovere di Israele di distribuirli a Gaza tramite i "consueti canali".

Qui i media hanno voluto far credere che improvvisamente i responsabili della crisi umanitaria di Gaza potessero essere gli unici attori credibili in grado di alleviarne le sofferenze.

La complicità dei media con Israele è stata ammessa da numerosi analisti e commentatori: è noto che Israele investe molto per la propria promozione mediatica nella narrazione di questo conflitto.

Un ultimo esempio a dimostrazione dell'accondiscendenza dei media con Israele ci è dato dal programma di Radio 5 della BBC, "Tutta la notte", del 2 giugno.

Bruce Shapiro, direttore esecutivo del Centro di Giornalismo alla Comunbia University di New York, afferma che nella maggioranza dei casi, a partire dalle prime 24-48 ore dall'accaduto, i "fatti" vengono sottoposti ad un processo di falsificazione progressiva con il passare del tempo.

Shapiro riconosce che lo stesso meccanismo è stato applicato per la notizia dell'attacco alla Gaza Freedom Flotilla.

La mistificazione è in piena attività ed è una questione in sospeso tra i media e i loro utenti.
GB e USA: nuove risoluzioni per il disinvestimento da Israele

Scritto il 2010-06-09 in News

Imemc, Memo. In Gran Bretagna, a due giorni dall'aggressione israeliana contro la Freedom Flotilla, il principale sindacato britannico ha approvato una risoluzione per il disinvestimento da Israele.

La mozione è stata presentata a Manchester dai membri del sindacato nell'ambito di una convezione nazionale ed è stata approvata all'unanimità per "promuovere con vigore una politica di disinvestimento dalle compagnie israeliane" e un "boicottaggio dei prodotti israeliani".

Una seconda risoluzione per la rescissione di ogni legame con il sindacato israeliano Histadrut, invece, non ha ottenuto l'approvazione.

Negli Stati Uniti, l'Università statunitense Evergreen, la stessa che frequentava Rachel Corrie, attivista di ISM assassinata a Gaza da Israele nel 2003, ha votato per l'estensione dell'azione di disinvestimento nei confronti di ogni azienda che trae profitto dall'illegale occupazione israeliana della Palestina.

"Mirare alla creazione di una responsabilità sociale per il disinvestimento a livello politico" è l'obiettivo sostenuto dagli studenti promotori del voto, che hanno già presentato la richiesta di messa al bando di attrezzature della Caterpillar nella propria Università.

Il primo caso negli USA fu quello di Hampshire, dove subito dopo la guerra contro Gaza alla fine del 2008, venne decretato il disinvestimento da Israele.

Anche l'Università di Berkeley aveva preparato una risoluzione con il medesimo contenuto, senza tuttavia ottenere la maggioranza dei voti. A distanza di un anno da quel voto si è acceso un dibattito pubblico che porterà ad un secondo tentativo di voto.

Negli Stati Uniti si sono prodotte numerose risoluzioni in materia e i casi qui riportati sono gli unici in cui c'è stato il voto diretto di tutto il corpo studentesco.

Una commissione israeliana per il 'caso Flotilla': 'Niente ispettori internazionali'

Scritto il 2010-06-09 in News

An-Nasira (Nazareth) - Infopal. Il capo di Stato maggiore israeliano, gen. Gabi Ashkenazi, ha affidato al generale maggiore di riserva Giora Eiland (ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale) la direzione della commissione interna incaricata della "valutazione riassuntiva" dell'operazione militare contro le navi della Freedom Flotilla.

La decisione è giunta in conferma a quanto ha dichiarato oggi alla radio israeliana il ministro senza portafoglio Beni Begin, il quale ha sottolineato il rifiuto del suo governo nei confronti di una commissione internazionale che indaghi sugli avvenimenti occorsi durante l'attacco, definendola un'interferenza nelle questioni nazionali israeliane.

"Israele non affiderà la propria sicurezza a ispettori internazionali", ha garantito Begin, che ha quindi fatto cenno alla commissione interna proposta dal governo e da diversi ministri e responsabili al suo interno.

La commissione, composta da diversi esperti militari, avrà il compito di studiare gli ordini recentemente emessi all'interno dell'esercito e una serie di altre questioni, che contribuiranno a chiarire le circostanze della confisca delle navi del convoglio umanitario da parte della Marina israeliana. Il suo rapporto finale, com'è stato stabilito, verrà consegnato ad Ashkenazi il prossimo 4 luglio.

Nessuna variazione subirà invece lo stato d'assedio imposto a Gaza, che lo stesso Begin ha definito "vitale e giustificato, anche in questo momento". Questo nonostante le organizzazioni e le istituzioni internazionali, insieme ai governi della maggior parte dei Paesi del mondo, lo considerino una misura inumana che nega tutti i diritti dell'uomo e viola le leggi internazionali.

martedì 8 giugno 2010

Attacchi mediatici a Infopal: logiche di una guerra persa in partenza.

Scritto il 2010-06-08 in News

Da diverse settimane, ormai, è in atto una campagna mediatica contro la redazione di Infopal. E' una guerra psicologica, ad hoc, anti-Flotilla e anti-informazione, che usa accuse inflazionate come quella di "antisemitismo".

E' ormai chiara la dinamica manipolatoria: poiché la Freedom Flotilla era in preparazione, a maggio, e ritenendo che l'agenzia Infopal avrebbe veicolato quotidiane informazioni sulla missione umanitaria, la Israel Lobby, ben presente in Italia, ha scatenato i suoi megafoni e strilloni, qua e là, per screditare a priori e poi a posteriori l'operato della redazione, lanciando una campagna mediatica che la vede assimilata, in modo fraudolento e diffamante, all'antisemitismo.

Nulla vi è in Infopal di antisemita. Questo è evidente a tutti, tranne a chi, muovendosi all'interno di logiche propagandistiche, vorrebbe azzerare tutte le voci libere e oneste di quel giornalismo italiano che si occupa di Vicino Oriente e di Palestina.

La redazione di Infopal ritiene ridicole oltre ogni limite le accuse rivoltele da giornali che neanche fanno la fatica di verificare notizie e fonti ma semplicemente si limitano a copiare le menzogne scritte da altri, dando prova di giornalismo con scarsa etica professionale (ad esempio: Tizio che diventa "direttore" di Infopal; Angela Lano che "lavora" - quindi pagata - per l'Irib; collaboratori messi in croce perché pubblicano libri; altri "collaboratori" che non si sono mai visti; carambole concettuali che portano a qualsiasi link di altri siti, come in un dominio demenziale, ecc.).

La redazione risponderà dunque, se lo riterrà necessario, alle provocazioni solo attraverso querele per diffamazione. Per tutti gli altri casi, continuerà a ridere e ringraziare chi le dà così tante occasioni per passare qualche ora in allegria.



La Redazione di Infopal
Altri 8 membri di Hamas arrestati e torturati dall'Anp

Scritto il 2010-06-08 in News

Ramallah – Quds Press. Il movimento di resistenza islamica di Hamas ha rinnovato le sue accuse nei confronti degli apparati della sicurezza palestinese attivi nella Cisgiordania occupata, denunciando l'arresto di otto suoi membri nelle diverse province della regione.

In un comunicato pubblicato oggi, il movimento riferisce infatti che le milizie hanno fatto irruzione nel villaggio di Beit Laqiya, in provincia di Ramallah, dove hanno perquisito la casa di Najih 'Asy, liberato pochi giorni prima dalle carceri dell'Anp e arrestato nuovamente in occasione delle perquisizioni insieme ai suoi tre fratelli.

Successivamente, prosegue il comunicato, 'Asy è stato portato all'ospedale “a causa delle torture strazianti e dei pesanti pestaggi subiti dagli uomini che l'hanno interrogato”.

Trattamenti inumani vengono imposti anche ad un altro detenuto affiliato a Hamas, Samih 'Afana, le cui condizioni di salute richiederebbero il ricovero immediato in ospedale.

Hamas ha anche citato la perquisizione della Moschea grande nella cittadina di 'Aqraba, in provincia di Nablus, dove gli uomini della sicurezza hanno esaminato le carte d'identità di alcuni fedeli e arrestato quattro membri locali del movimento. Un arresto anche nella provincia di al-Khalil (Hebron).
Israele chiede aiuto militare all'alleato USA

Scritto il 2010-06-08 in News

Infopal. Secondo rivelazioni pubblicate dal quotidiano israeliano Haaretz martedì scorso, Israele avrebbe rivolto una richiesta particolare all'alleato USA: blindati, razzi, missili, ma soprattutto bombe satellitari intelligenti di precisione.

La Joint Direct Attack Munition (JDAM) è un kit che permette di orientare e convertire con estrema precisione l'arma verso l'obiettivo.

Il suo funzionamento è possibile grazie ad un sistema integrato di guida inerziale accoppiato a un Global Positioning System (GPS), ovvero un ricevitore.

L'estensione della potenza è di 15 miglia nautiche (28 km).

Questo kit di perfezionamento laser e ad infrarossi fu pensato dall'Aviazione e dalla Marina statunitensi per affrontare situazioni meteorologiche sfavorevoli alle operazioni militari.

Armi di questo genere furono utilizzate da Israele nella Guerra contro il Libano e quella contro la Striscia di Gaza alla fine del 2008.

Israele avrebbe fatto una richiesta chiara: aumentare le forniture militari USA del 50% (innalzando il valore della 'posta' da 800 milioni a 1,2 miliardi di dollari).

Già a dicembre scorso, il Presidente Obama aveva valutato la possibilità di garantire altro arsenale bellico ad Israele per situazioni di emergenza, mentre da tempo palestinesi, siriani, libanesi ed iraniani lanciano appelli per scongiurare quello che si sospetta: Israele si starebbe preparando ad una guerra prolungata generale nell'area.

La richiesta è giunta in occasione della visita a Washington del ministro della Difesa israeliano Ehud Barak e del suo direttore generale Udi Dhani.

Ricordando quanto furono determinanti per la difesa di Israele nella guerra del 1973, entrambi i leader israeliani hanno ribadito che, Israele ha urgente bisogno di ingenti scorte militari.Israele chiede aiuto militare all'alleato USA

Scritto il 2010-06-08 in News

Infopal. Secondo rivelazioni pubblicate dal quotidiano israeliano Haaretz martedì scorso, Israele avrebbe rivolto una richiesta particolare all'alleato USA: blindati, razzi, missili, ma soprattutto bombe satellitari intelligenti di precisione.

La Joint Direct Attack Munition (JDAM) è un kit che permette di orientare e convertire con estrema precisione l'arma verso l'obiettivo.

Il suo funzionamento è possibile grazie ad un sistema integrato di guida inerziale accoppiato a un Global Positioning System (GPS), ovvero un ricevitore.

L'estensione della potenza è di 15 miglia nautiche (28 km).

Questo kit di perfezionamento laser e ad infrarossi fu pensato dall'Aviazione e dalla Marina statunitensi per affrontare situazioni meteorologiche sfavorevoli alle operazioni militari.

Armi di questo genere furono utilizzate da Israele nella Guerra contro il Libano e quella contro la Striscia di Gaza alla fine del 2008.

Israele avrebbe fatto una richiesta chiara: aumentare le forniture militari USA del 50% (innalzando il valore della 'posta' da 800 milioni a 1,2 miliardi di dollari).

Già a dicembre scorso, il Presidente Obama aveva valutato la possibilità di garantire altro arsenale bellico ad Israele per situazioni di emergenza, mentre da tempo palestinesi, siriani, libanesi ed iraniani lanciano appelli per scongiurare quello che si sospetta: Israele si starebbe preparando ad una guerra prolungata generale nell'area.

La richiesta è giunta in occasione della visita a Washington del ministro della Difesa israeliano Ehud Barak e del suo direttore generale Udi Dhani.

Ricordando quanto furono determinanti per la difesa di Israele nella guerra del 1973, entrambi i leader israeliani hanno ribadito che, Israele ha urgente bisogno di ingenti scorte militari.
API: in allestimento la Freedom Flotilla 2 con 20 navi.

Scritto il 2010-06-08 in News



Roma, 8 giugno.

Infopal. Si è svolto ieri presso l’Ambasciata della Repubblica turca un incontro tra l’ambasciatore facente funzioni, Semih Lütfü Turgut, il presidente dell’Api – Associazione dei palestinesi in Italia -, Mohammad Hannoun, il presidente dell’Ucoii – Unione delle comunità islamiche in Italia -, Izzeddin el-Zir; rappresentanti della Casa della cultura islamica e altre associazioni islamiche italiane, e i giornalisti Angela Lano e Manolo Luppichini, membri della Freedom Flotilla attaccata in acque internazionali dalla Marina israeliana la notte del 31 maggio scorso.



«Il conflitto non è tra Israele e i palestinesi – ha affermato il rappresentante dell’Ambasciata -, ma è di tipo umanitario. Da 35 mesi la popolazione della Striscia di Gaza vive sotto assedio, e questo va contro la coscienza delle persone. L’opinione pubblica mondiale non conosceva la reale situazione di Gaza. I giornalisti andavano e venivano dalla Striscia ma la gente non sapeva quale era la reale condizione di vita dei palestinesi. Molti pensavano che essi volessero attaccare Israele, non che avessero diritto a condurre una vita normale. Togliere l’assedio è dunque l’obiettivo principale della Freedom Flotilla. Un altro obiettivo era quello di rivelare il vero volto di Israele, quello che è venuto fuori durante e dopo l’attacco alla flotta umanitaria.

Purtroppo diverse persone hanno perso la vita, ma speriamo che questa vicenda drammatica aiuti a togliere l’assedio».



Hannoun, presidente dell’Api, ha ringraziato il governo turco per il sostegno offerto alla Flotilla e ai viaggiatori deportati da Israele, e ha annunciato l’allestimento della Freedom Flotilla 2, che si comporrà di circa 20 navi e 5000 passeggeri. «Sono già pronte sei navi – ha sottolineato -. Si partirà verso settembre».

Ha poi accennato al Festival di Solidarietà palestinese, che si svolgerà domenica prossima, alle 15, al Palalido di Milano, per raccogliere fondi per la prossima flotta.


Venerdì scorso, a Milano, è stata organizzata una manifestazione di sostegno alla FF e di protesta contro l’attacco israeliano. Migliaia di persone hanno sfilato davanti al Consolato della Turchia applaudendo al leader turco Recep Erdogan.
Un generale israeliano minaccia di annegare Erdogan

Scritto il 2010-06-08 in News

Palestine-info. Un comandante di alto livello in pensione dell'Esercito israeliano ha affermato che qualsiasi mossa da parte della Turchia e del suo premier per proteggere i convogli di aiuti a Gaza sarebbe considerata un atto di guerra e Israele potrebbe affondare navi di questo tipo.

"Se il primo ministro turco si unisce ad una flottiglia del genere" - ha affermato Dayan - "noi dovremmo mettere in chiaro in anticipo che questo verrebbe considerato al pari di un atto di guerra, e noi non cercheremmo di individuare la nave su cui sia imbarcato, ma la affonderemmo comunque". Così ha parlato lunedì alla radio dell'Esercito israeliano l'ex vice capo di Stato maggiore, il generale maggiore Uzi Dayan.

"Abbiamo bisogno di tracciare una linea di confine chiara e netta, indicando che chi la superi non sarà messo in salvo, bensì affondato". È il sito di notizie di Aljazeera che ha pubblicato questo discorso di Dayan..

Il giornale libanese "al-Mustaqbal" ha riferito sabato scorso che il primo ministro turco Erdogan aveva informato i suoi più stretti collaboratori del piano di visitare Gaza per "rompere il blocco israeliano".

Il giornale ha dichiarato che Erdogan stava considerando la possibilità di viaggiare a bordo di una nave della Marina turca a sostegno di convogli di aiuti a Gaza.

Il governo turco aveva fortemente condannato l'attacco del 31 maggio da parte di un commando della Marina israeliana contro un convoglio di aiuti sponsorizzato dalla Turchia, che procedeva in direzione di Gaza..

Il massacro della Freedom Flotilla in acque internazionali ha provocato la morte e la scomparsa di 20 partecipanti ed il ferimento di altri 50, causando shock e indignazione in tutto il mondo.

In segno di protesta per l'attacco, Ankara ha richiamato l'ambasciatore da Israele e ha richiesto un'indagine legale internazionale riguardante le azioni della Marina israeliana nell'offensiva. La Turchia ha preteso scuse da Tel Aviv; una misura che però Israele ha detto che non adotterà.

La Procura della Repubblica turca a Istanbul ha già avviato un'indagine, nella quale il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è considerato il principale sospettato, mentre il generale capo di Stato maggiore Gabi Ashkenazi e il ministro della Difesa Ehud Barak sono in ogni modo tra gli indagati.

Il Cairo ferma la carovana di aiuti egiziana: il divieto dopo il permesso!

Scritto il 2010-06-08 in News

Il Cairo - Infopal. Ieri, lunedì 7 giugno, le autorità egiziane avevano permesso alla "Carovana della libertà per rompere l'assedio su Gaza" di attraversare la frontiera.

Seguito dai media e guidato da decine di deputati del parlamento egiziano della Fratellanza Musulmana e altri indipendenti - tra cui Sabbahi e 'Aboud -, il convoglio aveva avuto la possibilità di attraversare il Sinai per dirigersi verso il valico di Rafah e raggiungere così la Striscia di Gaza.

Per ragioni di natura logistica, il gruppo in missione umanitaria si era fermato presso il posto di controllo sul ponte al-Salam, sul Canale di Suez.

I parlamentari erano ottimisti sulla possibilità di entrare a Gaza da Rafah, ma hanno pure temuto di essere sequestrati nei pressi di al-Arish, perché vicini a un valico israeliano.

Il dottor Hazem Farouq, parlamentare della Fratellanza Musulmana che partecipa al convoglio, aveva confidato la sua speranza di ricevere ulteriori garanzie di sicurezza lungo il tragitto, ed aveva ringraziato le autorità egiziane per aver concesso di attraversare il Sinai.

Il convoglio era partito alle 8,00 del 7 giugno dalla sede della Fratellanza Musulmana nei pressi del ponte del canale di Suez.

Tra le dichiarazioni rilasciate dai membri del convoglio egiziano alla stampa, si era specificato che la missione era anzitutto simbolica, trasportando solo materiale edilizio come ferro, cemento e mattoni.

I rappresentanti del convoglio avevano fatto sapere che se a partire dalla missione di ieri fossero rilasciati altri permessi dall'Egitto verso Gaza, sarebbero stati introdotti altri materiali e beni vitali per i palestinesi assediati. Ciò anche alla luce delle decisioni con cui, nel febbraio 2009, si era conclusa una Conferenza Internazionale a Sharm Al-Shaykh, quando si stanziarono 5 miliardi di dollari per ricostruire la Striscia di Gaza, di fatto non ancora erogati.

Mohammed al-Baltaji, membro del convoglio egiziano che ha partecipato alla sfortunata missione della Freedom Flotilla una settimana fa, ricorda come la missione partita ieri rappresenti il logico sviluppo di recenti decisioni.

Anzitutto, quella del presidente egiziano Hosni Mubarak di aprire il valico di Rafah e rendere possibile l'ingresso di aiuti; la decisione del tribunale che riconosce agli egiziani la possibilità di fornire aiuto e assistenza alla popolazione di Gaza; e, per ultimo, il lasciapassare dei servizi di sicurezza.

Dopo tutto ciò, le autorità egiziane hanno vietato alla carovana "Libertà 2", composta da una delegazione di parlamentari egiziani, di entrare a Gaza dal valico di Rafah, con un carico di aiuti umanitari.

In una comunicazione telefonica alla stampa, della serata del 7 giugno, il presidente della delegazione, Hazem Farouq ha reso noto quanto è accaduto nel corso della giornata.

Dopo le prime rassicurazioni, giunte per vie governative, il viaggio, iniziato ieri mattina (7 giugno), è stato bloccato su ordine degli ufficiali della sicurezza egiziani.

"Eravamo a soli 20 km da Gaza quando la Sicurezza ci ha intimato di ritornare sul lato egiziano con tutto il carico.

Ci è stato detto che a Gaza non avrebbe fatto ingresso un solo pezzo di ferro, ci hanno minacciati di arresto, hanno sequestrato le patenti di guida e, soprattutto, hanno sequestrato il carico".

Stando alle dichiarazioni pervenute alla stampa nella giornata di ieri (7 giugno), i vari membri della delegazione avevano reso nota la propria determinazione nel partecipare ed incoraggiare l'iniziativa.

Dopo quanto accaduto una settimana fa nel mar Mediterraneo, il loro convoglio restava puramente simbolico, sebbene trasportasse materiale edilizio importante per Gaza.

Il presidente egiziano Mubarak si era espresso a favore dell'apertura della frontiera con Gaza, e il tribunale egiziano aveva dato la propria benedizione ad un'agevolazione nella distribuzione degli aiuti da parte egiziana. I servizi di sicurezza si erano dimostrati propensi a collaborare con il convoglio per tutto il viaggio nel Sinai egiziano.

"Siamo determinati ad entrare nella Striscia di Gaza, a rompere l'assedio e a rendere effettive le raccomandazioni della Lega Araba che si era ufficialmente impegnata nella consegna degli aiuti al popolo palestinese".

I parlamentari di "Cambiamento e riforma" del Consiglio Legislativo Palestinese (CLP), con i colleghi islamisti, hanno espresso condanna per la decisione egiziana, giunta proprio nelle ore in cui, da parte palestinese, si attendeva la carovana umanitaria dal valico di Rafah.

"La complicità con Israele nel tentativo di fare dell'assedio l'oggetto del processo di normalizzazione tra i due Paesi è una pagina nera nella storia dell'Egitto, il quale, invece, dovrebbe rivedere le proprie posizioni", ha affermato Hazem Farouq.

Intanto, quest'oggi (8 giugno), si susseguono gli appelli da parte di esponenti politici egiziani e palestinesi della Striscia di Gaza affinché l'Egitto riveda questa sua ultima decisione, sorprendente dopo le rassicurazioni giunte appena un giorno prima.

Erdogan: Gaza questione storica

Scritto il 2010-06-07 in News

Istanbul - Palestine-info. Prosegue il Primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan nelle sue aspre critiche allo Stato d'Israele: durante un discorso tenuto ieri a Bursa (Turchia nord-occidentale), Erdogan ha affermato che "Gaza per noi è una questione storica: ci opponiamo a chi costringe i suoi abitanti a vivere in una prigione a cielo aperto".

Ha quindi proseguito: "Resteremo risoluti finché non sarà rimosso l'assedio da Gaza, finché non avranno fine le stragi e finché non verranno confessati gli atti di terrorismo di Stato".

Il Primo ministro turco ha inoltre rivelato di aver telefonato sabato al segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon e di aver cercato di formare insieme a lui una commissione d'inchiesta: "I lavori di una simile commissione per noi sono estremamente importanti".

Navi iraniane in partenza per Gaza

Scritto il 2010-06-07 in News

PressTv. Due navi iraniane cariche di aiuti umanitari e rifornimenti medici per il popolo di Gaza salperanno nei prossimi giorni in direzione della Striscia.

La Mezzaluna Rossa Iraniana ha annunciato oggi che il cargo comprenderà cibo, medicine ed elettrodomestici, e sarà accompagnato da un gruppo di dottori iraniani e di operatori umanitari.

La spedizione - riferisce il direttore della Mezzaluna Rossa Abdolraoof Adibzadeh - “arriverà a Gaza entro la fine di questa settimana attraverso il passaggio di Rafah, al confine con l'Egitto”.

“L'Iran si sta anche preparando a spedire una nave-ospedale per gli abitanti di Gaza, che avrà a bordo dottori, infermiere e tutte le attrezzature mediche richieste per la chirurgia d'emergenza e le varie procedure”, ha spiegato Adibzadeh.

Al-Khudari: 'Almeno 10 navi già pronte per il prossimo convoglio'

Scritto il 2010-06-07 in News

Gaza - Infopal. Le associazioni arabe, islamiche e internazionali hanno già approntato almeno dieci navi da far salpare per la Striscia di Gaza con la prossima spedizione: lo ha confermato il deputato Jamal al-Khudari, presidente del Comitato popolare per la rottura dell'assedio.

Il parlamentare ha quindi sottolineato come l'atto di pirateria commesso da Israele contro le navi della Flotilla abbia fatto nascere decine d'idee e d'iniziative: l'aver colpito questo convoglio, sostiene al-Khudari, accrescerà il numero degli attivisti solidali e la simpatia internazionale per Gaza.

Il presidente del Comitato si è riferito in particolare alla mobilitazione a livello internazionale, sia popolare che ufficiale, che preme per la rottura definitiva dell'embargo israeliano.

Al-Khudari: 'Almeno 10 navi già pronte per il prossimo convoglio'

Scritto il 2010-06-07 in News

Gaza - Infopal. Le associazioni arabe, islamiche e internazionali hanno già approntato almeno dieci navi da far salpare per la Striscia di Gaza con la prossima spedizione: lo ha confermato il deputato Jamal al-Khudari, presidente del Comitato popolare per la rottura dell'assedio.

Il parlamentare ha quindi sottolineato come l'atto di pirateria commesso da Israele contro le navi della Flotilla abbia fatto nascere decine d'idee e d'iniziative: l'aver colpito questo convoglio, sostiene al-Khudari, accrescerà il numero degli attivisti solidali e la simpatia internazionale per Gaza.

Il presidente del Comitato si è riferito in particolare alla mobilitazione a livello internazionale, sia popolare che ufficiale, che preme per la rottura definitiva dell'embargo israeliano.

lunedì 7 giugno 2010

Erdogan: Gaza questione storica

Scritto il 2010-06-07 in News

Istanbul - Palestine-info. Prosegue il Primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan nelle sue aspre critiche allo Stato d'Israele: durante un discorso tenuto ieri a Bursa (Turchia nord-occidentale), Erdogan ha affermato che "Gaza per noi è una questione storica: ci opponiamo a chi costringe i suoi abitanti a vivere in una prigione a cielo aperto".

Ha quindi proseguito: "Resteremo risoluti finché non sarà rimosso l'assedio da Gaza, finché non avranno fine le stragi e finché non verranno confessati gli atti di terrorismo di Stato".

Il Primo ministro turco ha inoltre rivelato di aver telefonato sabato al segretario generale dell'Onu Ban Ki-Moon e di aver cercato di formare insieme a lui una commissione d'inchiesta: "I lavori di una simile commissione per noi sono estremamente importanti".

Navi iraniane in partenza per Gaza

Scritto il 2010-06-07 in News

PressTv. Due navi iraniane cariche di aiuti umanitari e rifornimenti medici per il popolo di Gaza salperanno nei prossimi giorni in direzione della Striscia.

La Mezzaluna Rossa Iraniana ha annunciato oggi che il cargo comprenderà cibo, medicine ed elettrodomestici, e sarà accompagnato da un gruppo di dottori iraniani e di operatori umanitari.

La spedizione - riferisce il direttore della Mezzaluna Rossa Abdolraoof Adibzadeh - “arriverà a Gaza entro la fine di questa settimana attraverso il passaggio di Rafah, al confine con l'Egitto”.

“L'Iran si sta anche preparando a spedire una nave-ospedale per gli abitanti di Gaza, che avrà a bordo dottori, infermiere e tutte le attrezzature mediche richieste per la chirurgia d'emergenza e le varie procedure”, ha spiegato Adibzadeh.

Al-Khudari: 'Almeno 10 navi già pronte per il prossimo convoglio'

Scritto il 2010-06-07 in News

Gaza - Infopal. Le associazioni arabe, islamiche e internazionali hanno già approntato almeno dieci navi da far salpare per la Striscia di Gaza con la prossima spedizione: lo ha confermato il deputato Jamal al-Khudari, presidente del Comitato popolare per la rottura dell'assedio.

Il parlamentare ha quindi sottolineato come l'atto di pirateria commesso da Israele contro le navi della Flotilla abbia fatto nascere decine d'idee e d'iniziative: l'aver colpito questo convoglio, sostiene al-Khudari, accrescerà il numero degli attivisti solidali e la simpatia internazionale per Gaza.

Il presidente del Comitato si è riferito in particolare alla mobilitazione a livello internazionale, sia popolare che ufficiale, che preme per la rottura definitiva dell'embargo israeliano.

Campagna Europea: 'Passaporti rubati durante il massacro della Flotilla'

Scritto il 2010-06-07 in News

Bruxelles - Palestine-info. Attivisti giordani e membri della Campagna Europea per rompere l'assedio di Gaza hanno rivelato il furto da parte dell'Esercito israeliano di decine di passaporti appartenenti a sostenitori giordani ed europei a bordo della Freedom Flotilla.

Come ha precisato la Campagna in un rapporto pubblicato ieri (6 giugno), le forze sioniste hanno rubato 31 passaporti, che - teme l'associazione - le autorità israeliane, e in particolare i servizi segreti (Mossad), potrebbero usare per perpetrare nuovi attentati, com'è accaduto nel caso dell'assassinio del leader di Hamas Mahmud al-Mabhuh a Dubai, negli Emirati Arabi. Per questo motivo, la Campagna Europea si è rivolta ai Paesi europei chiedendo d'indagare seriamente sul furto dei documenti.

I nomi degli otto cittadini giordani derubati dei passaporti sono stati rivelati ieri dal presidente dell'Unione dei sindacati dei professionisti giordani, Ahmad al-Armuti, durante una conferenza stampa tenutasi ad Amman.

Il presidente del comitato anti-normalizzazione del sindacato riferisce inoltre che Israele "ha rubato i nostri bagagli e i nostri laptop: ci avevano promesso di restituirceli quando fossimo partiti per tornare a casa, ma non l'hanno fatto."

Mahmud Abu Ghunayma, una delle vittime del furto dei documenti, afferma: "La Freedom Flotilla ha raccolto molte vittorie, tra cui la più importante è stata quella di far passare il mondo dalla propria parte". Ha quindi riportato le parole di un attivista non-arabo, che gli avrebbe confidato di essere diretto a Gaza perché quello che sta accadendo al popolo palestinese non gli permetteva di guardarsi allo specchio dalla vergogna.

Tutti i presenti alla conferenza hanno fornito i loro resoconti delle barbare azioni d'Israele nei confronti dei partecipanti al convoglio. Khadir al-Mashayikh, un reporter giordano che ha fornito copertura informativa alla spedizione, ha raccontato che un cecchino israeliano gli ha sparato da un elicottero, nonostante lui avesse indosso un giubbotto che riportava chiaramente la scritta "Word press": i proiettili gli si sono conficcati nel tessuto anti-proiettile. I militari gli hanno poi confiscato il cellulare, che conteneva il suo archivio giornalistico personale e più di 900 numeri di telefono di personalità del mondo dei media e della politica.

Tra i beni sequestrati da Israele vi sono anche le confezioni di latte per neonati, acquistate per 16.000 euro su richiesta delle autorità di Gaza

Alcuni dei presenti hanno fatto notare che il recupero dei passaporti sarà compito dello Stato giordano, trattandosi di un'infrazione della stessa sovranità della Giordania.

Che fine hanno fatto gli aiuti per Gaza?

Scritto il 2010-06-07 in News

An-Nasira (Nazareth) - Infopal. Gli occupanti israeliani continuano a trattenere da una settimana le navi della Freedom Flotilla assaltate in acque internazionali il 31 maggio da parte della Marina israeliana, che ha ucciso e ferito diversi partecipanti al convoglio umanitario.

I parlamentari che hanno partecipato alla Flotilla e alle attività della Campagna Europea contro l'embargo, stanno presentando a Israele richieste affinché le sette navi sequestrate vengano restituite ai loro proprietari, in modo che tutti gli aiuti che contengono possano andare alle persone che li aspettano.

La parlamentare tedesca che era a bordo della Flotilla è tra coloro che reputano necessario che gli aiuti arrivino al più presto nella Striscia di Gaza: "Israele deve restituire ai suoi proprietari le navi della Freedom Flotilla di cui s'è impossessato, facendo arrivare gli aiuti nella Striscia di Gaza sotto embargo".

Al momento, non si sa che fine hanno fatto le sette navi e gli aiuti che contengono.

Le sette navi predate da Israele in acque internazionali sono: una nave cargo kuwaitiana battente bandiera del Kuwayt e della Turchia; una nave cargo finanziata dall'Algeria; una nave cargo finanziata dalla Svezia e dalla Grecia; una nave cargo dell'Irlanda, del "Free Gaza"; tre navi passeggeri, tra cui: la "8.000", dal numero dei prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, e quella turca "Mavi Marmara", dove si è consumato l'assassinio di almeno dieci passeggeri, per lo più turchi.

A bordo di queste navi si trovavano complessivamente 750 paseggeri, da oltre 40 Paesi, tra cui 44 personalità europee ed arabe della politica e della cultura (anche 10 parlamentari algerini); il carico era composto da oltre 10.000 tonnellate di aiuti medici e materiali da costruzione, tra cui 100 casette prefabbricate per aiutare chi non ha più una casa e 500 carrozzelle elettriche per aiutare chi è rimasto invalido dopo l'aggressione sionista dell'inverno 2008-2009 che ha lasciato dietro di sé circa 1.400 morti e migliaia di feriti, tra cui centinaia di mutilati ed invalidi.

Visita di Musa: rottura definitiva dell'assedio?

Scritto il 2010-06-07 in News

Gaza - Infopal. Parole di entusiasmo hanno accolto negli ambienti di Hamas l'intenzione del segretario generale della Lega Araba Amr Musa di fare visita alla Striscia di Gaza.

Ismail Radwan, leader del movimento, ha dichiarato perfino che l'arrivo di Musa "potrebbe realisticamente portare alla rottura dell'assedio da parte del mondo arabo e islamico".

"Noi speriamo - ha specificato Radwan - che questa visita venga coronata dall'apertura definitiva e totale del passaggio di Rafah, contribuendo ad accelerare il processo di ricostruzione nella Striscia, specialmente dopo aver mostrato le dimensioni del disastro causato dall'ostilità israeliana e dall'assedio che opprime Gaza".

Egli ha quindi auspicato che l'incontro con Musa apra una porta alla ripresa delle relazioni arabo-palestinesi e alla loro collaborazione reciproca nei diversi settori - in particolare quello politico - , nella ricostruzione della città assediata e nella fine dell'embargo.

Gli occupanti sionisti uccidono quattro palestinesi di fronte alle coste di Gaza

Scritto il 2010-06-07 in News

Gaza - Infopal. La Marina israeliana, alle prime ore di quest'oggi (7 giugno), ha ucciso quattro palestinesi che indossavano tute da sub di fronte alle coste meridionali di Gaza.

Testimoni oculari riferiscono che "le motovedette israeliane hanno aperto il fuoco intorno alle 5,00 in mare aperto, poi si è scoperto che avevano colpito dei palestinesi che si trovavano nelle acque di fronte alla zona di az-Zahra', nel sud di Gaza. I cadaveri, colpiti da vari colpi di arma da fuoco, sono stati portati all'ospedale al-Aqsa".

I quattro palestinesi sarebbero appartenuti alle Brigate dei Martiri di al-Aqsa, legate a Fatah, i quali stavano compiendo degli allenamenti, per giunta disarmati, a 200 m circa dalle coste della Striscia

Mu'awiya Hassanein, direttore del servizio di Pronto soccorso presso il ministero della Salute, afferma che i quattro sono stati colpiti con proiettili alla testa.

Questi i nomi degli uccisi: Hammad Hussein Thabit (20 anni, di an-Nuseyrat, nella parte centrale della Striscia), Ibrahim al-Wahidi e Muhammad Quwaydir (25 e 28 anni, entrambi di Gaza), Fayiz al-Firi (21 anni, di Jabaliya).

Tutti - affermano le fonti mediche - sono stati colpiti alla testa, poiché la Marina israeliana afferma che questa mattina ha "sventato un'operazione militare nelle acque di Gaza, vicino alla foce del Wadi Gaza".

Israele senza limiti: medaglia d'onore agli assassini saltati sulla nave Marmara.

Scritto il 2010-06-06 in News

Il quotidiano britannico "British Times" ha riportato oggi che Israele intende consegnare la medaglia al valore al soldato che ha ucciso sei passeggeri turchi della nave turca Marmara, della Freedom Flotilla diretta a Gaza.

Ricordiamo che nell'assalto, tra i 14 e i 19 civili sono stati assassinati a sangue freddo dagli squadroni d'assalto israeliani. Testimoni oculari hanno raccontato di persone colpite alla nuca da proiettili, e altri trivellati di colpi in tutto il corpo. Altri, gettati in mare vivi e ammanettati.

Il giornale sottolinea che questa decisione provocatoria di Israele non farà che peggiorare i rapporti con la Turchia.

Proposta di Erdogan: Turchia da sola a rompere l'assedio

Scritto il 2010-06-05 in News

Istanbul - Palestine-info. Il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan sta progettando di raggiungere Gaza e rompere l'assedio senza la compagnia di altri Paesi, e avrebbe già proposto l'idea ai circoli vicini a lui; lo ha rivelato l'edizione di oggi del giornale libanese "al-Mustaqbal" (Il Futuro), citando fonti turche.

Nell'articolo si afferma che l'idea, rivelata anche all'Amministrazione Usa, consisterebbe nel chiedere alla Marina turca di accompagnare la nuova flotta di navi umanitarie che si sta preparando in questi giorni per partire alla volta della regione assediata. Gli Stati Uniti hanno però consigliato di studiare attentamente la faccenda prima di prendere una decisione.

Parole di forte solidarietà con Gaza sono state pronunciate proprio ieri da Erdogan durante un festival popolare tenutosi a Konya, nel centro dell'Anatolia: "Il destino di Gerusalemme è legato al destino di Istanbul, e il destino di Gaza a quello di Ankara". Il primo ministro ha quindi ribadito che la Turchia non volterà le spalle ai palestinesi e alla difesa dei loro diritti anche se dovesse rimanere sola nella sua posizione a livello internazionale.

Commissione Speciale sui Diritti Umani: in preparazione il viaggio d'indagine 2010

Scritto il 2010-06-05 in News

Wafa' - La Commissione Speciale d'indagine sullo stato dei Diritti Umani programma la sua visita annuale tra Israele, Giordania, Egitto e Siria per monitorare la situazione dei diritti umani tra le comunità palestinesi.

La missione sarà condotta dall'8 al 19 giugno.

Rappresentanti di governo, di concerto con Agenzie delle Nazioni Unite e controparti locali, ispezioneranno e tireranno le conclusioni sulla situazione dei Diritti Umani nei territori occupati come presso altre comunità di palestinesi, e le relative raccomandazioni e conclusioni finali saranno indirizzate all'Assemblea Generale.

La Commissione Speciale è composta da tre Stati membri: Sri Lanka, che detiene la presidenza, Malaysia e Senegal.

Quest'organo fu istituito nel dicembre 1968 su decisione dell'Assemblea Generale. Dopo la Guerra dei sei giorni (1967), si imposero questioni relative alla supervisione dei diritti umani nei territori occupati, tra le alture del Golan, in Cisgiordania, a Gerusalemme est e nella Striscia di Gaza.

Sin dalla sua costituzione, Israele si è sempre rifiutato di accogliere le richieste di questa commissione e, spesso, di permetterne l'ingresso.

È accaduto di frequente infatti che la Commissione visitasse soltanto i Paesi limitrofi per indagare sullo stato dei Diritti Umani nei Territori palestinesi occupati e tra la comunità palestinese del 1948.

Israele, hai perso. Di Angela Lano, da Torino.

Israele ha definitivamente rivelato il suo vero volto, violento, terrorista, disumano. L'attacco alla Freedom Flotilla, di cui ormai tutti conoscono i dettagli grazie alla intelligente organizzazione mediatica turca, che ha munito di satellitare la nave Marmara, con centinaia di giornalisti e attivisti a bordo, è stato uno dei peggiori autogoal dello stato sionista. Una dimostrazione di selvaggia stupidità, quella di cui soltanto i violenti sono dotati. Se ci avessero fermato in acque gazesi, anziché in acque internazionali, l'avrebbero spuntata in qualche modo, ma la loro arroganza e sicura tracotanza - quella che deriva loro dalla totale impunità di cui hanno goduto da oltre 62 anni a questa parte - li ha portati a strafare. E dunque a piombarci addosso con furia disumana in piene acque internazionali.

Una mossa folle, bestiale e, alla fine, autolesionista, a dimostrazione del vuoto morale e politico che regna in Israele e tra i suoi leader.

Israele affonda insieme ai cadaveri dei poveri attivisti che ha gettato in mare. Il mondo intero, tranne l'Italia malata e codarda rappresentata da politici al servizio straniero, è ormai contro di lei, creatura nata in grembo al colonialismo europeo di fine Ottocento e dei primi decenni del Novecento, progetto fallito di homeland per soli ebrei, e dunque stato razziale e razzista.

La Freedom Flotilla non è entrata a Gaza, e con dolore ha dovuto rinunciare al gioioso progetto umanitario e politico che la voleva nella Striscia di Gaza insieme al milione e mezzo di esseri umani imprigionati nel più grande carcere a cielo aperto. Tuttavia, la Freedom Flotilla ha vinto. Ha battuto lo stato canaglia con la propria forza morale e coraggio, e ha rivelato di fronte a tutti il vero volto di Israele che la propaganda di decenni descrive come "unica democrazia del Medio Oriente" e come "civiltà in mezzo alla barbarie".

Al di là del dolore per le vittime innocenti, dell'orrore vissuto, della tortura psicologica, e per alcuni della violenza fisica, cui siamo stati sottoposti a partire dal nostro rapimento in acque internazionali fino ai giorni passati in carcere, ciò che resta è l'orgoglio, la profonda soddisfazione di aver partecipato a un evento storico, a un momento incredibile che, siamo tutti certi, cambierà lo scenario politico regionale e internazionale. Se Israele ha pensato di piegarci, di indurci a lasciare il nostro impegno per la Striscia di Gaza - copertura mediatica per noi giornalisti a bordo della Flotta, umanitario per gli attivisti - s'è sbagliata di molto: siamo pronti a rimetterci in viaggio con il doppio delle navi. La verità non può essere coperta, neanche se a infangarla è uno degli stati più armati e violenti del mondo. Prima o poi essa viene a galla.

Quindi, non posso che dirmi fiera, come cittadina e come giornalista, di aver fatto parte della flottiglia, anche se questo è costato dolore alla mia famiglia e un grande senso di colpa a me - per questo e solo per questo ero "provata", come hanno scritto i giornali. Per il resto, come tutti gli altri, ero arrabbiata e combattiva, perché di fronte alla codardia violenta di Israele non ci si può permettere di avere altro atteggiamento. E' stato scritto che ero pronta a firmare: sì, a firmare la deportazione da un Paese dove ero stata portata con forza e contro la mia volontà, ma non certo di ammettere una colpa che non avevo, ma di cui invece s'è macchiata Israele, con il suo atto di pirateria e rapimento di civili disarmati. La schiacciante maggioranza di noi non è stata infatti disponibile ad accettare alcuna ammissione di colpevolezza, e, come me, s'è detta disposta a finire in prigione piuttosto che a sottomettersi a un ordine ingiusto.

In tutto ciò non vi è niente di eroico e il clamore mediatico è stato da noi accolto con entusiasmo perché finalmente si è dissolto il buio informativo che da sempre copre la situazione in Palestina.

Ci aspettiamo il contrattacco della Israel Lobby e dei suoi ascari, già all'opera, in Italia mentre eravamo in viaggio verso Gaza e poi in prigione. Colpiranno ancora con menzogne, ricostruzioni false, fallaci accuse di antisemitismo, intimidazioni e chissà che altro. Ma noi siamo qui a lavorare e a fare del nostro meglio per diffondere una corretta informazione. Siamo inoltre grati alle centinaia e centinaia di persone che ci stanno mandando messaggi di solidarietà e di affetto, incoraggiandoci ad andare avanti. L'assedio alla Striscia sarà sollevato, anche grazie alla ferocia e stupidità israeliana.

Nasrallah: 'Attivisti della Flotilla coraggiosi e responsabili'

Scritto il 2010-06-04 in News

Press Tv. Il segretario generale del partito libanese Hezbollah, Seyyed Hassan Nasrallah, ha elogiato gli attivisti a bordo della Freedom Flotilla per il loro "coraggio" e i loro "sforzi umanitari".

"Abbiamo visto la Flotilla per Gaza - ha affermato ieri (3 giugno) Nasrallah - e io personalmente ho visto il coraggio e le manifestazioni di responsabilità. Questo convoglio umanitario si stava recando a rompere l'assedio inumano imposto su Gaza. (...) Dobbiamo toglierci il cappello di fronte a loro".

Il leader di Hezbollah ha quindi invitato i libanesi a organizzare oggi un raduno a sostegno della popolazione assediata nella Striscia di Gaza.

Invito di Hamas: Abbas venga a Gaza per rompere l'embargo

Scritto il 2010-06-04 in News

Imemc. Hamas ha invitato il presidente palestinese Mahmud Abbas [il cui mandato è scaduto da oltre un anno, ndr], leader del movimento rivale di Fatah, a visitare la Striscia di Gaza e muovere così il primo passo verso la rottura dell'embargo israeliano, oltre che verso la riconciliazione tra i due movimenti.

L'invito è stato lanciato da Damasco durante un'iniziativa anti-embargo, tramite il vice presidente dell'Ufficio politico del movimento Musa Abu Marzuq, che ha rivolto queste parole ad Abbas: "Vieni a Gaza, e partecipa a una seduta unificata del Consiglio Legislativo! (...). A Gaza sono venuti amici e nemici, vicini e lontani. La strada per la riconciliazione è più breve di quanto pensi".

Il gesto è dovuto alle precedenti dichiarazioni di Abbas, che mercoledì aveva lanciato un richiamo all'unità e alla fine delle divisioni interne, annunciando l'arrivo nella Striscia di Gaza di una delegazione di Fatah dalla Cisgiordania.

L'iniziativa era stata però criticata da Salah Bardawil, altro membro di Hamas, secondo cui visite come questa puntano a ritardare le trattative per la riconciliazione.

venerdì 4 giugno 2010

La nave Rachel Corrie smentisce di dirigersi ad Ashdod e intende puntare invece su Gaza. Testimonianze sui pestaggi e le esecuzioni contro gli attivis

Diversi quotidiani italiani hanno scritto che l'ultima nave della Freedom Flotilla, la Rachel Corrie SS, attualmente in navigazione nel Mediterraneo, dovrebbe di sua spontanea volontà attraccare al porto israeliano di Ashdod. "Niente di più falso. Sono in costante contatto con il capitano Dereck, e proprio ieri notte mi ha confermato la volontà di tirare dritto in direzione di Gaza per consegnare quegli aiuti necessari ad una popolazione ridotta allo stremo delle forze dopo 4 anni di assedio. Costi quel costi, equipaggio e passeggeri sono determinati ad andare avanti nella missione umanitaria a costo di morire per mano della marina militare israeliana, i nuovi pirati del Mediterraneo" riferisce da Gaza Vittorio Arrigoni. Secondo i testimoni oculari della Freedom Flottilla rientrati nei rispettivi paesi dopo il sequesto da parte delle forze armate israeliane, molti attivisti sono state ferocemente aggrediti sia durante lo sbarco ad Ahdod, sia dopo, nelle varie prigioni. Come i greci Vaggelis Pissias, professore universitario, e il documentarista Yannis Karipidis. Paul Larudee, musicista statunitense, è stato violentemente percosso per essersi rifiutato di fornire le generalità mentre Ken O' Keef, irlandese, secondo un testimone greco, era disteso nella sua cella coperto di sangue. Le guardie carcerarie gli hanno strappato tutti gli orecchini dal viso e lo hanno colpito più volte. A Furkan Dogan, 19 anni, con doppio passaporto turco e statunitense, hanno sparato 5 volte, 4 volte in faccia.

Gli attivisti e i marinai uccisi dagli israeliani sarebbero 19 e non 9. Alcuni corpi gettati in mare. Dura denuncia al rientro in Italia

Gli attivisti e i marinai uccisi dagli israeliani sarebbero 19 e non 9. Alcuni corpi gettati in mare. Dura denuncia al rientro in Italia

Diciannove morti e molti gettati in mare. Nel blitz dell'esercito israeliano "ci sono stati almeno 19 morti e parecchi cadaveri sono stati buttati in mare" ha riferito Manolo Luppichini appena rientrato all'aeroporto di Ciampino, a Roma. "Ho la testimonianza delle infermiere che stavano sulla nave, parecchi cadaveri sono stati buttati in mare e ci sono 170 feriti alcuni dei quali in gravissime condizioni". L'attivista ha raccontato di essere stato picchiato nell'aeroporto dall'esercito israeliano: "siamo stati lasciati senza acqua, trattati come bestie". Al suo arrivo in Turchia fallisi ha raccontato che Luppichini è rimasto coinvolto in una "violenta discussione" con le forze di polizia israeliane. "Un ragazzo di origine palestinese di nome Osama si è messo a discutere con la polizia, sono cominciate a volare parole grosse e qualche sberla, a quel punto Manolo è intervenuto per difenderlo. I poliziotti lo hanno portato via", ha detto. "Quando stavamo per muoverci per l'aeroporto, io ho chiesto che fine avesse fatto Manolo, la polizia mi ha risposto che sarebbe arrivato di lì a poco e invece non l'ho più visto".

mercoledì 2 giugno 2010

Le autorità israeliane espellono un cittadino palestinese da Beersheba a Gaza

Scritto il 2010-06-02 in News

Gaza - Palestine-info. L'autorità di occupazione israeliana (IOA) ha espulso un cittadino palestinese dalla città di Beersheba (Bi'r es-Sab'), nel Negev, occupato sin dal 1948, verso la Striscia di Gaza, secondo quanto avrebbe fatto sapere la Wa'ed, un'associazione che si occupa dei detenuti, in una dichiarazione rilasciata il 1 giugno.

Vi si riferisce che le forze di occupazione israeliane hanno arrestato Naser Al-Jarosha per poi forzarlo ad attraversare il valico di Erez, a nord di Gaza, nelle ultime ore del 1 giugno, costringendolo a lasciare moglie e figli a Beersheba.

La Wa'ed ha comunicato che l'esilio forzato fa parte del fanatico piano sionista che mira ad espellere tutti i palestinesi dalle loro case nei territori occupati del 1948, conformemente alla ordinanza 1650, la quale prevede la messa al bando di qualsiasi palestinese "illegalmente" residente nei territori occupati dal 1948, la Cisgiordania e Gerusalemme.

Riaperto da oggi il passaggio di Rafah

Scritto il 2010-06-02 in News

Gaza - Dpa. Le autorità egiziane hanno aperto oggi parzialmente il passaggio di confine di Rafah, in ingresso e in uscita dalla Striscia di Gaza.

L'apertura era stata decisa ieri dal presidente egiziano Hosni Mubarak per ragioni non specificate. L'annuncio ha tuttavia fatto seguito all'assalto lanciato da Israele contro la Freedom Flotilla.

Come ha specificato Bashir Abu an-Naja, vice presidente dell'Ente per la gestione dei passaggi e delle Frontiere all'interno del governo di Hamas, l'accordo firmato con l'Egitto prevede l'uscita dalla Striscia di un numero di persone compreso tra le 700 e le 800. Ad avere la precedenza saranno gli infermi, i viaggiatori registrati presso le autorità egiziane e chi possiede i permessi e i visti necessari.

A parte questo, Abu an-Naja ha garantito che l'Ente cercherà di facilitare le operazioni di transito senza restrizioni, commentando positivamente la collaborazione in corso tra egiziani e palestinesi.

Il rinvio di un giorno dell'apertura di Rafah era stato deciso dal Ministero dell'Interno del governo palestinese a Gaza, a causa della notizia della violenta offensiva lanciata contro il convoglio umanitario internazionale diretto a Gaza.

Campagna Europea: aperte le donazioni per la Flotilla 2

Scritto il 2010-06-02 in News

Bruxelles - Infopal. La Campagna Europea per porre fine all'assedio di Gaza, una delle associazioni responsabili dell'organizzazione della Freedom Flotilla, ha annunciato sul suo sito web www.savegaza.eu l'apertura delle donazioni per chi volesse finanziare la nuova Flotta, che salperà alla volta di Gaza nelle prossime settimane.

Il motivo della decisione della Campagna, secondo quanto è stato comunicato dagli stessi organizzatori della prima spedizione, sta nelle "centinaia di messaggi ricevuti dall'associazione, i quali chiedevano espressamente la formazione di un nuovo convoglio", soprattutto alla luce del grave episodio di due giorni fa.

Sul sito si legge inoltre che sono già pronti i finanziamenti per le prime tre navi, e che si prevede che questo secondo convoglio sarà nel complesso maggiore per dimensioni e quantità di aiuti.

Algeria: in partenza, domani, un convoglio di aiuti per Gaza del Movimento Società per la Pace

Algeria: in partenza, domani, un convoglio di aiuti per Gaza del Movimento Società per la Pace

Scritto il 2010-06-02 in News

Algeri - Infopal. Il presidente del Movimento Società per la Pace algerino, lo sheikh Abu Jarra Sultani, ha annunciato "con entusiasmo", l'inizio dei preparativi di un convoglio destinato a Gaza.

Lo sheikh Sultani ha invitato tutto il popolo algerino a contribuire al convoglio.

Quest'iniziativa gode della partecipazione dell'Egitto, con cui si coordina il passaggio degli aiuti dal valico di Rafah.

Tra le altre cose, il portavoce dell'organizzazione algerina ha rassicurato che i 32 membri della delegazione algerina sono in condizioni sicure e godono di buona salute.

Gli italiani della Freedom Flotilla finalmente verso casa

Scritto il 2010-06-02 in News

I nostri connazionali, sequestrati in acque internazionali a bordo di navi regolarmente registrate, ed imprigionati a Beersheba avendo rifiutato l'immediata espulsione (che implicava il "riconoscimento di un reato"), sono stati messi dalle autorità israeliane su un pullman israeliano, e presto partiranno alla volta di Istanbul, da cui prenderanno un volo per l'Italia.

L'ambasciata italiana si sta attivando per rendere il loro rientro il più rapido possibile.

Decreto di espulsione per tutti, compresi gli italiani-infopal-

Scritto il 2010-06-02 in News

Israele ha emesso un decreto di espulsione per tutti i partecipanti alla Freedom Flotilla che sono stati sequestrati mentre si trovavano in acque internazionali a bordo di navi regolarmente registrate.

Per quanto riguarda i nostri connazionali che si trovano nel carcere di Bi'r es-Sab‘ (Beersheba) - tra cui la nostra direttrice Angela Lano (che ieri sera ha potuto telefonare a casa sua 15 secondi, in inglese) - vi è ad attenderli l'ambasciatore italiano, accompagnato dal sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi.

Si presume che, se verranno liberati, in giornata potranno fare rientro in Italia.

le vergognose dichiarazioni israeliane sull' atto di pirateria dell'esercito

Netanyahu sui soldati israeliani che hanno assaltato la Freedom Flotilla: 'Eroi'

Scritto il 2010-06-02 in News

Imemc. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ieri (1 giugno) ha ufficialmente informato che l'assedio su Gaza continuerà fino a quando vi governerà Hamas [Hamas ha vinto le elezioni nel 2006, ndr].

Ma va oltre Netanyahu e definisce i soldati dell'unità speciale che hanno assassinato gli operatori umanitari a bordo della Freedom Flotilla "eroi", mentre la Flotilla "un'iniziativa violenta e nient'affatto pacifista".

Egli sostiene di avere le prove per dimostrare che i passeggeri erano in possesso di asce, coltelli, spranghe ed altro ancora con cui attaccare i suoi soldati.

Le uniche prove di cui parla Netanyahu sono i resti della devastazione di tutto quanto era a bordo delle navi attaccate e che hanno già fatto il giro del mondo.

126 passeggeri della Freedom Flotilla mandati in Giordania. Alcuni feriti saranno trasferiti tra oggi e domani-infopal-

126 passeggeri della Freedom Flotilla mandati in Giordania. Alcuni feriti saranno trasferiti tra oggi e domani

Scritto il 2010-06-02 in News

Maan News. Questa mattina, 2 giugno, 126 membri della Freedom Flotilla hanno lasciato la Palestina, attraversando la frontiera con la Giordania.

Ad accoglierli, il discorso del segretario generale dell'Autorità per gli Enti caritatevoli del governo giordano, Ahmad al-'Amen.

Oltre a 30 giordani, il gruppo è costituto da 4 attivisti dal Bahrein, 18 dal Kuwait, 7 marocchini, 3 siriani, 28 algerini (di cui otto deputati), 1 dall'Oman, 4 dallo Yemen, 3 dalla Mauritania, 2 Indonesiani, 12 cinesi, 11 malesi e 2 dall'Azerbaigian.

Altri operatori umanitari li raggiungeranno tra oggi e domani in Giordania.

Oggi, protesta davanti alla prigione di Bi'r es-Sab', in solidarietà coi membri della Flotilla-infopal-

Scritto il 2010-06-02 in News

An-Nasira (Nazareth) - Infopal. Il Comitato di collegamento con le masse arabe invita a partecipare alla manifestazione che si terrà di fronte al nuovo carcere di Bi'r es-Sab' (Beersheba), nel Negev, "a seguito del crimine terroristico e della strage della libertà commessi dalle forze armate israeliane contro i partecipanti alla Freedom Flotilla arrestati, tra cui vi sono anche membri del Comitato stesso, ovvero leader dei palestinesi della Palestina del '48 [Israele, ndr].

Il Comitato si richiama alla necessità di rompere l'assedio alla Striscia di Gaza "quale questione fondamentale, oggi, oltre a quella del massacro terroristico di due giorni fa ed il sequestro della maggioranza dei partecipanti alla Flotilla, provenienti da ogni parte del mondo".

Il Comitato fa appello a tutti i partiti, ai movimenti politici e alle associazioni affinché si mobilitino fattivamente ed in maniera organizzata per far sì che questa manifestazione rappresenti un forte grido di protesta".

martedì 1 giugno 2010

Il Console italiano incontra i sei italiani sequestrati da Israele

Scritto il 2010-06-01 in News

Finalmente è stato concesso al Console italiano a Gerusalemme d'incontrare i sei italiani che si trovano sequestrati (*) e imprigionati dalle autorità israeliane in un carcere nel deserto del sud.

I cinque uomini sono nella sezione maschile, mentre la donna, Angela Lano, direttrice di Infopal.it, si trova "in isolamento" nella sezione femminile, "particolarmente provata", secondo quando affermato dal console stesso.

Non è stata autorizzata loro nessuna comunicazione all'esterno, sebbene ne abbiano diritto in base alla legge internazionale.

Neppure è concesso loro disporre di un avvocato.

Rimane sconosciuto il capo d'imputazione.

(*) Si ricorda che le navi della Freedom Flotilla si trovavano in acque internazionali ed erano regolarmente registrate.

Due navi della Flotilla sabotate dai servizi segreti israeliani

Scritto il 2010-06-01 in News

An-Nasira (Nazareth) - Infopal. Si è aperto stamattina un nuovo capitolo nell'episodio dell'assalto alle navi della Flotilla, con la scoperta del coinvolgimento dei servizi segreti israeliani nel sabotaggio di due di esse poco prima della partenza.

Due imbarcazioni del movimento Free Gaza erano infatti risultate essere fuori uso prima che la Flotilla salpasse, il che ha costretto chi viaggiava a bordo a trasferirsi su altre navi. La spedizione era dovuta così partire con sei navi invece di otto, senza che fossero stati chiariti i dettagli del sabotaggio.

Ora, creando un interessante sviluppo degli avvenimenti, il vice ministro della Guerra israeliano Matan Vilnai ha rivelato alla radio israeliana che sono state le forze israeliane a sabotare alcune navi che avrebbero dovuto aggregarsi alla flotta.

Vilnai ha anche ribadito che la confisca diretta delle imbarcazioni era l'unica cosa che Israele potesse fare.

Angela Lano sta bene e rifiuta l'espulsione

Angela Lano sta bene e rifiuta l'espulsione

Scritto il 2010-06-01 in News

La sua famiglia fa sapere che l'Unità di Crisi della Farnesina ha comunicato che Angela Lano, direttore dell'agenzia di stampa Infopal.it, sta bene ed è in stato di fermo da parte delle autorità israeliane, in un luogo imprecisato.

A differenza di altri che sembra saranno rilasciati nelle prossime ore, Angela Lano - assieme ad altre centinaia di partecipanti alla Flotta - forse sarà trattenuta più a lungo in quanto ha rifiutato l'espulsione che probabilmente comportava una "ammissione di responsabilità" in quella che Israele continua a definire "azione illegale".

La famiglia chiede l'immediatata liberazione di Angela e di tutti gli altri membri della spedizione umanitaria illegalmente detenuti perché sequestrati in acque internazionali su navi legalmente registrate.

Gaza

Gaza - Infopal. Questa mattina (1 giugno) l'artiglieria israeliana ha sferrato un attacco nella parte est di Khan Younis (sud della Striscia di Gaza).

La resistenza palestinese ha risposto nei pressi di al-Farrahen (Khan Younis est).

Fonti israeliane sostengono di aver ucciso alcuni combattenti palestinesi, ma la notizia, fino ad ora, è stata smentita da quelle palestinesi, compreso il personale medico di soccorso.

Mu'awiya Hassanain, direttore del Pronto Soccorso e del coordinamento delle ambulanze ha fatto sapere che a causa degli scontri il suo personale non è riuscito ad accedere alla zona interessata per attestare la presenza di vittime.
Palestine-info. Il direttore generale del Centro per il Ritorno, Majed al-Zeer, ha fatto sapere che la Campagna internazionale per rompere l'assedio a Gaza ha già iniziato i preparativi per la prossima Flotilla di aiuti umanitari destinati a Gaza.

La nuova Flotilla potrebbe salpare già entro le prossime sei settimane.

Le dichiarazioni di al-Zeer giungono nell'ambito di una manifestazione di massa, svoltasi oggi a Londra per denunciare al mondo l'assalto di Israele.

Al-Zeer ha comunicato di essere in contatto con i governi europei e che l'alleanza internazionale "proseguirà fino a svelare al mondo intero l'aggressione e le pratiche israeliane".

news

Istanbul - Infopal. Durante l'assalto israeliano nelle prime ore del mattino, il capitano della nave "8.000" è stato ferito gravemente.

Il capitano si rifiuta di ricevere qualsiasi trattamento all'interno di ospedali israeliani e pretende di essere curato nel suo paese, in Grecia.

Oltre a qualche parlamentare di Paesi europei, la nave vedeva a bordo principalmente giornalisti, reporter e freelance: Al-Jazerra (Qatar), Sky Radio Media, Web TV, TV-XS, Ethnos (Grecia), TV della Repubblica Ceca, Infopal (Italia), TV Bulgara e numerosi ancora tra giornalisti turchi, russi e di altre nazionalità.

'Israele ha usato armi mortali contro civili disarmati che si trovavano su navi in acque dove avevano il pieno diritto di navigazione'

Richard Falk: 'Israele ha usato armi mortali contro civili disarmati che si trovavano su navi in acque dove avevano il pieno diritto di navigazione'

Scritto il 2010-06-01 in News

PressTv. Sul massacro compiuto oggi da Israele, Richard Falk, Relatore Speciale delle Nazioni Unite, ha detto che "i leader israeliani che hanno ordinato ed emesso i mandati per attaccare il convoglio umanitario destinato a Gaza dovrebbero essere processati. Abbiamo assistito di nuovo ai comportamenti illegali e criminosi di Israele".

Non ricorre al linguaggio diplomatico, ma cita il principio di legalità Falk quando dichiara: "Israele ha usato armi mortali contro civili disarmati presenti su navi in acque dove avevano il pieno diritto di navigazione".

Alla condanna di Falk, segue l'appello di Amnesty International per l'avvio di indagini attendibili che partano dalle ipotesi di "eccessivo uso della forza".

"Oggi è stato palese che Israele ha usato inspiegabilmente ed eccessivamente la forza".

alcuni comunicati stampa sul vergognoso attacco israeliano alla flottilla

Alcuni comunicati sul sanguinoso attacco contro la Freedom Flottilla diretta a Gaza

Occupazione, assassini mirati, aggressioni militari, assedio e pirateria in acque internazionali, questi atti, sono il terrorismo dello stato d’Israele.

All’alba di questa mattina del 31 maggio, la marina militare israeliana, ha attaccato con navi da guerra , appoggiate da elicotteri, la Freedom Flotilla , diretta a Gaza, trasportando tonnellate di aiuti umanitari per la popolazione palestinese, sotto un criminale assedio israeliano, che dura da quattro anni.

Si parla di 19 morti e decine di feriti, fra gli attivisti della flottilla, e gli altri sono stati sequestrati e portati in Israele, è un atto di pirateria precedentemente preparato e condotto dal governo israeliano.

È una aggressione, avvenuta nelle acque internazionale, è un atto di guerra contro, gli attivisti internazionale, con effetti e ripercussione su tutta la regione del mediterraneo e del medio oriente.

Il comitato, con la Palestina nel cuore, nel condannare questa pirateria del governo israeliano, chiede: al governo italiano un atto di coraggio per proteggere i cittadini italiani che fanno parte di questa flottila, alle Nazioni Unite le sanzione contro questo stato che è fuori di ogni legalità internazionale.

Invitiamo tutti a partecipare al sit-in di protesta e condanna, a piazza San Marco (piazza Venezia) alle 17.00



Comitato con la Palestina nel cuore.





Nessuna complicità con il terrorismo di Stato israliano

La Marina israeliana attacca la Freedom Flotilla nelle acque del Mediterraneo .Morti e feriti tra i partecipanti

All'alba di quest'oggi, 31 maggio, nelle acqua internazionali la marina militare israeliana ha aggredito con navi da guerra appoggiate da elicotteri la Freedom Flotilla, che trasporta tonnellate di aiuti per la popolazione della Striscia di Gaza, sotto embargo da circa quattro anni.

Vi sarebbero almeno 19 e vari feriti soprattutto sulla nave turca della Flotilla contro cui si sono accanite le truppe speciali israeliane.

L'aggressione - che è ancora in corso - è avvenuta in acque internazionali, pertanto si tratta a tutti gli effetti di pirateria. Le autorità israeliane hanno scatenato un vero e proprio atto di guerra con ripercussioni gravissime in tutta la regione. Il governo turco ha convocato una riunione d'emergenza e a Instanbul sono già in corso enormi manifestazioni di protesta contro atto di terrorismo di stato israeliano.

I partecipanti alla Freedom Flotilla sono attivisti pacifisti internazionali e disarmati, il cui unico scopo dichiarata è quello di portare gli aiuti alla popolazione palestinese di Gaza da quattro anni sotto assedio e rinchiusa in un carcere a cielo aperto.
Non accettiamo in silenzio il terrorismo di stato israeliano e l’ennesima violazione della legalità internazionale! Rfforziamo ed estendiamo a tutti i livelli la campagna di boicottaggio dell'economia di guerra israeliana.

Invitiamo tutti e tutte a manifestare oggi lunedi 31 maggio, in tutte le città italiane

La Rete dei Comunisti

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PIRATI E TERRORISTI!
Israele è un pericolo per il mediterraneo. Rilanciamo la campagna di boicottaggio

I militari israeliani questa notte hanno attaccato il convoglio di navi “Freedom Flotilla” che trasportava pacifisti internazionali intenzionati a rompere l’illegale e criminale blocco israeliano della Striscia di Gaza.

L’attacco israeliano - che ha provocato almeno 15 morti e oltre 60 feriti – è un vero e proprio atto terroristico e di pirateria internazionale, con l’obiettivo di spaventare definitivamente i volontari internazionali dopo aver terrorizzato già la popolazione della Striscia di Gaza distrutta con i bombardamenti dell’operazione “Piombo Fuso” del dicembre 2008/gennaio 2009 e tenuta da molti anni sotto embargo e blocco anche navale.

Un atto ancora più odioso in primo luogo perché condotto contro navi dichiaratamente pacifiche, come del resto avviene ogni giorno contro le barche dei pescatori di Gaza affamati dalla politica israeliana, e in secondo luogo se si pensa che Israele partecipa insieme agli altri paesi della Nato – tra i quali l’Italia – alle operazioni “antiterrorismo” nel Mediterraneo e alle missioni contro la pirateria navale.

Questo attacco dimostra ancora una volta che Israele rappresenta uno dei principali pericoli nel Mediterraneo stesso e che senza la libertà ed una soluzione giusta per i palestinesi non ci sarà pace e giustizia in Medioriente.

È ormai intollerabile l’impunità dei governi israeliani, che si sono macchiati in questi anni di diversi crimini di guerra e contro l’umanità e che sono protetti e sostenuti dai governi occidentali – che continuano altrettanto impunemente a commerciare armi con Israele, a fare ricerca bellica comune, a collaborare con la costruzione del Muro dell’Apartheid in Cisgiordania, ad accettare (e supportare) l’illegale blocco di Gaza e a colpevolizzare la resistenza palestinese dei mancati “passi verso la pace”.

Non ci aspettiamo quindi nulla dai governi della Nato – complici dell’occupazione e dei crimini israeliani – mentre riteniamo che vada rilanciata una campagna di solidarietà con il popolo palestinese anche attraverso il boicottaggio dell’economia israeliana, per imporre sanzioni dal basso e la rottura dei rapporti diplomatici e militari dei paesi europei con Israele.

Sinistra Critica partecipa alle manifestazioni che in diverse città italiane sono state organizzate oggi per protestare contro la pirateria e il terrorismo israeliano e invita tutte/i a costruire altre iniziative per mettere fine all’occupazione israeliana della Palestina.



Sinistra Critica



L’Unione Sindacale di Base denuncia l'attacco di Israele ai pacifisti con morti e feriti. Aderiamo alle iniziative di protesta

USB nazionale aderisce alle Manifestazioni di oggi contro l’attacco terroristico Israeliano alle navi della Freedom Flottiglia ed invita tutti i propri aderenti a partecipare in massa a tutte le iniziative che si terranno sul territorio nazionale. A Roma appuntamento alle ore 17 in Piazza San Marco (Piazza Venezia).

La Marina israeliana attacca la Freedom Flotilla nelle acque del Mediterraneo; ci sono numerosi morti e feriti tra i partecipanti (tra i morti c'è un deputato turco).

Si tratta di un'aggressione avvenuta in acque internazionali che si configura a tutti gli effetti come un vero e proprio "atto di pirateria". Un atto di guerra di Israeele che, con navi da guerra appoggiate da elicotteri ha assaltato la Freedom Flotilla, su cui attivisti pacifisti internazionali e disarmati, trasportano tonnellate di aiuti per la popolazione della Striscia di Gaza, massacrata dai bombardamenti indiscriminati e sotto embargo da circa quattro anni.

Tale atto rischia di innescare ripercussioni gravissime in tutta la regione; il governo turco ha già convocato una riunione d'emergenza mentre a Istanbul si protesta contro il terrorismo di stato israeliano.

Già sono numerose le prese di posizione contro l'attacco e la richiesta di giustificazioni: da Navi Pillay, alto commissario Onu per i diritti dell'uomo, alla Spagna, Germania, Svezia, Francia, Belgio, mentre dalla Grecia, Turchia, Palestina e tutto il mondo arabo si levano preoccupate voci di protesta contro il grave atto e immediate misure nei confronti di Israele.
Brilla l'Italia per la posizione filoisraeliana e filosionista, attraverso le parole di Alfredo Mantica, sottosegretario agli Esteri, che dice "sperare che Israele non reagisse era un'illusione. Il principio della rappresaglia israeliana è un principio conosciuto nel mondo"

Non accettiamo il silenzio e la complicità con il terrorismo di stato israeliano e l’ennesima violazione della legalità internazionale. Sosteniamo la campagna di boicottaggio dell'economia di guerra israeliana.



Invitiamo tutti a alle iniziative in preparazione in tutte le città italiane

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Comunicato del Movimento di Liberazione Nazionale Fateh, sez. Italia



Oggi la marina militare dell’esercito d’occupazione israeliana, ha commesso l’ennesimo atto di brutale criminalità, nelle acque internazionale, attaccando questa volta, i pacifisti solidali con la causa palestinese. Che con la loro flottila erano diretti a Gaza, trasportando con loro tonnellate di aiuti umanitarie alla sterminata popolazione della striscia di Gaza, costretta a vivere, da quattro anni circa, sotto un criminale assedio.



Il movimento di liberazione nazionale palestinese “fateh” sezione Italia, esprime la sua piena condanna, di questo crimini, compiuto contro gli attivisti della solidarietà, e chiede a tutti le forze politiche, sociale, comitati di solidarietà e organizzazione internazionale, di condannare, questa catena di assassini programmati, e l’occupazione di un popolo, che subisce tuttora una pulizia etnica, iniziata 60 anni orsono. E chiede alla comunità internazione, di considerare questo governo israeliano illegale e fuori dalla comunità internazionale, e di adottare tutte le misure di sanzione nei suoi confronti.

Esprime la rabbia e il profondo dolore, a tutti i partecipanti alla flottila per questo vile atto, che ha causato la caduta di 19 morti e decine di feriti, e chiede il rilascio immediato di tutti i componenti della flottila, per poter proseguire la loro missione e raggiungere Gaza.



Rivoluzione fino alla vittoria!



Movimento di liberazione nazionale palestinese

Fateh – sezione Italia



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ASSASSINI SIONISTI!!!

La Marina israeliana attacca la Freedom Flotilla: almeno quindici morti e vari feriti tra i pacifisti

All'alba di oggi, 31 maggio, nelle acque internazionali, Israele ha aggredito con navi da guerra della Marina militare appoggiata da elicotteri, la Freedom Flotilla che trasporta tonnellate di aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza, sotto embargo da circa quattro anni. Vi sarebbero almeno quindici morti e vari feriti soprattutto sulla nave turca della Flotilla contro cui si sono accanite le truppe speciali israeliane. L'aggressione - che è ancora in corso - è avvenuta in acque internazionali, pertanto si tratta a tutti gli effetti di pirateria. I partecipanti alla Freedom Flotilla sono attivisti pacifisti internazionli e disarmati, il cui unico scopo dichiarato è quello di portare gli aiuti alla popolazione di Gaza.

Comunisti Uniti

FREEDOM FlotillA:

massacrO israELIANO NELLE ACQUE INTERNAZIONALI

Le 6 navi della Freedom Flotilla sono state attaccate dagli Israeliani verso le 5 di questa mattina. Il corrispondente di Al Jazeera riferisce di 16 morti e decine di feriti fra i passeggeri.

Gli squadroni della morte di Tel Aviv hanno assaltato le navi, che si trovavano a 150 chilometri dalla costa. Le navi sono state dirottate verso il porto israeliano di Haifa, anziché verso quello di Ashdod, originariamente previsto, perché i giornalisti in attesa non vedano quello che è accaduto.

Invitiamo tutte e tutti a scendere in piazza oggi stesso, in ogni città, per protestare contro lo Stato criminale di Israele e i governi complici, in solidarietà con gli attivisti internazionali sequestrati e con il popolo palestinese. A Bologna l’appuntamento è per le 17.00 in Piazza Nettuno

comitato palestina bologna
MARINA ISRAELIANA ATTACCA LA FLOTTIGLIA DELLA PACE

Roma, 31 maggio - Questa mattina, alle ore 4.30, col favore del buio della notte, la Marina israeliana ha attaccato la Freedom Flotilla in acque internazionali con navi ed elicotteri, causando decine di morti e feriti tra gli attivisti per i diritti umani a bordo della nave turca Mavi Marmara. Una strage inutile che osserviamo con dolore.


Un Ponte per... e la redazione di Osservatorioiraq.it sono in contatto con attivisti della Flotilla per documentare l'accaduto e per organizzare azioni di mobilitazione e di sostegno in Italia.


Un Ponte per... chiede al Governo Italiano, a tutte le istituzioni nazionali, europee e internazionali:

- che lo Stato di Israele venga ricondotto al rispetto del diritto internazionale e delle convenzioni che regolano i rapporti fra Stati;
- che venga fermamente condannata l'operazione israeliana in quanto illegale;
- che tutti gli attivisti e le attiviste, insieme alle navi e al materiale sequestrato, vengano rilasciati immediatamente.

Le sei navi della Freedom Flottilla, con a bordo centinaia di attivisti internazionali, navigavano pacificamente verso Gaza per portare materiale indispensabile alla sopravvivenza della popolazione palestinese della Striscia, come attestato dagli ispettori internazionali prima della partenza della flotta.

Ribadiamo che le barche che componevano la Flottiglia erano in tutto e per tutto PACIFICHE, LEGALI E UMANITARIE ed erano dirette a sostenere la popolazione di Gaza, stremata da un assedio che dura ormai da più di tre anni.