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giovedì 2 settembre 2010

GIOVEDÌ 9 SETTEMBRE: PRIMAVERA IN KURDISTAN-CENA POPOLARE



Il comitato di Quartiere Città Vecchia continua la sua rassegna sulla questione internazionale attraerso la rpoiezione del film-documentario: PRIMAVERA IN KURDISTAN dalle ore 21.

A seguire cena popolare

Il cinema di Stefano Savona, regista palermitano residente in Francia, è un cinema eminentemente politico. Se la forma espressiva di cui Savona si serve è quella del documentario, il suo è però senza dubbio un cinema che strizza l'occhio più a De Seta che all'ammiccante e conciliante Michael Moore. Primavera in Kurdistan, è un film politico e poetico, che narra del viaggio di alcuni combattenti del Pkk (il Partito dei Lavoratori del Kurdistan) dal Nord dell'Iraq verso il confine con la Turchia. Il percorso tra le montagne, che Savona ha seguito con la sua telecamera nel maggio del 2003, è un percorso nella vita di questi combattenti un Kurdistan idealmente libero, che ancora oggi pare avere il diritto di esistere solo su quelle montagne.


Chi sono questi combattenti, quali sono le loro rivendicazioni e quale la loro storia? L'esperienza di questi ragazzi e ragazze viene raccontata dal regista in maniera essenziale, delicata, tramite uno sguardo ravvicinato ma rispettoso, privo di ogni eccesso retorico.

Una cosa è evidente fin dall'inizio, e costituisce il filo conduttore del film: la resistenza di questi combattenti ha il volto sorridente delle donne curde, che lottano ormai da anni non già (non più) per l'autonomia o per l'indipendenza, ma per il riconoscimento dell'esistenza del proprio popolo nella costruzione della repubblica turca, che ancora oggi si ostina a negarlo. Sono giovani donne, alcune delle quali nate e cresciute in Europa - come d'altronde il narratore Akif, nato e cresciuto in Germania, il cui diario scandisce i momenti narrativi del film -, che non perdono il sorriso neanche quando raccontano delle torture subite da parte dell'esercito iracheno. Donne la cui preparazione è politica prima che militare, come a dimostrare che la libertà e l'indipendenza sono questioni di spirito prima ancora che di forza, strettamente connesse agli aspetti più variegati dell'esistenza umana.

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